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Campioni internazionali

Lacrime sull’Arthur Ashe: Naomi, che lezione a Coco!

La sfida tra la campionessa in carica Osaka e la quindicenne prodigio Cori Gauff era attesissima ma è finita 6-3 6-0. Ma la n.1 del mondo ha capito il dramma della giovane rivale e ha saputo consolarla

di | 01 settembre 2019

Cori Gauff si consola

Giovani donne crescono, insieme al fortunatissimo Wta Tour. Che si ritrova con più personalità baby all’anagrafe ma già di altissimo livello, più mature della Next Gen maschile.

Così, Naomi Osaka, che ha appena 21 anni ed è esplosa dodici mesi fa proprio agli Us Open dando una doppia lezione a Serena Williams, consola materna e sportivamente esemplare, dall’alto dei suoi due titoli Slam e del numero 1 del mondo, la 15enne Coco Gauff, sbalzata dalla prorompente precocità (e dal quarto turno a Wimbledon, partendo dalle qualificazioni) nel tabellone principale di New York.

Nell’elettrizzante night session che attendeva solo e soltanto quel match, la nippo-haitiana-statunitense ha dominato da pronostico, per 6-3 6-0 l’ultima bambina prodigio yankee, già numero 140 pro, ma ancora acerba per il primo livello.

“Per fortuna”, aggiungerebbe John McEnroe, preoccupato per la eccessiva esposizione mediatica e per il rischio di bruciare un altro fenomeno sull’altare dello show business. Tanto che il pubblico di casa tanto contento non è: vuole di più, vuole qualcosa da raccontare, vuole la foto da postare, vuole la storia di una nuova giovane yankee che arriva lontano nello Slam di casa.

Il colpo di scena arriva da Naomi, cresciuta negli States e figlia di questa cultura, un colpo di scena che regala, d’istinto, non certo ad arte. Da padrona della situazione, subito dopo il successo, chiede di restare in campo un po’ con lei alla campionessa annunciata e fortemente spinta da papà Corey, ex cestista a George State e mamma Candi, già ginnasta e freccia dell’atletica alla Florida State.

E, davanti alla ragazzina che le dice: “Sto per piangere”, le suggerisce: “E’ meglio ora che poi dopo, da sola, sotto la doccia”. Vivendo intensamente momenti che ha vissuto anche lei. Momenti che le restano dentro e la commuovono per la felicità delle tv e che colpiscono moltissimo Coco: “Io piangevo, tutti piangevano, non so perché piangesse anche Naomi. Le volevo dire: “Ehi, ma tu hai vinto la partita!”. E’ stato un gran momento per tutte e due”. 

Naomi ha appena 21 anni, ma ha un cervello e una sensibilità da vera numero 1. L’aveva dimostrato già nella finale dell’anno scorso, gestendo le difficilissime emozioni di un primo titolo Slam vinto contro il proprio idolo, la gigantesca campionessa Serena Williams, che aveva perso la testa e le aveva messo un’incredibile pressione, con l’aiuto del pubblico di casa.

Stavolta fa ancora meglio, gestendo la scena con personalità e umanità: “Le ho detto che doveva tenere la testa alta, che non doveva uscire triste dal campo. Le ho detto che doveva essere conscia di aver ottenuto già così tanto, ancora così giovane”, racconta poi agli avidi media la giovanissima regina della classifica mondiale. “Io so che voi della stampa vi avvicinate a Coco anche con amore, ma la spinta dei media sulla ragazza in questo momento è davvero eccessivo per la sua età. Vorrei tanto che facesse attenzione a se stessa”.

   Osaka-Gauff non è stata una gara di tennis: troppo sicura e concreta e continua e fredda la numero 1 per la 140, troppo decisa nel disinnescare la sua arma paralizzante, il servizio, che le ha tolto sei volte, troppo precisa nell’attaccarle il lato più debole, sul dritto, troppo determinata a tenere in mano il timone, con 24 vincenti e 17 errori gratuiti (contro 24).

Ma il potenziale delle due assicura che ci saranno altre sfide Osaka-Gauff e saranno più dure, più accese, con tanti allenamenti a Delray Beach, in Florida, dove tutte e due transitano. Anche perché Coco ha capito la doppia lezione: “In campo, è stata straordinaria, era difficile da tenere negli scambi, mi ha fatto capire tante cose. Ora so che cosa mi occorre per arrivare al suo livello. E dopo la partita mi ha dimostrato di essere una vera atleta. Per me la definizione di atleta è qualcuno che sul campo ti tratta come se fossi il peggior nemico, ma fuori può essere la tua miglior amica. E penso che lei stasera abbia fatto proprio quello”.

   Speriamo che anche la "Cocomania” scemi un po’, insieme alla pressione sulla quindicenne. Che ha bisogno solo di crescere in pace. Nel 2018 ha perso nei quarti agli Us Open juniores e un anno dopo s’è guadagnata la night sessione all’Arthur Ashe Stadium. Ma quanta pressione ha dovuto sopportare? Solo Naomi dopo l’esperienza di un anno fa, su quello stesso campo, poteva capirla davvero, fino in fondo.

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