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Si incontrano in semifinale a Pechino per la quarta volta in carriera. Hanno stili di gioco diversi, la sfida può raccontare anche dove potrà andare il tennis quando smetteranno Djokovic, Federer e Nadal
di Alessandro Mastroluca | 05 ottobre 2019
Quest'anno, ha incontrato Tsitsipas proprio a Madrid. Ha vinto il greco, che poi avrebbe sconfitto anche Rafa Nadal con un'esibizione di solidità e anticipo di rovescio tra le migliori della sua stagione. Ha vinto con una maggiore efficienza al servizio, che ha neutralizzato il punto di forza di Zverev, più sicuro in risposta. Questo aspetto sembrerebbe favorire il tedesco nel medio periodo, visto che dagli anni Duemila i giocatori che chiudono la stagione da numero 1 del mondo sono più di frequente anche i leader per rendimento in risposta, mentre fino all'epoca di Pete Sampras erano più spesso i grandi battitori a imporsi.
Ma il tennis oggi si gioca soprattutto sugli scambi brevi, come racconta il coach e analista Craig O'Shannessy, entrato nello staff di Novak Djokovic che si è visto allo Us Open nell'angolo di Matteo Berrettini. Il colpo più importante, dice, è il primo dopo il servizio o la risposta. E in questo Tsitsipas è più incisivo, Zverev non spinge da subito, dà il meglio negli scambi medio-lunghi quando il tempo di spostare l'avversario da dietro per poi colpire.