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Grandi investimenti, vasti programmi di sviluppo, strutture avveniristiche e collaborazioni con i tecnici di tutto il mondo. Ma manca un trascinatore che avvicini una popolazione senza classe media ancora distaccata. Così i cinesi devono aspettare ancora per il boom. Ecco cosa manca
di Marco Mazzoni | 06 ottobre 2019
Il rapporto tra Cina e tennis è storicamente complicato. Considerato uno sport “elitario”, non è stato affatto promosso nel dopoguerra dopo l'avvento al potere del partito comunista (1949). L'interesse si risvegliò con il ritorno alle Olimpiadi di Seoul nel 1988, e soprattutto con l'assegnazione dei giochi olimpici a Pechino 2008. Per trovare traccia di un tennista cinese nel ranking ATP dobbiamo tornare a metà anni '80, con i primissimi teenager a disputare qualche torneo ITF, senza risultati apprezzabili.
La Qizhong Forest Sports City Arena di Shanghai, 15 mila posti a sedere, è il quarto stadio di tennis permanente più capiente al mondo
Le immagini che arrivano dalla Cina di stadi e strutture tennistiche sono impressionanti. Nel giro di pochi anni sono stati costruiti impianti bellissimi, ma conoscendo queste realtà dal ‘di dentro’ le sensazioni che si ricavano sono contrastanti, un mix di stupore e “tristezza”.
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A rafforzare le parole di Stefano, ecco quelle dell'imprenditore ed appassionato di tennis Franco Pardini, che per lavoro viaggia spesso in Cina e ha assistito più volte al Masters 1000 di Shanghai: “Nel 2011 ricordo che il tassista non aveva idea che in città ci fosse un torneo di tennis e non sapeva dove portarmi! Anno dopo anno l'interesse per il tennis è cresciuto, la gente segue Federer e compagnia in tv, ma lo sport resta ancora distante dalla popolazione.
La classe media quasi non esiste e la gente comune vive separata dalla modernità che è arrivata in modo prorompente”. L'aspetto sociale e il rapporto con investimenti e programmi tennistici è l'altra chiave di lettura da analizzare.
Un interessante articolo della rivista Forbes di pochi mesi fa riportava alcuni dati relativi agli enormi investimenti della Chinese Tennis Association, in primis per organizzare grandi eventi e focalizzare l'attenzione sulla disciplina. Quando nacque il torneo di Wuhan furono investiti 225 milioni di dollari per costruire in pochi mesi uno stadio da 15mila posti, gioiello di un impianto modernissimo, grazie anche al supporto delle più importanti imprese di hi-tech del paese che vedono nel tennis un veicolo per arrivare a milioni di consumatori. Per la prima edizione del torneo arrivarono 7000 richieste di giovani per i 700 posti da volontari, molti erano studenti delle 80 università dell'area, dove esistono corsi di laurea che includono anche l'insegnamento del tennis come atleta, coach e manager.
La Federazione cinese ha ingaggiato un gran numero di allenatori stranieri, per popolare le decine di strutture create nei maggiori centri del paese. Vari i programmi di crescita per i giovani: “Swing For The Stars” fu lanciato nel 2007 per gli scolari di dodici anni; “The Road to Wimbledon” un evento per gli under 14 lanciato nel 2015, con la supervisione di Dan Bloxham, head coach dell'All England Club; dal 2009 è attivo il “China Open Rating Tour”, una sorta di lega per amatori, con iniziative collegate ai tornei Pro.
Interessante l'opinione di Michael Chang, uno dei primissimi ad investire in Cina già nel 2008 con la sua “Mission Hills Tennis Academy”, dotata di ben 50 campi a Shenzhen: “Il tennis nel mondo si è alimentato grazie alla classe media, quella che ha mandato i figli a giocare potendo supportare la loro attività negli anni della crescita e poi in giro per i tornei. In Cina manca una vera classe media... la società è complicata, molto competitiva.
C'è una una larga fetta di popolazione povera che al tennis non arriva affatto; mentre quella più ricca adesso privilegia il tennis per i propri figli, ma solo come attività collaterale”.
Secondo recenti studi di mercato, il tennis in Cina sta avendo un boom tra i giovani poiché è considerato sport ideale per far “staccare la spina” dallo stress di una vita già indirizzata verso una carriera da business man, medico o legale, e allo stesso tempo disciplina formativa perché competitiva e autonoma. Difficile tuttavia che questi praticanti abbandonino l'investimento fatto dalla famiglia per costruire una professione lavorativa di alto livello a favore di un'incerta carriera tennistica, culturalmente agli antipodi da quella locale.
Il tennis in Cina è ormai una realtà. Gli ultimi studi dicono che è il terzo sport più visto in tv, dopo il calcio e il basket NBA.
Nelle grandi aree urbane non è un problema trovare campi da gioco, e le iniziative promozionali per gli studenti sono molte. Si stima che nel 1988 in Cina i praticanti fossero intorno al milione, oggi si parla di circa 14 milioni di giocatori. Crescita esponenziale.