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Il classe 1999 austriaco, a distanza di un anno e mezzo, è riuscito a vincere un Challenger in quel di Dallas tornando a far parlare di sé. Dal sogno di diventare calciatore alla realtà di promessa del tennis mondiale
di Alessandro Nizegorodcew | 19 febbraio 2020
Tanta potenza ma, per ora, poco controllo. A diciannove anni appena compiuti, dopo il primo titolo Challenger conquistato ad Almaty, Jurji Rodionov sembrava lanciato verso una repentina scalata al ranking Atp. Da quel giorno, invece, i comprensibili alti (pochi) e bassi (tanti), dati dalla giovanissima età, ne hanno rallentato sensibilmente l’ascesa. Il classe 1999 austriaco, a distanza di un anno e mezzo, è tornato a vincere un Challenger in quel di Dallas tornando a far parlare di sé.
Jurij Rodionov nasce a Norimberga, in Germania, il 16 maggio 1999 da papà Serguei e mamma Galina, entrambi bielorussi. Il sogno da bambino è quello di diventare un calciatore professionista (è un grande tifoso dell’Arsenal) ma, alla fine, è la racchetta ad avere il sopravvento sul pallone. Nel 2015, a causa del lavoro del padre, la famiglia si trasferisce e Jurij decide di rappresentare l’Austria, la cui Federazione tennistica inizia subito ad aiutarlo sotto l’aspetto economico. Nel circuito junior Under 18 trova subito grande continuità vincendo 7 tornei e arrivando al best ranking di numero 7 Itf.