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Campioni internazionali

Kim Clijsters, l'ultima sfida: nel 2020 torna in campo

A 36 anni, la belga ha annunciato il rientro nel circuito maggiore. Ha vinto 41 titoli in singolare. Ha disputato l'ultimo match allo Us Open del 2012. Aveva già abbandonato una prima volta il tennis nel 2007 per poi ritornare nel 2009 e trionfare da mamma a New York

di | 12 settembre 2019

Kim Clijsters

Torna Kim Clijsters. Torna di nuovo a 36 anni, comunque tre in meno di Venus Williams e due in meno di Serena. Torna per la terza volta, a più di sette anni dall'ultima partita giocata. Ha deciso: nel 2020 sarà di nuovo nel circuito, e da ex numero 1 del mondo potrà beneficiare di illimitate wild card. Ha cullato la pazza già da un paio d'anni, l'ha annunciato come una sfida. Anche se non ha certo niente da dimostrare. Un po' come gli amici che dicono di voler correre la maratona di New York almeno una volta prima dei cinquant'anni. Un traguardo da fissare, perché in fondo tutto è impossibile fino all'attimo prima di realizzarlo.

Non ha più giocato dallo Us Open del 2012. Perse in singolare in due tiebreak contro Laura Robson. Poi arrivarono altre due sconfitte, in doppio con l'amica Kirsten Flipkens che occasionalmente ha anche allenato e con Bob Bryan in doppio misto. 

Ma l'amore per il tennis che l'ha portata a vincere 41 titoli WTA e raggiungere la semifinale in 16 Slam sui 35 giocati è ancora lì. Una passionaccia che il tempo con lenisce e, come vedi, il cuor non abbandona. Il tennis l'ha sempre messo in prospettiva, importante sì ma pur sempre un gioco. E dunque una fortuna comunque, nella vittoria come nella sconfitta. “Non è solo una grande campionessa, è una grande persona" diceva di lei Serena Williams. "E' sempre positiva, anche se dentro magari sta morendo, continua a sorridere".

Millennium bug

Sarà perché lo sport è storia di famiglia in casa Clijsters: padre calciatore, madre campionessa nazionale di ginnastica. Da loro assorbe il valore della mobilità dell'equilibrio, la profonda convinzione che non siano tanto i trofei a fare la differenza, ma quel che fai per meritare la fama. E la tradizione continuerà quando sposerà il cestista Brian Lynch.

E' il millennium bug nell'anno 1999. Terzo turno a Wimbledon da qualificata, una classifica che passa dal numero 409 al 47 in dodici mesi. Arrivano i complimenti di Billie Jean King e Martina Navratilova, e il premio di Matricola dell'anno. In due stagioni, è già finale Slam, contro Jennifer Capriati al Roland Garros. Capriati vince 12-10 al terzo set, e quei 22 game racchiudono tutte le emozioni che una partita di tennis è in grado di generare. Nella sconfitta, Clijsters rivela ancora una volta il suo stile. Ma presto maturerà anche il tempo delle grandi vittorie. Già dai WTA Tour Championships del 2002: supera Justine Henin e le due sorrelle Williams. L'11 agosto del 2003 si sveglia numero 1 del mondo. E' una delle sei dal 1975 che riesce ad essere in vetta alla classifica contemporaneamente in singolo e doppio. Chissà, un pensiero al papà le sarà venuto: per entrambi il numero 1 ha un significato speciale, porta fortuna e non solo nel tennis.
 
La sua è una storia di arrivi e partenze, di pause e riprese, di assenze e mancanze. Salta quattro Slam dopo la finale dell'Australian Open 2004 per un infortunio al polso sinistro. Ma nel 2005 vince nove titoli, compreso il suo primo major allo Us Open 2005. Rimonta da sotto 64 42 contro Venus Williams nei quarti, accelera su Maria Sharapova e Mary Pierce. Ha perso le prime quattro finali Slam, ha finalmente il primo major in bacheca. "Devi avere pazienza", dice, "e una famiglia che ti supporta". Due anni dopo, per la prima volta, lascia il tennis. Il polso sinistro fa troppo male. "Mi sono enormemente divertita" dice nel maggio del 2007. "Lasciare prima dei 24 anni è strano, ma è stato tutto bellissimo".
 

Kim Clijsters con la coppa degli Us Open, vinti tre volte

Finita la storia d'amore da copertina con Lleyton Hewitt, sposa Lynch, che gioca a basket da guardia, passato anche brevemente per Scafati, che in quegli anni gioca al Bree e in Belgio sarebbe poi rimasto anche per avviare la carriera di allenatore (oggi guida il Limburg United). Il 27 febbraio 2008 annunciano la nascita di Jada Elle. Ma la notizia che scalderà il mondo del tennis è un'altra. A marzo del 2009, due mesi dopo la scomparsa del padre, Kim ha un altro annuncio da fare: torna a giocare. "Sono già stata al numero 1 del mondo, non sento l'obbligo di doverlo essere ancora. Voglio solo vedere come vanno le cose".

Mamma numero 1

Si ripresenta ad agosto e dopo tre tornei, senza classifica, vince lo Us Open. Fortissima, racconta al Guardian, la presenza simbolica del padre. Contro Venus Williams, sotto 15-40 sul 5-4 nel terzo set, manca una prima. Viaggiava a 111 miglia orarie. Quel numero la calma, e vince la partita. Dovrà affrontare Serena Williams. Dopo l'allenamento il giorno prima del match è in macchina quando parte alla radio una canzone di Barry White, la stessa suonata al funerale del padre che ne era un grande fan. Batterà anche Serena, inguainata in un vestito nero e inguaiata dalle proteste sguaiate contro una giudice di linea a cui minaccia di far scorrere la pallina giù per la gola. Vincerà anche il torneo, e la premiazione con Jada e i suoi ricci di bambino curioso diventa il manifesto di una famiglia in carriera. 
Clijsters è la prima mamma a vincere uno Slam dai tempi di Evonne Goolagong a Wimbledon nel 1980, lì dove Kim aveva disputato un evento speciale per celebrare il completamento del tetto sul Centrale prima del rientro sul circuito. Non si ferma più. Rivince a New York l'anno dopo e all'Australian Open nel 2011. "Adesso potete davvero chiamarmi Aussie Kim" dice ai giornalisti che le ricordano i tempi del fidanzamento con Hewitt, perché ora ho vinto questo torneo". E a febbraio sarà di nuovo numero 1 del mondo.

La sua storia, in fondo, si può musicare come un giro di valzer. La sua carriera, infatti, finisce a un ballo, durante un matrimonio. Un infortunio alla caviglia spinge al secondo addio. Ma il gioco del tennis, quel mistero senza fine bello che si gioca soli e ci si gode come parte di un gruppo, scava una strada e lascia un filo interrotto. Da riannodare come una sfida, strana e fuori tempo magari, come un'anomalia, una distrazione. Un filo che racconta anche la difficoltà di venire a patti col tempo che passa e con un passato che non torna. Il ricordo dei giorni di gloria sarà anche lontano. Ma l'esempio di Kim Clijsters, comunque vada, non passerà di moda.

Kim Clijsters con la figlia Jada alla premiazioned degli Us Open

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