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Campioni internazionali

Usa: what's next?

Da un Paese come gli Stati Uniti, nel tennis, ci si aspetta sempre molto. Ecco perché non possono bastare i (pochi) Next Gen a stelle e strisce che popolano il circuito. I migliori? Fritz e Tiafoe. Ma se il futuro passasse dalla NCAA?

di | 04 agosto 2019

Americani Fritz

‘Next Gen’ yankee di ieri, oggi e domani. Il tennis statunitense vanta attualmente dieci giocatori tra i Top 100 e, complessivamente, venti tra i Top 200. Da un Paese con una grande tradizione di campioni ci si aspetterebbe di più, soprattutto da giovani e giovanissimi, ma per comprendere fino in fondo il tennis a stelle e strisce bisogna spingersi a un'analisi dettagliata. La stagione sul veloce outdoor è appena iniziata e le domande sorgono spontanee: cosa racconta il presente del tennis statunitense? Cosa ci si aspetta(va) dagli ex Next Gen? Quali giovanissimi sono pronti al grande salto nel circuito professionistico? Proviamo a dare qualche risposta considerando che, allo stato attuale, l’annata più ‘anziana’ facente parte della Next Gen è quella dei nati nel 1998. Premessa doverosa: in questo sport è fondamentale arrivare, non è importante quando. Ogni tennista ha il proprio percorso di crescita, che a volte ha bisogno di più stagioni per trovare la giusta strada verso il gotha. Negli anni scorsi sono stati tantissimi i nomi di giovani ‘yankee’ di cui si parlava come di predestinati. Alcuni sono arrivati in alto, altri sono incappati in problemi fisici che ne hanno rallentato la crescita, altri ancora sono decisamente indietro sulla tabella di marcia.

Fritz, garantisce Sampras

Subito in alto, poi precipitato e oggi nuovamente pronto a dominare sulle superfici veloci. Taylor Harry Fritz, classe ’97, sta rispettando le attese. “Ha un grande futuro davanti a sé, colpisce la palla in maniera incredibile e il suo diritto è fantastico. Inoltre ha il giusto atteggiamento in campo, ha voglia di imparare e ascoltare”. Parlava così Pete Sampras, descrivendo il tennis e il futuro di Fritz che oggi, dopo una serie di risultati convincenti, è entrato meritatamente nella Top 30 candidandosi a un ruolo importante tra Canada, Cincinnati e New York. L’esistenza di Fritz è stata rivoluzionata, in positivo, dal matrimonio (con la collega Raquel Pedraza) e dalla nascita del primogenito Jordan (classe 2017). E se tutto ciò avviene quando sei ancora teenager, le priorità della vita cambiano all’improvviso. Fritz è stato bravissimo a ritrovarsi e a volare verso un ranking di prestigio. Anche Reilly Opelka sta crescendo settimana dopo settimana. Il gigante del Michigan, classe 1997 e numero 43 al mondo, pare avere tutte le carte in regola per rimanere nei Top 50 per tantissimi anni. Sul cemento americano nessuno vorrebbe affrontarlo, oggi, domani e per sempre.

I ritardatari

Un altro ragazzo che, dopo qualche buona avvisaglia nel passato, ha trovato una discreta continuità di rendimento, è certamente Tommy Paul, 22 anni dal New Jersey. La Top 100 è ormai a un passo e la stagione nordamericana potrebbe certificare finalmente la sua evidente crescita, tennistica e mentale. Stessa cosa dicasi per il classe ’98 Michael Mmoh, dotato di buona tecnica e di un fisico straripante. Quali sono invece i tennisti a non aver ancora trovato la propria dimensione, nonostante una nomea da futuri campioni (o almeno ottimi giocatori)? Gli infortuni hanno rallentato Stefan Kozlov, Jared Donaldson e Ulises Blanch, ma le problematiche fisiche non possono essere una giustificazione. Anche Ernesto Escobedo, yankee di origine messicana, si è perso dopo un avvio promettente di carriera. Chi vince e convince, tra gli attuali Next Gen, è certamente Frances Tiafoe. Nessun risultato clamoroso, ma un miglioramento costante ed esponenziale. Originario della Sierra Leone, Tiafoe è classe 1998 ed è oggi l’unico statunitense tra i Top 20 della ‘Race to Milan’.

Sebastian Korda

Korda e Damm: figli d'arte

L’esempio di John Isner e Steve Johnson, campioni NCAA e poi grandi protagonisti nel circuito Atp, può essere preso come spunto da alcuni ragazzi, oggi poco reclamizzati, che stanno tentando (o hanno tentato) la strada universitaria. Il primo nome è quello di J.J. Wolf, atleta di Ohio State che si sta ben disimpegnando tra i 'pro’, avendo già raggiunto il numero 263 Atp. Quest’anno ha vinto a sorpresa il challenger di Columbus, il suo tennis è brillante e solido, e potrebbe essere un buon nome per i prossimi anni del tennis a stelle e strisce. Un percorso già superato brillantemente da Mackenzie McDonald (ex UCLA e oggi Top 100) e che cercheranno di seguire, tra gli altri, anche i fratelli Martin e Michael Redlicki. Il circuito juniores ha messo in mostra inoltre due ragazzi, figli di ex professionisti Atp, che fanno sognare il tennis americano. Da una parte il gigante Martin Damm, classe 2003, mancino, potente e di grande talento, nonché figlio dell’omonimo ex giocatore boemo (già Top 50 negli anni ‘90); dall’altra Sebastian Korda, classe 2000 e primogenito dell’ex numero 2 del mondo Petr Korda. Tra i giovanissimi, nota di merito anche per Toby Kodat (2003) e per il finalista degli Australian Open Junior Emilio Nava (2001). Il panorama del tennis statunitense è ampio e variegato, ma la sensazione è che qualche giovane di belle speranze sia pronto a esplodere. I nomi sono tanti, non resta che scommettere. Ognuno puntando sul proprio cavallo a stelle e strisce.
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