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Campioni internazionali

Thiem lancia la sfida del quarto uomo

Quarta semifinale consecutiva a Parigi per l'austriaco che domina Karen Khachanov. Solo Novak Djokovic, suo avversario in semifinale, Rafa Nadal e Roger Federer ne hanno giocate di più. "Dominic pensa e lavora per essere numero 1" ha detto Massu

di | 06 giugno 2019

Dominic Thiem

“Dominic Thiem lavora sempre per essere il migliore”. Il sintetico ritratto di Nicolas Massu, che lo allena da tre mesi, definisce per brevi fotogrammi sul sito dell'ATP il senso del nuovo percorso dell'austriaco. Più leggero, apparentemente meno responsabilizzato e forse per questo ancora più implacabile, domina 62 64 62 un Karen Khachanov costretto ad attaccare senza una linea guida, ad assottigliare il margine di sicurezza solo per provare a restare in partita. In una partita che, di fatto, non è mai esistita.

Thiem, al 22mo successo della stagione, torna in semifinale per la quarta volta al Roland Garros. Meglio di lui hanno fatto solo Novak Djokovic (suo avversario in semifinale), Rafa Nadal, con cui potrebbe replicare la finale dell'anno scorso, e Roger Federer, che replicherà per la 39ma volta la sfida destinata a segnare quest'epoca nella storia del gioco.

 

Il suo tennis evidenzia, esacerba i punti deboli nel piano di gioco di Khachanov. Gioca con la dura sicurezza di chi, come ha detto l'ex coach Gunther Bresnik al sito austriaco Trend, “ha imparato ad affrontare i conflitti, le situazioni difficili in campo, e soprattutto a controllarle”. Nel suo ritratto torna più volte il valore della passione, che Thiem ha mostrato fin da giovane. “Giocava sempre. Non imparava più velocemente degli altri, ma tratteneva di più quel che imparava. E siamo riusciti su questo a costruire senza alcuna regressione. Ha continuato costantemente recepire, imparare, migliorare: fisicamente, tecnicamente, mentalmente. Ora capisce meglio il gioco e quel che fa in campo”.

Si allena, si vede come un numero 1 del mondo, ha spiegato Nicolas Massu al sito dell'ATP. “Ha capito come affrontare le situazioni in cui è favorito e quelle in cui non lo è” ha detto. “Se sei numero 4 del mondo a 25 anni, è normale che la gente si aspetti tanto da te. E lui è pronto a reggere la pressione. Ha un'idea molto chiara di quel che serve per vincere sulla terra. Ma non smetterò mai di sottolineare che non deve guardare troppo oltre, non dare alcun match per scontato”. Sarebbe stato sbagliato pensare di aver già vinto prima di scendere in campo contro Khachanov. Sarebbe altrettanto sbagliato pensare di non avere chances contro Djokovic o Nadal. Le partite si vincono e si perdono, ma innanzitutto si giocano.

Questa, Thiem l'ha giocata con un'inscalfibile lucidità, una chiarezza di vedute, una tetragona convinzione nell'obiettivo e nella strada fissata per raggiungerlo. Nessun dubbio, nessun ripensamento, nessuna crepa che potesse far intuire al russo una possibile via per erodere sicurezze. Il numero 4 del mondo realizza vincenti con traiettorie corte, angoli stretti; Khachanov ha più bisogno della spinta in lungolinea. Dal lato del rovescio, il russo azzarda e rischia tanto, troppo, nel primo set. L'austriaco, più misurato, per due set perde poco più di un punto a turno di battuta. Khachanov, meno sicuro, gioca al limite, col timore di farsi spostare dai colpi carichi dell'avversario. Il game che vale a Thiem il break del 5-4 nel secondo set riassume opportunità, limiti e chiavi tattiche inesplorate nel match. Il russo spinge molti di spalle ma non mantiene la profondità perde tre volte il controllo di dritto; l'austriaco aspetta, controlla e sulla palla break libera il rovescio lungolinea che spezza la partita.

Khachanov non riesce ad allontanarlo abbastanza dal campo a sinistra, né col dritto lungolinea, né con l'inside-out da sinistra. Il rovescio energico di Thiem, meno elegante di Federer o Wawrinka, e l'ha ammesso lui per primo qualche tempo fa, funziona perché è maggiore la spinta con le gambe. Sta bene, meglio del russo, che pure può sperare di girare il match fino al 4-4 30 pari nel secondo set. Gira tanto intorno al rovescio, si specchia un po' troppo nel desiderio di chiudere con stile (sbaglia due palle corte sui primi due set point) ma torna all'essenziale e a un servizio che gli risolve parecchi problemi, soprattutto quando carica la prima a uscire. Ne gioca una su due da destra, tre su cinque da sinistra e in tutto il match perde due punti.

 

L'austriaco commette appena quattro gratuiti in un secondo set che fa svanire l'ambizione del numero 11 del mondo di diventare il primo russo in semifinale a Parigi dopo Nikolay Davydenko nel 2007. Ha poche occasioni per esultare Veronika Shkliaeva, sua moglie, che dopo Parigi per un po' non potrà viaggiare con lui: aspetta un bambino, che dovrebbe nascere a settembre.

 

Sorride invece Kiki Mladenovic per un Dominic Thiem che col dritto ricava più del doppio dei vincenti e si concede il gusto dell'uno due, come avrebbe dovuto invece fare il russo per spostare gli equilibri della partita. Negli scambi di media lunghezza, però, il confronto tra l'elasticità e la forza espone i limiti di Khachanov, provato dal successo su Del Potro, il suo primo contro un top 10 in uno Slam. Thiem si apre il campo e in questi punti ottiene sette vincenti, Khachanov forza e sbaglia tre volte su cinque in lunghezza.

 

Quando la mancanza di spinta si traduce in una riduzione della pazienza nella costruzione del punto, il destino è praticamente segnato. Khachanov s'affanna, si impegna ma getta la spugna. Thiem risparmia anche energie, e per le ultime due salite del suo tour de France non può che essere un bene.

 

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