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L’ultima Laver Cup ce l’ha ricordato: l’Europa domina il circuito e gli Slam da più di 15 anni. Il distacco col resto del mondo è abissale. Qualche decennio fa era esattamente il contrario grazie agli ‘imperi’ di Australia e USA
di Marco Mazzoni | 27 settembre 2019
Per trovare un altro extra europeo sul trono di uno Slam dobbiamo tornare al 2004, quando Gaston Gaudio vinse il Roland Garros su Guillermo Coria.
Ancor più netto il dato Slam se consideriamo anche i finalisti. Sempre dal 2010, su 80 giocatori scesi in campo nella finale di un major, solo 5 sono extra europei: Kei Nishikori a US Open 2014; Milos Raonic a Wimbledon 2016; Kevin Anderson a US Open 2017 e Wimbledon 2018; Juan Martin Del Potro a US Open 2018 (il 6,25% del totale). Un dominio assoluto, certificato anche dal ranking Atp: i numeri 1 dal 2010 a oggi (Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray) sono tutti europei, con solo Raonic e Del Potro capaci di avvicinarsi alla vetta (best ranking n.3, per un brevissimo periodo). Se scorriamo l’attuale classifica Atp di questa settimana, 9 su 10 sono del vecchio continente (unico intruso Nishikori, n.8), come 14 dei primi 15.
Ulteriori conferme arrivano guardando alle ATP Finals, dove troviamo solo vittorie europee (Nalbandian nel 2005 ultimo campione non europeo) e analizzando i successi nei Masters 1000: nel 2018 due vittorie non europee (Del Potro e Isner); nel 2017 una (Sock), bisogna tornare fino al 2010 per trovarne un'altra, con Andy Roddick campione a Miami. Una miseria considerato il numero di tornei disputati.
Numeri impressionanti che fanno riflettere su quanto si sia spostato il baricentro del tennis di vertice rispetto alle decadi precedenti, quando gli equilibri erano assai diversi. Tra fine Anni '60 e inizio '70 (l’alba dell'era Open) il tennis viveva l'epopea dei grandi australiani, trainati da Laver, Rosewall, Newcombe e compagnia. A sfidarli i migliori tennisti statunitensi, atleti di gran classe come Ashe o Smith. L'Europa si difendeva con alcuni campioni come Nastase e Kodes, ma il resto del mondo era dominante.
Nel corso degli Anni '70 l'esplosione di Borg e Vilas, oltre a talenti come Panatta e Orantes, consentiva all'Europa di rivaleggiare ad armi pari contro i nuovi campioni statunitensi (Connors, Tanner e McEnroe); arrivarono anche gli ultimi successi degli australiani, prima della loro crisi.
Nei primi Anni '80 l'Europa soffrì la forza dei formidabili top player americani, ma dominò la seconda parte della decade grazie a campioni come Lendl, Becker, Edberg e Wilander.
L'Australia si difese con il solo Cash, pochissimo rispetto alla tradizione. Dal 1990 gli statunitensi presero saldamente il comando, con la generazione d'oro di Agassi, Courier e Sampras, lasciando comunque un po' di spazio ad alcuni nuovi campioni europei, sud americani ed australiani.
Col nuovo secolo ed il ricambio generazionale arrivò una vera rivoluzione. Prima l'avvento di Hewitt, Roddick e gli argentini a supportare il tennis extra europeo; quindi un'ondata impetuosa di talenti del “vecchio continente”, che ha portato alla consacrazione di Roger Federer, poi del suo rivale Rafa Nadal e poco dopo di Novak Djokovic ed Andy Murray. Dal 2004 i campioni europei hanno praticamente spazzato via la concorrenza al vertice.
Negli USA dal 2000 non è uscito un Sampras o un Agassi, dall'Australia non è arrivato un nuovo Hewitt o Rafter, in America latina non si è imposto un nuovo Guga Kuerten (c'è Del Potro, se non fosse stato martoriato dagli infortuni...). Questo fattore è in parte casuale. Chi poteva immaginarsi che uno svizzero avrebbe abbattuto tutti i record moderni della disciplina! Ma la capacità di intercettare i talenti e crescerli dipende anche dalla bravura dei tecnici e dei vari sistemi nazionali.
Su quest'aspetto va sottolineato che alcuni settori tecnici hanno lavorato molto bene, come quello francese ed iberico, per citarne due; e pure il nostro, visto il bel movimento che è stato creato e sta iniziando a dare importanti risultati.
In Europa è stato decisivo anche il volano delle moltissime accademie nate e prosperate in vari luoghi (Spagna, ma anche Francia, Austria o Italia), dove moltissimi giovani di vari paesi si sono formati e sono diventati campioni. Murray in Spagna, Djokovic tra Italia e Austria. Molti talenti dell'Est si sono forgiati in questi centri diventando ottimi atleti..