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Campioni internazionali

Un Grande Slam lungo 50 anni

Rod Laver è nato nel 1938, un mese prima del Grand Slam dello statunitense Budge. È l’unico nella storia ad averne completati due: il primo nel '62 , il secondo nel 1969, esattamente mezzo secolo fa. A Wimbledon in quell'edizione memorabile battè in finale John Newcombe. Tra l'uno e l'altro, passò tra i pro ma quando nel ’68 il tennis divenne Open, era ancora lui il più forte

di | 08 luglio 2019

Rod Laver

“Le buone maniere sono pur sempre le buone maniere. È importante come ti comporti in campo, e io non vorrei che mio figlio vedesse giocare Nastase o Connors”. Parola di Rod Laver, il Rocket Man che è riuscito nell’impresa più straordinaria nella storia del tennis: ha completato il Grande Slam sia da dilettante, nel 1962, che nell’Era Open, 1969. Un'impresa portata a termine proprio 50 anni fa.
Eppure, ricordava Pete Sampras nel 2000, “Non l’ho mai sentito parlar male dei giocatori di oggi”. Non è un caso se almeno due generazioni di campioni, a Praga, lo omaggiano nella prima edizione della Rod Laver Cup, versione tennistica della Ryder Cup di golf. "Laver - diceva Sampras - è un grande che non ha bisogno di dire di esserlo. Avete mai sentito Laver affermare di essere il più forte giocatore di tutti i tempi?”.

Roland Garros 2016

Il figlio del macellaio

Figlio di un allevatore e macellaio dello stato di Victoria che si era fatto costruire un campo da tennis nel giardino di casa, Laver ha il tennis nel sangue e nel destino. È un predestinato, il piccolo Rod, e quando lo vede giocare, se ne accorge anche Charlie Hollis, uno dei migliori istruttori di tennis di tutta l’Australia, che gli cambia la vita costruendogli una carriera. “Charlie mi disse: quelli grossi possono tirare colpi piatti, i piccoletti come te no. Mi spiegò che per diventare un grande giocatore, avrei dovuto colpire sopra la palla”. Laver, cui Harry Hopman darà uno dei soprannomi più azzeccati della storia dello sport, Rocket, diventa il primo a giocare sistematicamente il topspin sia di dritto sia di rovescio. Poche settimane dopo la sua nascita (9 agosto del 1938), Don Budge avrebbe completato il primo Grande Slam della storia. Un segno del destino per l'allievo prediletto di Harry Hopman, che prima di Laver aveva già portato al successo Ken Rosewall e Lew Hoad.

Il primo Grande Slam

Il 1962, la sua prima stagione perfetta, inizia dal White City Stadium di Sydney, da un Australian Open in cui deve tirar fuori il meglio dal suo rovescio contro lo sconosciuto Geoff Pares e in finale su Roy Emerson. Il Roland Garros segna un punto di non ritorno. Nei quarti di finale Martin Mulligan, che poi avrebbe giocato per l'Italia, arriva a un punto dalla vittoria. “Rod ha giocato un punto di grande carattere” ammetterà in un'intervista a Steve Flink per Tennis Week Magazine. “Io ho provato a girare intorno al rovescio e ho risposto forte in lungolinea, ma lui aveva coperto quell'angolo e ha giocato una volée di rovescio incrociata su cui non potevo far niente”. Laver batterà ancora Emerson in finale a Parigi e a Forest Hills, e sorprenderà ancora Mulligan per il titolo a Wimbledon. È il primo a completare il Grande Slam dopo Budge, e in tre finali su quattro ha di fronte il campione che dal 1967 al 2000 manterrà il primato per il maggior numero di Major vinti in carriera. “Allora non potevi permetterti di rilassarti in campo, è vero” ammetterà, “ma se giocavi davvero bene c'erano solo 30-40 giocatori che potevano batterti”. Diverso lo scenario nel 1969, la prima stagione Open completa. Dopo la grande impresa, dopo aver vinto la Davis con una delle nazionali più forti di sempre, Laver a fine 1962 diventa professionista, e il livello della competizione per lui sale. “Dovevo giocare ogni giorno contro i migliori del mondo, sapevo che dovevo migliorare il mio tennis” racconterà. “Capii che non avevo una buona seconda e che troppe volte le mie volée non erano abbastanza profonde”.

Il secondo Grande Slam

Nel 1969, quando il tennis diventa Open e può tornare a giocarsi gli Slam, si presenta a 30 anni in Australia: tre settimane dopo sarebbe diventato padre. In semifinale affronta Tony Roche, che ha 23 anni, sette meno di lui. Sono cresciuti rispettivamente a Rockhampton e Tarcutta, sono entrambi figli del macellaio del paese. Quella semifinale resta una pagina di storia del tennis, non solo australiano. Ci sono 39 gradi, e Laver tiene foglie di cavolo verza nel cappello per mantenere un po’ più fresca la testa. Dopo un secondo set da 42 game, Roche lo porta al quinto e sembra più fresco. Ma alla fine vince Laver, che lo batterà di nuovo in finale allo Us Open, nella partita che lo porta nella leggenda. Dopo la vittoria di Melbourne riceve un telegramma da Harry Hopman: “Complimenti. Ora fallo di nuovo”. Al Roland Garros supera Smith, Gimeno e Rosewall, che l'aveva sconfitto a Parigi un anno prima. “Pensavano tutti che non sarei riuscito a sconfiggerli” racconterà Laver, “ma avevo solo bisogno di un incentivo. Contro Rosewall, credo di aver giocato la mia miglior partita di sempre sulla terra rossa”.
E il meglio deve ancora venire. Rocket, come gli ha chiesto Hopman, lo fa ancora. Conquista Wimbledon in finale su John Newcombe dopo aver battuto, tra gli altri, Nicola Pietrangeli al primo turno, Stan Smith negli ottavi e Arthur Ashe in semifinale. E fa centro agli Us Open (come già detto) su Tony Roche. “Conoscendo la sua personalità” dirà Butch Buchholz, tennista, promoter dei circuiti professionistici e futuro fondatore del torneo di Miami, “Rod non ha mai giocato per i soldi. Ha sempre voluto affrontare i migliori in ogni fase della carriera”. Oggi sono i migliori ad affrontarsi per lui.

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