Come due manche di sci. Ci vuole fortuna, oltre a coraggio, esperienza, perizia, fisico, nervi. Il tennis non è abituato ma, l’intera giornata cancellata dalla pioggia - la prima completa agli Internazionali d’Italia -, unita al vizietto dei big di non voler esordire prima di mercoledì, ha costretto tutti a fare di necessità virtù, in questo indimenticabile e altrettanto storico giovedì sulla terra rossa di Roma che ha richiamato per la prima volta ben 40mila appassionati al Foro Italico, fra mattina e sera: 24mila per la sessione diurna, 10mila per la notturna, più 6mila di mercoledi.
Dall’alto delle 18 campagne da professionista della racchetta e dall’attitudine da agonista ideale, Rafa Nadal partiva favorito da quest’esercizio tanto delicato. Così, supportato da tutta la famiglia e anche da zio Toni che s’è ripresentato al suo fianco, dopo le batoste di Montecarlo, Barcellona e Madrid, è letteralmente volato nella prima frazione con la forza dei forti, dando nel contempo un messaggio forte a tutti i colleghi. Che imitano le famose scimmiette - non vedo, non sento, non parlo - ma in realtà tengono conto anche dei battiti di ciglia dei rivali.
D’accordo, era favorito anche dal sorteggio, contro il francese Jeremy Chardy, che aveva già battuto due volte su due senza problemi, ma tanto tempo fa, nel 2013 e 2015. Ed era carico di rabbia e di voglia di far bene. Ma certo la violenza con cui il numero 2 del mondo, campione 8 volte a Roma, ha travolto il primo avversario, poco prima delle 13, sul Grand Stand, è stata impressionante, brutale, irrefrenabile. Per come s’è buttato nella lotta schiacciando il povero Chardy (n. 42 del mondo) ed è rimasto concentrato come solo lui sa fare. Il formidabile mancino di Maiorca, dopo il primo set chiuso per 6-0 in 26 minuti, ha tenuto infatti il pedale premuto al massimo fino al 4-0 della seconda frazione, ha concesso il primo ed ultimo game all’avversario, e quindi è scappato ancora via, per chiudere 6-1 il match dopo 67 minuti. Problemi? Zero, contro un avversario troppo leggero, che peraltro ha perso coraggio già forse nel primo game della partita. Quando s’è visto frantumare il 40-0.