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Campioni internazionali

Murray alla pari con De Minaur, 20 anni, n.31 Atp...

Lo scozzese spinge al limite De Minaur a Zhuhai. Migliorano servizio, risposta e dritto. "Ho giocato a un livello alto all'inizio ma non sono riuscito a mantenerlo" ha ammesso Murray che si è lamentato del caldo ma non dell'anca. Ed è già un successo.

di | 26 settembre 2019

Andy Murray

Esserci è già un successo. Poi, esserci così, per oltre due ore e mezza alla pari con Alex De Minaur, è più di un premio di consolazione. A Zhuhai Andy Murray, numero 413 del mondo, dopo aver vinto contro Sandgren la prima partita ATP da gennaio, ha retto un altra battaglia contro il nuovo Lleyton Hewitt. 

Tra de Minaur e la semifinale c'è il croato Borna Coric, che la scorsa settimana a San Pietroburgo ha perso contro Medvedev la sua prima finale ATP dal Masters 1000 di Shanghai del 2018.
 
"Credo che oggi in alcuni momenti ho giocato davvero bene, ma non sono stato in grado di reggere il mio livello a lungo" ha ammesso Murray dopo la partita. Ma se dopo l'operazione e l'applicazione della placca di metalli all'anca, il problema principale è la stanchezza o il caldo umido, il passo avanti è evidente.

Rispetto ai primi match in singolare dopo l'intervento, Murray sembra spingere di più col servizio e con i primi colpi nello scambio. Ruota meno il busto nel caricare le accelerazioni da fondo, comprensibilmente peraltro, e verticalizza di più il gioco. Non può certo pretendere da se stesso una tenuta tale da consentirgli di giocare un match in contrattacco da fondo come nelle sue stagioni migliori. La sua risalita non può che passare per una maggiore brevità negli scambi, per un alleggerimento delle sollecitazioni alle articolazioni.
"Sono calato nel secondo e nel terzo set" ha spiegato Murray. "Ho vinto qualche bel punto però mi sentivo stanco". Comunque, nonostante questo, al suo quarto torneo ATP della stagione, nel set decisivo Murray arriva fino al 4-4 senza subire break, perde poi il servizio a zero ma costruisce tre chance per l'immediato controbreak. Riesce a portare De Minaur al limite, gioca aggressivo col dritto da dietro. Non è in campo solo per partecipare, per vedere l'effetto che fa. Contro un avversario di dodici anni più giovane, tra i più leggeri e svelti nella copertura del campo, Murray le prova tutte per vincere la seconda partita di fila, e in un torneo del circuito maggiore non gli succede di passare due turni da Shenzhen, esattamente un anno fa.

Già a Cincinnati, Murray aveva spiegato alla BBC che il risultato dei test atletici mostravano un miglioramento nelle misurazioni della sua velocità sullo scatto e della reattività nei cambi di direzione. Ma giocare una partita, spiegava, "è un'altra cosa: puoi colpire bersagli finché vuoi ma in un match le sensazioni sono diverse".
 

Aveva già capito dalle prime uscite in singolare di quest'estate, due sconfitte contro Gasquet a Cincinnati e Sandgren a Winston-Salem, di dover migliorare servizio e risposta. Perché l'occhio ai dettagli e lo spirito competitivo non si perdono anche se hai giocato sei tornei in diciotto mesi prima dell'intervento.

Tornare in singolare stabilmente dopo un'operazione come la sua è un'impresa senza precedenti. Solo Mike Bryan si è rivisto in campo, ma in doppio che non è un altro sport ma quasi.

Per questo ha deciso di iscriversi a quattro tornei di fila, sarà anche a Pechino e a Shanghai. Vuole giocare almeno un'altra dozzina di partite da qui alla fine dell'anno. Cerca un parametro, una pietra di paragone, un elemento di comprensione per tracciare una strada, per quel ritorno che non ha mai escluso davvero.
Il suo ritorno lo darà anche, un parametro. Lo offre alla nuova generazione, a De Minaur che oggi ha rischiato di perdere, lo darà ai vari Tsitsipas e Zverev. Al di là della definizione tranchant del ruvido ex coach di Dominic Thiem, Gunther Bresnik, che ha liquidato il tedesco come "un disastro", un Murray di nuovo competitivo in tempi ragionevolmente brevi contro il meglio della futura generazione sarebbe un colpo di scena. Una sorpresa per il circuito, che sull'immagine dei Fab Four (Federer, Nadal, Djokovic e Murray) ha vissuto gli anni migliori dell'era recente. Murray, il "Ringo Starr" del gruppo nell'analogia con i Beatles, sarà la vera novità del 2020? Per indovinare la risposta, sono in tanti a guardare verso est in queste settimane. Con la paura e la voglia di sbagliarsi. Con la paura e la voglia di rivederlo ad alto livello. Per credere ancora che il dolore di questi due anni sia soltanto un discorso sospeso da ricominciare.  
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