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Campioni internazionali

La Francia s’aggrappa ai vecchi Moschettieri!

I giovani Ugo Humbrert e Corentin Moutet stanno arrivando ma intanto a Parigi-Bercy i "padroni di casa" rimasti in corsa negli ottavi sono ancora Chardy. Monfils e Tsonga. E i sogni di gloria futura si appuntano più sulle stelle baby: Harold Mayot, Valentin Royer e Diane Parry, che chiuderà l’anno al numero 1 del mondo

di | 31 ottobre 2019

ATP Masters 1000 Parigi-Bercy 2019

Se il pubblico del Roland Garros, molto legato ai club e quindi esperto di tennis, è giacobino, quello di Bercy, molto più giovane e irruento, è calcistico. Di sicuro, come sottolinea il francese Jeremy Chardy che ha appena battuto a sorpresa Medvedev: “In questo palasport, senti che la gente è con te, anzi, più vai male più ti sostiene. E questo dà tanta energia in più”. Ma può succedere anche il contrario, come ricorda il francese Henri Leconte che perse con McEnroe nell’88: “Era come stare al circo, la gente fischiava me e applaudiva John, forse quel giorno solo i giudici e i raccattapalle non mi insultarono”. Inferno e paradiso, insomma, così come i media francesi: vuoi tifosi appassionati, vuoi critici severi, soprattutto ora che i “Moschettieri 2”, Richard Gasquet (anni 33), Jo Wilfried Tsonga (34), Gael Monfils (33) e Gilles Simon (34), si stanno eclissando, e la “grandeur" di un paese così ricco e prodigo di risultati sta appassendo negli Slam come nei “top ten”. Lasciando coriandoli di speranze agli altri ultra-trentenni, Nicolas Mahut (37), Adrian Mannarino (31), Benoit Paire (30), Jeremy Chardy (32), Pierre Hugues Herbert (28).
Il futuro è nei tiri mancini del 21enne Ugo Humbert e del 20enne Corentin Moutet. Mentre il presente più credibile è ancora il 25enne Lucas Pouille, che ha deluso le aspettative di vertice, ma è comunque numero 21 Atp e, a gennaio, dopo tre anni, ha riportato un francese in una semifinale Slam, agli Australian Open, dopo che dal 2007 al 2016 ce n’erano stati almeno uno a stagione. Mentre non ci sono “galletti” semifinalisti nei Masters 1000, fino a quest’ultima tappa stagionale, da Benneteau a Bercy 2017, mentre dal 2005 ad allora ce n’era stato sempre almeno uno l’anno.

Humbert è 56 del mondo, Moutet è 97, hanno fatto meglio in classifica, ma di poco. Giocano tutti e due bene a tennis. Hugo, alto e magro, deve ancora formarsi di fisico, s’è fermato già un anno e mezzo per infortunio, poi ha vinto sei tornei Challenger, l’anno scorso è entrato per la prima volta nei top 100 e a luglio di quest’anno s’è fatto notare sull’erba di Wimbledon infilando Monfils ed Auger-Aliassime, col suo bel tennis classico e le eleganti volée. Che sfoggerà alle Next Gen Atp final del 5-9 novembre al Palalido di Milano. Corentin è alto appena 1.75, che nel tennis moderno è un handicap, ma più muscoloso del compagno, fonda il suo gioco sulle gran sbracciate di dritto con le quali due anni fa al Challenger di Brest ha superato in finale Tsitsipas, e quest’anno a Wimbledon ha sorpreso Dimitrov in cinque set, dopo aver superato le qualificazioni. Poi, però, ha disputato soprattutto Challenger, prima di rientrare in tabellone a Parigi Bercy come lucky loser e dar fastidio per un set a un opaco Novak Djokovic. Senza però sfruttare il vistoso calo del numero 1 del mondo almeno nel primo set,  che sembrava ormai suo.
Humbert e Moutet non sono stati dei fenomeni a livello junior e non lo sono a livello pro. E i sogni di gloria del tennis francese guarda più alle stelle baby, Harold Mayot e Valentin Royer, numero 5 e 12 della classifica mondiale junior, e soprattutto alla 17enne Diane Parry, neo campionessa del Masters juniores che chiuderà l’anno al numero 1 del mondo. Chissà. Intanto, la polemica serpeggia: è giusto o no che che la Federazione apra le sue porte ai gruppi privati, e come allargare maggiormente la base? I quattro Moschettieri, non svestiranno pantaloncini e magliette, saranno subito coinvolti come testimonial. A cominciare dai mori Monfils e Tsonga, traino fondamentale per reclutare forze nuove e soprattutto fisici da strappare al calcio e agli altri sport di squadra in un mega progetto nelle periferie delle grandi città.    

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