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Kyrgios si scusa: "L'ATP non è corrotta"

"Non volevo parlare di corruzione" scrive l'australiano su Twitter, "ma sono convinto che le regole non siano applicate per tutti nello stesso modo". Le accuse erano arrivate dopo la vittoria al primo turno dello Us Open. Su Kyrgios pesano ora due indagini dell'ATP

di | 29 agosto 2019

Kyrgios

"Chiedo scusa, non ho usato le parole giuste: non intendevo dire che l'ATP sia corrotta". Su Twitter, Nick Kyrgios corregge il tiro dopo le accuse in conferenza stampa, al termine del match vinto al primo turno contro Steve Johnson, che hanno fatto scattare una seconda indagine da parte dell'ATP. Entrambe potrebbero condurre a una lunga squalifica, se l'australiano dovesse essere giudicato colpevole di pesanti violazioni del codice di comportamento dei giocatori.
La prima deriva dall'episodio di Cincinnati, per cui è stato condannato già a una multa record di 113 mila dollari. Nel corso della partita ha insultato l'arbitro Fergus Murphy, ha lasciato il campo senza permesso alla fine del secondo set, ha spaccato due racchette in spogliatoio e a fine partita ha sputato nella direzione della sedia dell'arbitro. "L'ATP ha annunciato l'apertura di un'indagine il giorno dopo la partita" scrive Cristopher Clarey del New York Times, "ma deve ancora formalmente ascoltare la versione dei fatti di Kyrgios. Sapendo che il procedimento richiede tempo, l'ATP ha deciso di aspettare e di ascoltarlo una volta che sia stato eliminato dallo Us Open". In questo modo, aggiunge, gli organizzatori non si devono nemmeno porre la questione se rispettare o meno una sospensione decisa dall'ATP, organizzazione separata rispetto ai tornei dello Slam.
Proprio all'episodio di Cincinnati si riferiva un giornalista in conferenza stampa a Flushing Meadows gli ha chiesto un suo commento sull'entità della multa. "Perché parliamo di una cosa successa tre settimane fa e non del fatto che ho appena dato tre set a zero a qualcuno al primo turno dello Us Open? Mi hanno multato per 113 mila dollari,sì, e per cosa? Tu hai mai mandato al diavolo qualcuno, eh?" ha risposto l'australiano. "E poi la cosa non mi interessa, l'ATP è abbastanza corrotta comunque".

Kyrgios si è scusato con un lungo post su Twitter. "Voglio chiarire il mio commento" ha scritto, "non intendevo parlare di corruzione ma di doppio standard. So che il mio comportamento è stato qualche volta controverso e mi ha creato dei problemi". Kyrgios, che è stato squalificato tre settimane nel 2016 per scarso impegno, non contesta le sanzioni decise per il suo caso. 

"Ce l'ho" spiega, "con chi si comporta esattamente come me ma non viene sanzionato. Questo è il punto, e lo rimane. So di non essere perfetto, sia chiaro, non pretendo nemmeno di esserlo. Le sanzioni e le multe me le sono meritate, però pretendo coerenza da parte del board, e finora non c'è stata. Ho avuto grande supporto da Chris Kermode, e ne ho dato  a lui in cambio. Voglio per questo chiarire definitivamente quello che penso, e rimango del parere che siano usati due pesi e due misure".
Su questo, è d'accordo anche Mats Wilander. "Penso che le regole siano applicate in maniera diversa a seconda dei casi" ha dichiarato all'agenzia di stampa Reuters. Lo svedese cita Rafa Nadal, e una certa benevolenza nei suoi riguardi nelle situazioni in cui si prende qualche secondo più del limite consentito tra un punto e l'altro. Wilander crede che Kyrgios a Cincinnati andasse squalificato subito, ma non per gli insulti e le offese. "Per me, se smetti di giocare, se non cerchi di vincere, l'arbitro dovrebbe squalificarti subito, durante la partita. Non lasciarti finire e poi sospenderti o darti una multa. Ma penso che a Kyrgios permetteranno di fare tutto quel che vuole finché continuerà a giocare". 
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