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Comunque vada a Wimbledon, la questione n.1 non è in ballo: Novak Djokovic detiene lo scettro e nessuno glielo potrà sfilare. Insieme a Nadal, Nole punta al quinto anno in vetta e a raggiungere Roger Federer e Jimmy Connors. Ma mai nessuno è stato in cima tanto quanto…
di Alessandro Mastroluca | 01 luglio 2019
Il regno dell'undicesimo numero 1 nell'era computerizzata, dal 1973, inizia il 12 aprile 1993. Diventerà in pochi mesi il primo statunitense dopo John McEnroe a vincere Wimbledon (finale tutta Usa il 4 luglio) e Us Open lo stesso anno. Nel 1994 diventa il primo dal Grande Slam di Rod Laver (1969) a conquistare tre major di fila.
Resta in testa al ranking per tutta la stagione: nessuno ci era più riuscito dal 1987.
A Wimbledon, nel 1995, si conferma padrone del Centrale. Nel 1996 perde in finale allo Us Open da Andre Agassi, che lo supera in classifica. Sampras però finisce da numero 1.
I due grandi rivali hanno mantenuto le prime due posizioni per tutta la stagione: nell'era del ranking computerizzato non era mai successo. Agassi, Kafelnikov e Chang provano a contrastarlo nel 1996.
Muore Tim Gullikson, e nel giorno in cui avrebbe festeggiato il 45mo compleanno Sampras batte Chang in finale allo Us Open.
La vittoria simbolo, però, resta la splendida finale di Hannover contro Boris Becker: Pistol Pete è il quinto a vincere il Masters almeno tre volte.
“Il tennis per me era un divertimento non un lavoro - diceva spesso Jimmy Connors - e più la partita era lunga, più la battaglia era dura, più mi divertivo”.
Ha chiuso da numero 1 cinque stagioni, dal 1974 al 1978. In questi cinque anni ha vinto cinque Slam e giocato altre sei finali, di cui cinque consecutive allo Us Open (primo a riuscirci dai tempi di Bill Tilden), di cui sarà l'unico campione su tre superfici diverse. Nel 1974 vince 93 partite su 97 e 15 titoli complessivi.
Centra tre Slam e il quarto, il Roland Garros, non può giocarlo perché associato al World Team Tennis (WTT).
Nell'era Open, solo in sei hanno conquistato almeno tre major nella stessa stagione: oltre a Jimbo, solo Laver nell'anno del Grande Slam, Mats Wilander (1988), Roger Federer (2004, 2006, 2007), Rafael Nadal (2010) e Novak Djokovic (2011, 2015).
Nel 2004, la sua prima stagione da numero 1, Federer diventa il primo giocatore nell'era Open a vincere tre Slam e il Masters nello stesso anno. Il 2005 è la seconda stagione migliore di sempre, dietro il 1984 di McEnroe: undici titoli, di cui due Slam, 81 vittorie in 85 partite lo mantengono in testa a fine anno.
Il 2011 di Novak Djokovic, il primo anno che chiude da numero 1, rimane una delle migliori stagioni di sempre: vince 3 Slam e 5 Masters 1000. L'anno successivo si conferma in vetta centra sei titoli in undici finali, compresi Australian Open dopo una finale epica e ATP Finals.
“La mia missione non è rendere la gente felice - diceva Ivan Lendl a Frank Deford di Sports Illustrated -. La mia missione è vincere”.
Missione decisamente compiuta. Dal 1985, suo primo anno da numero 1, quando conquista lo Us Open in finale su McEnroe, rimane numero 1 del mondo per 157 settimane di fila (saranno 270 in totale). Tra il 1982 e il 1989 ogni finale allo Us Open lo vede in campo. Sarà anche stato “il campione di cui non importa a nessuno” come titolò Sports Illustrated nel 1986 dopo il suo secondo Us Open, ma in carriera è arrivato almeno in semifinale in 334 tornei.
Flushing Meadows è il suo terreno di conquista, Wimbledon il giardino che gli rimane sempre preclusoì. Chiude da numero 1 dal 1985 al 1987, le stagioni dei tre trionfi a New York, degli ultimi due a Parigi, in cui chiude i cinque trionfi al Masters, e nel 1989, l'anno del suo primo Australian Open.
'You cannot be serious'. È la protesta più famosa del tennis, il marchio del 1981 di John McEnroe che quell'anno interrompe le 41 vittorie di fila di Borg a Wimbledon in finale ma per le troppe intemperanze non viene invitato al ballo di gala a fine torneo.
Ian Barnes del Daily Express per primo lo chiama "SuperBrat". Il suo primo anno da numero 1 coincide anche con l'ultima sfida in carriera contro Borg che si sente libero e leggero dopo aver perso la finale dello Us Open.
Per la classifica allora valeva la media ponderata di risultati, e questo gli ha permesso di chiudere in testa il 1982 nonostante Connors abbia vinto Wimbledon e US Open.
Nel 1983 trionfa ai Championships e alle WCT Finals, e lancia il 1984, la stagione migliore di sempre: 13 titoli, 82 vittorie in 85 partite, 11 in 12 contro gli altri due top 3, Connors e Lendl che però lo batte in finale al Roland Garros: è una delle sconfitte che ha fatto più fatica ad accettare.