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Campioni internazionali

#RIGADIFONDO - I 5 migliori diritti del circuito: la hit parade

Federer, Nadal, Del Potro… e poi Verdasco e (sorpresa) Edmund. Ma adesso anche Berrettini e, in prospettiva, pure Sinner. Così gli azzurri diventano protagonisti anche in questo specialissimo ranking, che può essere redatto da diversi punti di vista

di | 24 ottobre 2019

Oggi qualcuno di loro sceglierebbe di sicuro il diritto di Matteo Berrettini. A metà anno ATP Media, la costola addetta alla comunicazione digitale (e non solo) dell’Association of Tennis Professional, ha chiesto ad alcuni big del circuito di costruire il giocatore perfetto unendo i punti forti dei colleghi.

Ne è venuto fuori un ‘mostro’ col servizio di Isner, il rovescio di Djokovic e il diritto di… beh, un po’ Nadal, un po’ Federer, un po’ Del Potro.

In tutti i momenti della stagione, in effetti, così come nella storia recente del tennis, i diritti da k.o., quelli in grado di stendere l’avversario e lasciarlo ‘rintronato’ al cambio di campo come un pugile all’angolo, non sono poi così semplici da individuare. Né tantomeno da mettere in fila uno via l’altro in una sorta di Top 5. Proviamoci ugualmente, sfruttando più di un punto di vista.

Intanto va detto subito che c’è un motivo ben preciso per cui il compito è arduo. Ebbene, quando si parla di diritto, si parla del colpo totale, quello cui si affida a occhi chiusi per portare a casa i punti (e uscire dai momenti di difficoltà) anche chi ha più confidenza e naturalezza nell’esecuzione del rovescio.

Non è un punto banale, questo: perché può essere vero che - come lo è stato per Sampras nella storia, o per il primo Federer (specialmente sulla terra rossa) - se il tuo punto forte è il diritto, il rovescio può farti venire qualche mal di testa e farti andare più volte in difficoltà. Ma il contrario no, nel tennis di oggi, quello no, non è ammissibile. Insomma, se non hai il diritto, semplicemente non vinci le partite.

Il diritto di Roger Federer

Trattasi di banalità a dirsi, ma è facilmente trascurabile se uno non ci fa caso. A pensarci bene però, pur essendo per distacco più forti di rovescio che di diritto, sia Novak Djokovic che Alexander Zverev - per dirne due a caso - hanno vinto centinaia di punti e decine e decine di partite grazie al loro ‘forehand’. Un esempio su tutti? La finale degli Australian Open 2019, quando Nole ha avuto la meglio su Nadal grazie al diritto (tre volte meno falloso della sua media abituale, ci dicono le 'stats'), prima ancora che grazie al super-rovescio.

GUARDA LE IMMAGINI DEI DIRITTI PIÙ 'LETALI' IN CIRCOLAZIONE

Ebbene, fatta questa doverosa premessa, c’è un altro fattore da considerare per chi vuole avventurarsi nella spigolosissima selva di classifiche e ordini di merito. Soggettività, punti di vista: alzi la mano chi, a bruciapelo, metterebbe tra i 5 diritti più tosti del circuito quelli di Nick Kyrgios e di Andrey Rublev. Ma, d’altro canto, chi ha punte di dinamite ed esplosività come loro in questo fondamentale? Certo, non basta.

E infatti, se non altro per risultati raccolti, è doveroso farli scendere ‘in classifica’ per privilegiare i Federer, i Nadal, i Del Potro, gente che col proprio diritto ha riempito mensole e mensole di trofei (dello Slam soprattutto, nel caso dei primi due…). E poi, molto cambia a seconda di chi sono i giudici.

Secondo alcuni studi statistici, per l'appunto, degno dei Top 3 nella classifica del diritto c’è Grigor Dimitrov, a discapito di quello di Nadal, giù dal podio. Questo è quanto emerge dall’analisi di Stephanie Kovalchik, Senior Data Scientist per Tennis Australia e per la Victoria University, nonché creatrice del blog di statistica onthe-t.com. Così la 'sua' Top 3:

  • 1. Federer
  • 2. Del Potro
  • 3. Dimitrov

Per arrivare a questo ranking, Kovalchik ha utilizzato un indice di efficacia, basato su scala da 0 a 100, che è stato applicato all’analisi dei match dal 2013 al 2018. Nello studio si legge che “Federer ha totalizzato uno score di efficacia pari al 99%, il che rende il suo diritto il più letale in circolazione, considerando anche che (in quel lasso di tempo, nda) ha colpito di diritto nel 45% degli scambi giocati vincendo 1 punto su 6”.

