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Campioni internazionali

Coco, lo sai cos'è successo alle baby fenomeno?

Coco Gauff ha vinto il primo titolo a Linz, a quindici anni. E' la nona giocatrice più giovane a riuscirci nel circuito WTA. I fenomeni di precocità hanno accompagnato tutta la storia del tennis.

di | 14 ottobre 2019

Cori Gauff

Il fenomeno precocità fra le tenniste esiste sin dalla notte dei tempi e quindi della mitica Lottie Dod, la più giovane regina di Wimbledon a 15 anni e 285 giorni, nel lontanissimo 1887, torneo che si aggiudicò cinque volte. Vuoi per lo sviluppo anticipato rispetto ai coetanei maschi, vuoi per la caratteristica fortemente individuale di questo sport, vuoi per il rapporto già unico che può trasformarsi in assoluto fra figlia e padre. E Cori, anzi, Coco Gauff, che, a 15 anni a Linz, ha vinto il primo titolo Wta da Lucky Loser, possiede tutte queste caratteristiche. 

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Dopo aver bruciato le tappe nel primo anno da pro con una volata che la catapulta oggi già al numero 71 della classifica mondiale dopo aver cominciato la stagione oltre il 684, quando giocava i tornei ITF. Ha debuttato sul Wta Tour appena a Miami a marzo, battendo Catherine McNally, già amica ed ora anche compagna di doppio, per 3-6 6-3 6-4, ma perdendo subito dopo contro Daria Kasatakina.

Per le - giustissime - regole che limitano le apparizioni delle adolescenti fra le più grandi ha poi giocato solo a maggio al Roland Garros, uscendo di scena già al secondo turno delle qualificazioni per mano della slovena Juvan (n. 131), quindi, favorita dal suo gioco potente d’attacco che si basa sul servizio, a Wimbledon ha superato le qualificazioni e quindi tre avversarie pro, fra cui spicca, al debutto Venus Williams, cedendo ad Halep (n. 7). Si è qualificata anche a Washington ma ha perso d’acchito in tabellone contro Diyas (n. 84), agli Us Open ha sfruttato la wild card arrivando al terzo turno contro Osaka (n. 1) e adesso a Linz, ripescata dalle qualificazioni dopo il ko contro la tedesca Korpatsch (130), ha vinto il titolo eliminando anche la prima top ten in carriera, la n. 10 Bertens, per poi spuntarla in finale contro una ex bambina prodigio come Jelena Ostapenko (oggi solo 72). 

Nonostante questo fresco, ma fenomenale, curriculum, Coco è appena la nona nella speciale classifica delle più giovani a sorprendere le professioniste delle racchette, dopo Tracy Austin (14 anni 28 giorni), Kathy Rinaldi (14a, 6m), Jennifer Capriati (14a, 6m), Andrea Jaeger (14a, 7m), Mirjana Lucic (15a, 1m), Nicole Vaidisova (15a, 3m), Monica Seles (15a, 4m) e Gabriela Sabatini (15a, 5m).

La pioniera del genere è proprio l’elettrica Austin, la statunitense dal gioco senza errori da fondocampo che esplose appena 14enne e, a cavallo fra gli anni '70 e '80, si intromise addirittura nel dualismo Evert-Navratilova, salendo al numero 1 del mondo e conquistando fra i 30 titoli di singolare, due Us Open, anche se poi fu fermata da infortuni, prematuramente com’era apparsa. Il suo gioco non era appassionante, esaltò quello che gli americani chiamano gioco “percentuale”, basato sui pochissimi errori, da copia di Chris Evert, capace di battere per 13 volte la Navratilova. Estenuandola. Negli anni '80, un’altra statunitense, Kathy Rinaldi, s’è fermata anche prima, dopo tre titoli Wta e l’approdo a numero 7. Fino al 1990, è stata la più giovane ad aggiudicarsi un match a Wimbledon, a 14 anni, 91 giorni, nel 1981. Per una serie di infortuni, si è ritirata nel '97.

Seles, la bambina prodigio per eccellenza

La bambina prodigio del tennis per eccellenza è Monica Seles, la bimane serba-ungherese trapiantata in Florida, allenata da papà Karolj, ma forgiata in realtà alla Nick Bollettieri Academy, che è diventata professionista nel 1988 a 14 anni, ancora come dilettante, iscritta ufficialmente al circuito Wta dal 1989, a maggio a Houston già batteva in finale Chris Evert e, un mese dopo, arrivava in semifinale al Roland Garros arrendendosi solo alla numero 1, Steffi Graf, chiudendo poi il primo anno da pro al 6.

