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Avendo vinto in Australia un pensierino al Grand Slam non può non farlo. E forse è qualcosa più di un pensierino. Djokovic getta la maschera e dice: “Sono all’inseguimento della storia”
di Vincenzo Martucci | 07 giugno 2019
Ci ha provato. Eccome se Novak Djokovic ci ha provato a dribblare le domande e ad aggirare la verità che tutti sapevano benissimo sulla sua missione a Parigi: vincere il Roland Garros e volare verso il più che possibile Grande Slam, aggiudicarsi cioè nello stesso anno i maggiori 4 tornei, come, nel tennis, è riuscito solo a Budge e Laver, ma mai a tutti gli altri grandi, indimenticabili, campioni, compresi i fantastici Federer e Nadal. Ci è anche riuscito, almeno fino alla penultima boa, prima di lanciare lo sprint verso l’ostacolo più difficile, il Roland Garros, contro la superficie e il pubblico per lui più ostici. Tanto che, nella collezione dei Majors, il 32enne di Belgrado vanta un solo esemplare della coppa dei Moschettieri, nel 2016. E tre souvenir dolorosi come le finali perse nel 2012, 2014 e 2015.
Ci ha provato, Djokovic, a mascherare l’enorme tensione che l’attanaglia da tempo, diciamo sin da quando, a Wimbledon dell’anno scorso, dopo la lunga e travagliata crisi psico-ficisa, ha riaperto il filone Majors conquistando per la quarta volta la sacra erba di Londra, per poi riprendersi il trono agli Us Open per la terza volta e festeggiare quindi il 2019 col settimo urrà, agli Australian Open di Melbourne. Come gestire il ruolo di primo favorito persino sulla terra, persino al Roland Garros, dove Rafa Nadal, dal 2005, ha trionfato 11 volte e si è arreso soltanto in due occasioni, allo svedese di acciaio, Soderling e proprio al campione di gomma serbo? Non ha perso apposta nelle altre tappe del Tour, ma sicuramente ha centellinato concentrazione ed energie meglio che mai, puntando dritto all’obiettivo dell’immortalità sportiva.
Ci ha provato, il numero 1, ma non può essere totalmente magnanimo, seduto sul trono. Per cui aggiunge: “Però, al di là del numero 4, al di là del fatto che è bello avere i primi tutti in semifinale, non so se Dominic possa prendere il posto di Andy (Murray). Non so, sono momenti diversi rispetto a cinque anni fa. Anche se Federer, Nadal ed io siamo ancora lì. E spero che presto Andy ricominci anche lui a giocare in singolare”. Come a dire: “Ragazzo, hai preso il posto del mio amico Murray perché lui s’è fatto male, ma ne devi fare ancora di strada prima di meritarti di essere davvero ammesso fra i Fab Four”.
Anche perché, per la cronaca, i testa a testa Djokovic-Thiem sono 6-2 per Nole, con le due affermazioni dell’austriaco sula terra. Territorio dove, comunque, il serbo resta in vantaggio 3-2, in virtù del 7-6 7-6 di Madrid del 10 maggio. Una ferita fresca fresca, allo sprint che Thiem ha sempre preferito. Mentre le maratone sono materia da Fab Four.