L’argentino di Tandil, sempre stando allo studio firmato Kovalchik, ha le stesse frequenze di Federer (45%), ma vincendo 1 punto su 7. 1 su 7 anche per il bulgaro Dimitrov, che però ha visto coinvolto il suo diritto con frequenza maggiore, pari al 50%: fattore, quest’ultimo, che lo ‘relega’ al terzo posto.

Le leve lunghe di Juan Martin Del Potro e il suo turbo-diritto

E sempre per la serie, ‘risposte che non ti aspetteresti’, i giocatori interpellati a metà della stagione in corso dall’Atp, oltre ai soliti noti, hanno inserito anche il gesto di Kyle Edmund tra i migliori di tutti. Mica male.

Ma parlavamo prima di velocità di palla, e in questo caso il re del diritto non ha contendenti: è Juan Martin Del Potro, che dall’ampiezza delle sue leve, come è stato rilevato qualche anno fa da un matematico 52enne argentino, Marcelo Albamonte, è stato in grado di sparare proiettili dal suo piatto corde alla velocità media di 177,5 km/h.

Subito dietro di lui? L’altro ‘fisicato’ canadese Milos Raonic (147,3 km/h). Tutti in coda i Big 3: Nadal a quota 138,8, Djokovic a 132,3 e Federer ‘fermo’ a 128,6. È di tutta evidenza, però, che nemmeno questo dato, preso a sé, può determinare da solo una classifica quanto più possibile veritiera.

La chiusura del diritto di Rafael Nadal, segno distintivo del tennis del maiorchino

Il diritto di Kyle Edmund. In due occasioni, quando è stato chiesto ai giocatori in attività, il suo colpo è stato citato come uno dei migliori in circolazione

Uno sguardo d’insieme così ha provato a darlo ancora una volta il New York Times, tra i più attivi in questa rincorsa alla classifica iper-settoriale, condizionato anche dall’amore per le statistiche di puro stampo yankee (basti pensare al culto dei numeri che vige nel mondo del baseball…). Ecco la Top 5 del NYT:

  • 1. Federer
  • 2. Nadal
  • 3. Juan Martin Del Potro
  • 4. Fernando Verdasco
  • 5. Kyle Edmund (ancora lui)

Con menzioni speciali per Jack Sock, Karen Khachanov e Novak Djokovic.

Questo l’esito dell’analisi determinata da una serie di ‘giurie’ differenti. La cui sintesi deriva per lo più dalla prima piazza conquistata a mani basse da Rafa, stra-votato dagli ex giocatori del tour (quelli non più in attività) e la schiacciante supremazia di Federer tra i giocatori in attività.

Dunque a questi ultimi, all’approccio statistico, oltre che alla valutazione del palmarès, è giusto affidarsi per avvicinarsi a quella che può essere una lista definitiva dei diritti da k.o. del circuito.

  • 1. Federer
  • 2. Nadal
  • 3. Juan Martin Del Potro
Il podio, per tutti i motivi di cui sopra, è loro. Ma per le altre due piazze, quelle a completamento della Top 5, è battaglia apertissima.

Le frustate mancine di Fernando Verdasco, per esempio, non possono allontanarsi troppo dalla medaglia di bronzo, così come non può passare inosservata l’opinione dei diretti interessati che in due occasioni distinte hanno ‘premiato’ Kyle Edmund. Allo stesso modo l’esplosività tutta Next Gen - e ancora non del tutto espressa - di Andrey Rublev non si può accantonare con un’alzata di spalle. E poi…

 

E poi, beh, c’è l’Italia. Perché se è vero che i nostri sono sempre più protagonisti nei piani alti di tutte le classifiche (Atp, Race to London, Race to Milan, 'pericolosità' in Coppa Davis…), è vero anche che la facilità di braccio di Fabio Fognini si sublima nell’esecuzione naturale del suo diritto; che Matteo Berrettini sta costruendo la sua scalata verso i Top 10 oltre che sul servizio proprio sul ‘fondamentale di destra’; e che Jannik Sinner è esploso nel circuito dei grandi grazie all’efficacia di entrambi i suoi colpi da fondo.

Un diritto e un rovescio, quelli di Sinner, potenzialmente papabili per entrare nelle classifiche dei migliori colpi in circolazione. Caratteristica comune, se ci avete fatto, comune solo ai fenomeni da titoli Slam in doppia cifra (i Nadal, i Djokovic, i Federer..).

Certo, considerazioni così soggettive hanno il merito di lasciare ampio spazio al dibattito, alla discussione, al contraddittorio. Oltre alla colpa di prestare il fianco alla critica. E soprattutto al dissenso. Mai come in questo caso, ce n’è tutto… il diritto.
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