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Campioni internazionali

Federer, continua la maledizione New York

Dopo la cinquina vincente tra il 2004 ed il 2008 Federer non è più riuscito a conquistare il trofeo dello Slam a stelle e strisce. Negli ultimi anni a Flushing Meadows ha perso partite che "doveva" vincere, anche stanotte contro Dimitrov, quando la schiena gli ha giocato un brutto tiro

di | 04 settembre 2019

Us Open 2019

La maledizione di Roger Federer agli Us open continua. Dovrebbe essere il suo Slam più vincente, insieme a Wimbledon. Era così, è stato così, ma poi è subentrata qualche danza vodooo ordita da un rivale, chissà, e lo svizzero, dopo cinque titoli consecutivi, dal 2004 al 2008, non s’è più aggiudicato il torneo sul cemento di Flushing Meadows. Ha perso la finale 2009 che aveva praticamente già in tasca contro Juan Martin del Potro, ha buttato via due semifinali consecutive contro Novak Djokovic, mancando tutt’e due le volte un paio di match-point, ha perso ancora la finale 2015, poi si è sempre disunito sul più bello, regalando la ribalta a Del Potro nel 2017 (spasmi alla schiena e set point al vento nel terzo set), l’anno scorso a Millman, sconvolto dal caldo umido delle night session di Flushing Meadows, a Dimitrov la scorsa notte.
Dimitrov, Grigor, Grisha, ex “Baby Fed”, per lo stile tennistico tanto simile al Magnifico arrivava a New York disperato, da numero 78 del mondo, irrealizzato in generale, ormai 28enne, dopo tante promesse, con appena sette partite vinte nelle ultime otto, il morale sotto i tacchi, una sfiducia totale in tutto il suo bel repertorio, cui hanno messo mano Andre Agassi e Radek Stepanek. Ebbene, il bello e impossibile del tennis, che ha fatto litigare addirittura Maria Sharapova e Serena Williams, per di più 0-7 nei testa a testa col Magnifico - che è anche il suo boss, nel senso che l’ha aggregato al suo team manageriale -, malgrado non fosse mai arrivato in semifinale a New York, malgrado fosse 1-10 contro i “top ten” negli Slam, ha approfittato di un Roger chiaramente menomato alla schiena e, recuperando da due set a uno sotto, si è imposto con un dimenticabile e miracoloso 3-6 6-4 3-6 6-4 6-2. Entrando nel libro dei primati come il semifinalista di più bassa classifica Slam, da Rainer Schuettler, numero 94 del mondo a Wimbledon di 11 anni fa. Anche se è una statistica impropria per chi nel 2017 ha vinto il Masters ed è stato 3 del mondo.

Certo, Roger, dopo aver chiesto aiuto al fisioterapista, avrebbe potuto ritirarsi come ha fatto Djokovic per la spalla. Certo, avrebbe potuto poi spiegare ai tanti increduli che on l’usura del tempo, a 38 anni, le cose vanno vanno proprio così: da un giorno all’altro, il corpo ti abbandona, ti fa commettere 61 errori gratuiti (33 di dritto!), alcuni talmente goffi da incutere tenerezza, ti riporta agli spettri del passato, con appena il 4/14 nelle palle break. Invece, un po’ per orgoglio, un po’ per abitudine, un po’ forse sperando che succedesse qualcosa di positivo, ha concluso la gara, anche se visibilmente contrariato, deluso e menomato. “Ho sentito un fastidio alla schiena prima del match, poi è aumentato. Ma sono riuscito a giocare tutta la partita, quindi è solo colpa mia se non sono riuscito a chiudere il match. Sentivo che avevo bisogno di cercare di allentare la tensione là dietro, e vedere se sarebbe stato meglio. Ma questo è il momento di Grigor e non quello di parlare del mio corpo, quindi ... va tutto bene”.

Così il bulgaro può raccontare, felice: “Gli ultimi sei-sette mesi sono stati piuttosto duri. Fortunatamente ho trovato qualcuno che mi ha sostenuto, gli amici, la famiglia - ha ammesso il 28enne di Haskovo -  Ho ripreso a credere nel lavoro, ho cambiato qualcosa nella racchetta, ho sistemato tante di quelle cose in quest’ultimo periodo… E finalmente quasi alla fine dell’anno arriva questo risultato speciale. Dopo il secondo set ho sentito buone sensazioni sui colpi, l’obiettivo principale era restare in campo il più possibile, al meglio dei cinque set può succedere di tutto. E lui sicuramente sul finire non era al cento per cento. Crete volte alla fine sei teso, stavolta no: quand’ho servito per il match ero rilassato, sono riuscito a controllare i nervi e i colpi, e a prendere le giuste decisioni”.
Resta in piedi la maledizione New York che include anche la curiosa circostanza di non aver mai avuto uno scontro Federer-Nadal.

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