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Campioni internazionali

Medvedev e la nuova Troika, orgoglio di Russia

Mikhail Ivanov, direttore di Tennis Weekend, la rivista tennistica più diffusa di Russia, ci racconta come i connazionali hanno reagito agli exploit di Daniil, ma anche di Khachanov e di Rublev. Un terzetto di campioni che fa sognare e che dona nuova popolarità alla racchetta nel Paese più esteso del mondo.

di | 17 settembre 2019

Us Open 2019

Il campo da tennis del Politecnico di San Pietroburgo, fino a poco tempo addietro, era una sorta di deposito di sterpaglie, terra di conquista degli scoiattoli e dei gatti di strada più che terra utile ai giocatori di tennis. Qualche settimana fa, però, qualcuno ha pensato di ripulirlo e di metterci una rete: dopo qualche giorno è spuntato pure un maestro con un cesto pieno di palline recuperate chissà dove, con un paio di allievi al seguito. Sarà stata una coincidenza, ma chi conosce bene il mondo del tennis russo è più propenso a pensare che ci sia un rapporto di causa-effetto. Da una parte due giocatori tra i top 10, Medvedev e Khachanov, dall'altra il risveglio di una passione tutto sommato mai sopita. Una passione che però aveva bisogno di un rilancio.

L'oro di Daniil

La finale di Daniil Medvedev a New York e la quarta piazza nel ranking Atp, appena dietro ai tre fenomeni, hanno messo la ciliegina sulla torta a un periodo d'oro per il tennis della patria degli zar. Un periodo che coincide con l'ascesa di tre ragazzi poco più che ventenni e con un potenziale enorme: Daniil Medvedev, Karen Khachanov e Andrey Rublev. Tre che però il loro Paese lo hanno lasciato da tempo, verso luoghi dove è decisamente più semplice allenarsi: Francia e Spagna. “Medvedev – spiega in un perfetto italiano Mikhail Ivanov, direttore della rivista mensile più diffusa in Russia, 'Tennis Weekend' – è cambiato in maniera evidente dopo il matrimonio con Daria, pure lei giocatrice di tennis, almeno fino ai 18 anni. Ha trovato un equilibrio che prima non aveva, ed è stato lui stesso ad ammetterlo davanti alla stampa. Il carattere molto diretto, quello, di base non si può cambiare, ma Daniil sta trovando una continuità che fino a poco tempo fa sembrava lontana, tra mille alti e bassi”. Sì perché c'è stato un tempo in cui, al tardare dei progressi attesi, i tre giovanotti moscoviti stavano facendo rimpiangere la serietà non tanto dei sovietici (i Chesnokov e i Cherkasov) ma addirittura di Kafelnikov, per non parlare di Davydenko.

Mikhail Ivanov

Orgoglio russo

“Noi russi – continua Ivanov – prima di tutto siamo fieri dei risultati di Medvedev, e in fondo abbiamo sempre pensato potesse arrivare lontano. Lui stesso però non credeva di poter diventare un top 10, ma grazie alla spinta della moglie ha cambiato atteggiamento e oggi, dopo la finale di New York, è addirittura numero 4 Atp. Daniil è prima di tutto una persona molto intelligente, probabilmente il tennista russo più intelligente di sempre. Ha frequentato da adolescente un liceo matematico e in seguito per due anni ha studiato in un istituto per i rapporti con l'estero molto prestigioso, sempre a Mosca, la sua città natale. Ha un cervello brillante che si nota nel suo tennis. Gioca soprattutto con la testa, anche se ormai ha imparato a colpire la palla molto forte con tutti i fondamentali”. L'orgoglio dei russi per questa nuova nidiata di campioni è evidente in tutto, e non può non coinvolgere la Coppa Davis, dove il concetto di nazione trova la sua sublimazione. “Il nostro girone delle Finals di Madrid, con Spagna e Croazia, lo hanno chiamato il 'girone della morte', ma a questo punto non si sa bene chi dovrà andare a morire... Fossi nei nostri avversari, non starei tranquillo. Khachanov è sempre tra i migliori e Rublev sta crescendo a vista d'occhio”.

Questi exploit aiutano lo sviluppo del tennis in tutto il Paese, perché quando c'è un esempio da seguire è tutto più semplice. Dobbiamo però tenere conto che questa nuova 'Troika di Russia' ha goduto di una situazione finanziaria piuttosto favorevole in rapporto ad altri colleghi

Dall'Urss alla Russia

“Questi exploit – spiega ancora il direttore di 'Tennis Weekend' – aiutano lo sviluppo del tennis in tutto il Paese, perché quando c'è un esempio da seguire è tutto più semplice. Dobbiamo però tenere conto che questa nuova 'Troika di Russia' (Troika significa triumvirato, ndr) ha goduto di una situazione finanziaria piuttosto favorevole in rapporto ad altri colleghi: lo zio di Khachanov è un businessman molto ricco, proprietario di una catena di negozi di successo, e per il nipote ha fatto di tutto e di più; il padre di Rublev è proprietario di una catena di ristoranti a Mosca; Medvedev è il meno benestante dei tre, ma i genitori avevano buoni contatti in Francia e per lui è stato relativamente semplice installarsi in Europa e trovare un team che potesse aiutarlo". Una situazione che invece, in passato, era decisamente difficile da trovare. "Negli Anni 90, per giocatrici come Maria Sharapova o come Anna Kournikova, il tennis era una delle poche soluzioni per fare strada e per guadagnare, mentre oggi la situazione economica in Russia è parecchio migliorata, e si può riuscire nella vita anche senza passare dal mondo dello sport". Il tennis è comunque ben radicato nel Paese più esteso del mondo, è sempre tra gli sport più popolari, giusto dietro a calcio e hockey su ghiaccio. "Quello che manca è un sistema di formazione dell'élite, per questo tanti talenti finiscono per andare all'estero, e ci resta il cruccio di perdere ragazzi di valore che scelgono di giocare per altri Paesi, per esempio Bublik che ha deciso di rappresentare il Kazakistan, seguendo l'esempio di Kukushkin e prima ancora di Golubev. Ai tempi dell'Unione Sovietica, chiunque poteva giocare perché in sostanza era tutto gratis. Oggi, invece, anche il tennis è un business e dunque i costi sono aumentati. La Federazione? Fa quello che può, aiuta alcuni giocatori di qualità ma non ha la possibilità di arrivare ovunque". La transizione dall'Unione Sovietica al nuovo corso politico e sociale è stata imperfetta e difficile. "Bisogna lavorarci ancora - chiude Ivanov - ma la cosa interessante è che adesso alcuni ex giocatori, come Nikolay Davydenko, stanno rientrando nel circuito come allenatori: in questo caso è stato Khachanov a chiedergli aiuto, e chissà che questo non possa essere un primo passo verso un nuovo corso”.

ATP Masters 1000 Miami 2019

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