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Campioni internazionali

E' un nuovo Murray, il vecchio Andy

Dal rientro in singolare dopo l'operazione all'anca, lo scozzese ha cambiato stile di gioco, strategie e sponsor. Cambiamenti che servono a inseguire un obiettivo complesso: tornare dove era prima, ai vertici del gioco. Ma sarà tutt'altro che semplice

di | 03 ottobre 2019

Andy Murray

“Sono stanco, ho perfino dormito un po' prima di venire qui. Non mi era mai successo prima”. Si annuncia così Andy Murray ai giornalisti dopo la vittoria su Cameron Norrie che a Pechino lo riporta dopo oltre un anno in un quarto di finale ATP. E lo mette di fronte a Dominic Thiem, il primo top 10 che affronta dalla semifinale persa contro Stan Wawrinka al Roland Garros del 2017.

 

È un tempo sospeso, quello di Murray, a metà fra il ricordo di quel che è stato e il bisogno di cambiare tanto anche solo per riavvicinare quel livello. Un momento, uno scambio da 37 colpi nel settimo game del secondo set contro Cameron Norrie, sintetizza le opportunità per il Murray 2.0 e insieme evidenzia le difficoltà che rientrare dopo aver giocato una manciata di partite per diciotto mesi inevitabilmente comporta. Murray comanda lo scambio, chiude il punto con una volée vincente ma poi, mentre l'avversario è pronto per rispondere, è ancora piegato in due nel faticoso tentativo di riprendere fiato. “Nel tennis puoi cambiare tattiche e strategie” ha spiegato. “Per tutto il secondo set e buona parte del terzo ho cercato di venire a rete più spesso, di chiudere presto i punti e credo che la lunghezza media degli scambi fosse di pochi colpi” ha spiegato dopo la partita. Non è l'anca a dargli problemi, e dopo una complessa operazione che ha applicato una copertura metallica nell'incavo tra il femore e l'anca, è già una vittoria.

Riuscire a imporsi alla distanza, a giocare un tennis aggressivo ed efficiente contro Matteo Berrettini e Norrie indubbiamente conferma lo scatto in avanti rispetto ai primi match in singolare della scorsa estate, alle sconfitte contro Richard Gasquet a Cincinnati e Tennys Sandgren a New Haven. “A Zhuhai la settimana scorsa ho battuto Sandgren e perso contro Alex De Minaur. Penso di essere migliorato molto come livello di gioco, anche se è stato difficile recuperare tra un match e l'altro”. È significativo che la sua principale preoccupazione non sia più la condizione dell'anca. Ma è altrettanto evidente, per altro verso, quanto nel tennis maschile sia difficile ritrovare continuità di prestazioni e qualità di gioco nel medio periodo dopo un'assenza lunga.

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“Ho giocato da top 70 o 60” diceva con l'onestà che lo caratterizza la settimana scorsa a Zhuhai. Sulla partita singola si può anche essere d'accordo, sarà più difficile però raggiungere in tempi ragionevolmente brevi una classifica in linea con questo livello. Murray può usare complessivamente il ranking protetto per nove tornei. È una possibilità riservata a chi non gioca per almeno sei mesi: al rientro, può entrare in tabellone, per nove eventi in un anno, con una classifica pari alla media del suo ranking nei primi tre mesi di assenza. Se l'assenza è superiore ai 12 mesi, il numero di tornei a cui un tennista può iscriversi con il ranking protetto si allunga a dodici. Murray, che ha usato il ranking protetto già a Brisbane, all'Australian Open, a Zhuhai e a Pechino. E ha già annunciato che sfrutterà questa possibilità per far sì che la Gran Bretagna possa partecipare alla prima edizione della ATP Cup, nel gennaio 2020. Ha avuto una wild card, invece, a Cincinnati, e ne ha richiesta un'altra a Shanghai, che gli è stata concessa.

