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Campioni internazionali

Sunday Morning : 'Little Bill' story, l'altra metà di Tilden

Nella fetta di stagione monopolizzata dal tennis americano andiamo a conoscere William Johnston, campione americano che negli anni Venti insieme a “Big Bill” regalò agli States sette trionfi di fila in Davis e una delle coppie di doppio più solide di sempre. Vinse anche Wimbledon

di | 17 agosto 2019

Uniti, nella buona e nella cattiva sorte. “Little Bill” Johnston non sarebbe esistito senza “Big Bill” Tilden. Insieme, hanno dominato il tennis negli anni del primo dopoguerra. Insieme, hanno regalato agli Usa sette trionfi consecutivi in Coppa Davis, la striscia di imbattibilità più lunga di sempre.

 

Senza “Big Bill”, però, Johnston non sarebbe rimasto per sempre “Piccolo” pur con un successo a Wimbledon in bacheca. È un ottimo giocatore, Johnston, ha un tennis “di portata limitata ma spinto alla massima efficienza in ogni dettaglio” si legge in un articolo dell'epoca del New York Times. Ha iniziato praticamente per caso, sui campi pubblici di San Francisco.

Ha iniziato sui campi pubblici di San Francisco subito dopo il grande terremoto in California del 1906

In guerra e ritorno

Si è avvicinato perché aveva improvvisamente tanto tempo libero da riempire dopo il terremoto del 1906.

Sviluppa presto un gioco solido e si dà un obiettivo importante. Battere McLoughlin, la “cometa della California” dal tennis già modernamente americano tutto servizio e dritto, e diventare campione nazionale. Ci riesce nel 1915 ma perde gli anni migliori per la guerra. Si arruola come luogotenente di Marina e torna dal conflitto con una salute cagionevole e una forte motivazione a recuperare il tempo perduto.

Nel 1919 si riprende il titolo nazionale, e batte in finale proprio “Big Bill” Tilden (con lui a destra nella foto). È il momento che cambia la storia della rivalità più intensa del tennis dei pionieri. Johnston è un generoso, che martella a suon di dritti in top-spin, con la presa western, considerato il migliore della sua epoca, e di ottime volée.

È un Roddick ante-litteram che in campo dà tutto, suda copiosamente e a volte è arrivato a perdere tre chili nel corso di una sola partita.

Lo statunitense William Johnston, detto “Little Bill (a sinistra), con il connazionale Big Bill Tilden

È un Roddick ante-litteram che in campo dà tutto, suda copiosamente e a volte è arrivato a perdere tre chili nel corso di una sola partita

Il trionfo a Wimbledon

Nel 1920, Johnston assiste solo al primo dei tre trionfi a Wimbledon di Tilden.

Alla sua prima partecipazione ai Championships, “Little Bill” ha battuto all'esordio il dottor John Mason Flavelle, un biologo sulla cinquantina, ma si è fermato al secondo turno contro l'irlandese Cecil Parke, che poi si dedicherà anche al rugby e al golf. Con Tilden, poi, sempre a Wimbledon, firmeranno il 5-0 nella semifinale di Davis sulla Gran Bretagna.

Dovrà aspettare tre anni, Little Bill, per il suo momento di gloria sull'erba dei Championships. Non perde un set fino al quarto di finale contro l'irlandese Cecil Campbell, che aveva eliminato Rene Lacoste dopo aver ceduto i primi due parziali.

Il secondo set di quel match sarà anche l'unico che Johston cederà in tutto il torneo. In semifinale supera il sudafricano Brian Norton. In finale schianta Frank Hunter 6-0 6-3 6-1 nella prima finale tutta made in Usa nella storia dei Championships.

Sarà anche la sua ultima partita sui prati di Wimbledon.


Il no ai Pro e l'infarto

Rifiuta sistematicamente di passare professionista. Per i giornali dell'epoca, gli avrebbero offerto anche 25 mila dollari per andare in tour con la Divina Suzanne Lenglen. Lascia il tennis nel 1927, dopo il trionfo in Davis della Francia dei Moschettieri sugli Usa. Apre poi un'agenzia di intermediazione e diventa presidente di un'azienda che produce componenti per auto. Sua moglie scoprirà il suo corpo, stroncato da un infarto subito dopo cena, il primo maggio del 1946. Aveva 51 anni. E per sempre sarebbe rimasto il Piccolo Bill.
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