Dal ’90 al ’92, Monica ha travolto il tennis come un uragano, passando da una serie vincente ad un’altra, da un record di precocità all’altro, firmando 7 Slam di singolare, il primo a 16 anni, 189 giorni al Roland Garros 1990. Era virtualmente imbattibile: dal gennaio 1991 al febbraio 1993, si è aggiudicata 33 dei 34 tornei ai quali si era iscritta, inclusi 6 Slam. La sua volata nella storia, che probabilmente si sarebbe conclusa col record assoluto di successi, è stata interrotta da un folle ammiratore della rivale Graf che l’ha accoltellata alla schiena, il 30 aprile 1993 ad Amburgo, gettandola in una terrificante voragine di insicurezze. Anche se poi è rientrata ed ha anche rivinto, non è più stata la imbattibile Seles degli inizi. 

Jennifer Capriati cambia la storia delle teenagers

Jennifer Capriati ha riscritto la storia delle teenagers nel bene e nel male. Tanto che la regola che oggi stoppa Coco Gauff sul palcoscenico Wta porta il suo nome, per evitare che altre bambine si brucino come falene nell’impatto con le pro. Dopo aver stravinto prematuramente fra le under 18, la ragazza della Florida, allevata da papà Stefano (italiano) sull’impronta di Chris Evert - fra i primi coach ha avuto anche papà Evert, Jim - ha debuttato a furor di popolo fra le professioniste a 13 anni 11 mesi, arrivando subito in finale nel torneo di casa, a Boca Raton e, subito dopo, grazie all’impresa del Roland Garros, dov’è diventata la la più giovane semifinalista, al debutto, ad ottobre, a 14 anni e 235 giorni s’è assicurata il record di più giovane “top ten”. Anche se, già nel 1993, dopo il ko all’esordio agli Us Open scappava dal Tour per quattordici mesi per sbattere la testa contro la vita di tutti i giorni che non conosceva. Rientrata nel suo mondo, dal 1998, ha cominciato a vincere i tornei importanti e, fra i 14 titoli Wta può annoverare tre Slam. Ma, anche se è salita al numero 1 della classifica come le era stato predetto, la sua esperienza di precocità rappresenta un monito per evitare altre esperienze azzardate.

Prima che la regola-Capriati prendesse piede, la svizzera Martina Hingis ha debuttato anche lei bambina, due settimane prima dei 14 anni, fra le pro. Forte del record di più giovane regina, 12enne, del Roland Garros juniores 1993, che ha replicato nel 1994, aggiungendoci la corona di Wimbledon e la finale degli Us Open di categoria. L’anno in cui, al primo anno Wta, ha chiuso la stagione al numero 84 del mondo. A 15 anni e 9 mesi, è diventata la più giovane di tutti i tempi - anche se il record di singolare resta della Dod - ad aggiudicarsi uno Slam, il doppio a Wimbledon 1996 insieme ad Helena Sukova, a gennaio 1997 ha firmato il primo Slam, a 16 anni e 177 giorni e, a marzo, è stata incoronata come più giovane numero 1 della classifica Wta. Con 5 titoli Slam di singolare e 13 di doppio, la campionessa dalle mani dolci e dal cervello fino è entrata nella storia del tennis. Schiacciata poi da un fisico non adatto a contrastare i muscoli delle sorelle Williams e delle altre virago che hanno cambiato il suo sport da fine anni 90. E quindi costretta al ritiro da troppi infortuni.
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Dokic, una storia traumatica

Fra le altre famose bambine prodigio spicca anche la serba Jelena Dokic che, a 16 anni, a Wimbledon 1999, entrava nella storia come la prima promossa dalle qualificazioni ad eliminare la campionessa uscente, l’ex bambina prodigio Martina Hingis, arrivando anche ai quarti. E’ aiuta anche al numero 4 del mondo, con 6 tornei vinti, ma anche lei come troppe altre bambine-prodigio ha avuto una fine anticipata e traumatica. Anche se per fattori familiari, per il papà-orco Damir. Le altre esperienze sono state per lo più fallimentari, perché troppo anticipate, al di là delle vittorie precoci nelle categorie giovanili. Quelle che, saggiamente, papà Richard Williams, ha evitato alle famose figlie Venus e Serena.
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