Giocherà quattro tornei in quattro settimane, perché sarà anche ad Anversa. Ma difficilmente basteranno anche solo per avvicinarlo ai primi 100 del mondo. Con i punti dei quarti di finale di Pechino, Murray sarebbe virtualmente numero 286 del ranking con 147 punti. Il numero 100 ne avrà circa 560 la prossima settimana. Pensare di guadagnare almeno 420 punti con un quarto di finale da giocare da sfavorito, un ATP 250 e un Masters 1000 all'orizzonte in questo momento è una missione molto difficile da realizzare. 

Un po' come successo a Del Potro quando è rientrato dal suo lungo infortunio, non essendo testa di serie Murray potrebbe trovarsi ad affrontare un top player già nei primi turni. Potrebbe anche sfidare uno tra Federer, Nadal e Djokovic nella prima settimana dell'Australian Open. Li ha affrontati più di tutti negli Slam negli ultimi quindici anni: 25 incontri con 5 vittorie e venti sconfitte complessive. “Se fossi in condizione di competere, potrei divertirmi: mi piacerebbe giocare almeno una volte contro tutti e tre prima che lascino il tennis” ha spiegato.

Nuovo è sicuramente il suo approccio al gioco. Il perfezionismo è quello di sempre, nel primo set contro Norrie ha continuato a lamentarsi di non essere contento della sua resa al servizio. Ma l'orizzonte non può più essere lottare per diventare numero uno come nel 2016. “Ora cerco solo di vincere una o due partite, è molto diverso. Ho aspettative più basse, mi metto addosso meno pressioni e credo che anche il pubblico si attenda meno da me. Perciò posso concentrarmi più sul processo che sul risultato. È più facile arrivare alla partita con meno tensioni”.

 

Dopo nove partite in singolare in meno di due mesi, rimane difficile prevedere che futuro avrà il tennis di Murray. La forma cresce, e si vede, come si vede la difficoltà di mantenerla a lungo. Per questo, inevitabilmente sta cercando di far evolvere il suo stile di gioco: dritto più frontale, con meno rotazione del busto da dietro, servizio e dritto più spinti, scambi più brevi.

Lo scozzese, che ha rivelato di far uso di integratori di collagene per aiutare la tenuta dell'articolazione dell'anca, sa che questo suo ritorno all'attività sportiva di alto livello lo costringerà a un nuovo intervento in un futuro non troppo lontano. “La protesi che mi hanno applicato dura una ventina d'anni, poi dovrò completamente sostituire chirurgicamente l'anca” ha spiegato. “Giocando ad alto livello, potrebbe durare meno e dunque potrei dovermi sottoporre al nuovo intervento anche prima”. Tuttavia, è stata proprio il chirurgo che l'ha operato a consigliargli di non abbandonare il sogno di tornare in campo.

 

L'altra novità nella carriera di Murray è più “frivola” e più evidente. Lo scozzese, infatti, ha scelto uno sponsor decisamente inusuale per un campione con il suo passato. Nessun brand di grido, ma Castore, il brand sportivo ispirato a uno dei Dioscuri della mitologia greca. È il prodotto di una start-up inglese creata tre anni fa da due fratelli di Liverpool. Ora attivo in cinquanta Paesi, Castore è la creazione di Phil e Tom Beahon, entrambi di meno di trent'anni, con un passato da professionisti rispettivamente nel cricket e nel calcio. Secondo il Financial Times, avrebbe firmato un accordo da otto milioni di sterline per otto anni. Murray avrebbe acquisito anche una parte delle quote della società con la prospettiva di entrare nel board una volta finita la carriera.

Murray sta evidentemente continuando a costruire la sua eredità, a mettere le basi per il futuro post-tennis. Già nel 2013, infatti, aveva fondato la sua agenzia, la 77 Sports Management, che rappresenta l'ex numero 2 del mondo junior Katie Swan, le velociste inglesi Shannon e Cheriece Hylton, il diciannovenne Aidan McHugh, una delle principali promesse del tennis scozzese. Sarà anche più stanco dopo le partite, ma non ha mai smesso di guardare al futuro. Il vecchio e il nuovo Murray, diversi nella forma, continuano a viaggiare verso gli stessi traguardi.

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