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Campioni next gen

Sinner ha perso? Forza Jannik!

Il diciottenne azzurro ha ceduto al solidissimo ungherese Fucsovics, campione junior di Wimbledon nel 2010, n.67 del mondo, che ha eliminato anche Denis Shapovalov. Lo ha affrontato in una giornata di vento tempestoso che gli ha menomato il servizio. Un’esperienza di cui far tesoro

di | 22 gennaio 2020

Jannik Sinner e Marton Fucsovics a fine partita

Jannik Sinner e Marton Fucsovics a fine partita

Certo, sarebbe stato emozionante assistere a un ottavo di finale tra Jannik Sinner e Roger Federer. E il fatto che oggi il nostro diciottenne dai capelli rossi non abbia battuto l’ungherese Marton Fucsovics, n.67 del mondo, e dopodomani non batterà il bulgaro Grigor Dimitrov, n.20 e testa di serie n.18, un po’ dispiace.

Ci si può però consolare pensando che Dimitrov, il sosia di Federer, già n.3 del mondo e vincitore delle Atp Finals nel 2017, non avrebbe potuto batterlo. Si è fatto eliminare oggi, proprio come Sinner, dal 22enne americano Tommy Paul.

Ci deve consolare soprattutto il fatto che la sconfitta odierna dell’allievo di Riccardo Piatti è un fatto normale nel suo percorso di crescita. E forse avrà il merito di fargli staccare un pochino gli occhi del mondo di dosso, una iper-attenzione alla quale si dovrà di sicuro abituare, che però in questi primi giorni degli Open d’Australia stava diventando davvero ipertrofica, con personaggi del peso di Federer, McEnroe, Nadal ecc. ecc. chiamati, un giorno per uno, a fare dichiarazioni su di lui, pronosticandogli un futuro da superstar.

Può essere che il vento impetuoso che oggi soffiava su Melbourne Park l’abbiano scatenato gli dei del tennis, per mettere in difficoltà il ragazzino, spedirlo fuori dal torneo e rimandarlo ad allenarsi duramente con gli amici-mentori del suo team perché la strada è senz’altro quella verso la gloria ma è ancora lunga, accidentata e prevede naturalmente di essere una salita. Sempre che uno voglia davvero arrivare in vetta.

L’immagine che fotografa il Sinner di oggi sul campo 22 di Melbourne, l’ultimo di tutto l’impianto, è chiarissima: lui che va a servire, lancia la palla verso l’alto (molto in alto, come è tipico del suo gesto) e poi la riprende in mano perché il vento l’ha spostata di un metro. Secondo tentativo: stesso esito. Al terzo, si arrotola con le spalle ossute, aggancia la sfera e la mette in campo. A metà della velocità e dell’efficacia che gli è solita.

Così contro uno come Marton Fucsovics, che ha vinto il titolo juniores a Wimbledon nel 2010 (dunque era una specie di Sinner 10 anni fa e ha impiegato poi 8 anni per entrare stabilmente tra i primi 100 del mondo) il compito era quasi impossibile. Anche perché il magiaro, che ha già dato negli ultimi due anni prova di giocarsela alla pari anche con i primissimi della classe, è in un’eccellente condizione di forma che gli ha permesso l’altro ieri di eliminare in quattro set Denis Shapovalov, il Sinner canadese, che è già n. 13 del mondo.

Il vento, come si sa, c’è per entrambi i contendenti in una partita di tennis. Però danneggia di sicuro di più chi ha un lancio di palla alto al servizio e gioca con poca rotazione, tirando forte dritto per dritto, cercando subito il vincente di precisione.
Avvantaggia per esempio Thiem e Nadal rispetto a Djokovic e Federer, giusto per fare un esempio visto in pratica nelle semifinali del Roland Garros 2019. E stiamo parlando di gente che ha dovuto giocare in quelle condizioni decine di volte e ha alle spalle decine e decine di Slam.

Sinner sicuramente una partita così non l’aveva mai dovuta affrontare. E se con il vento si sarà sicuramente cimentato più di una volta nei cinque anni di apprendistato con il tennis giovanile svolti da quando è all’Accademia di Bordighera, difficilmente avrà avuto dall’altra parte della rete un giocatore del peso e della qualità di Fucsovics.

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Oggi doveva provare a batterlo con una delle sue armi principali, il servizio, totalmente spuntata. Credo che i numeri in questo caso aiutino a spigare in un attimo: zero ace e quattro doppi falli, queste le statistiche odierne di Jannik. Dunque normale che abbia perso 6-4 6-4 6-3. Per uno come lui che ha ottenuto le entusiasmanti vittorie di fine 2019, tutte indoor, a suon di servizi vincenti e missili da fondocampo che pulivano le righe, è stata una partita ad handicap.

Bene. Una lezione importante. Giocare in queste condizioni purtroppo capita e gli ricapiterà. Pensate a Djokovic, che lo scorso anno a Parigi era in condizione sfolgorante, puntava a fare il grande Slam e in semifinale contro Dominik Thiem che cosa si è trovato ad affrontare? Una giornata di bufera, dove i suoi tracciati millimetrici parevano aeroplanini di carta impazziti e le raffiche da Coppa America lo avvolgevano in una nuvola di polvere rossa. Nole gioca con le lenti a contatto.

Il tennis è come la vita, sta insegnando Riccardo Piatti a Jannik. Se si vuole vincere uno Slam bisogna diventare grandi tennisti ma anche persone speciali, capaci di provare e riprovare. Per anni. Cadere e rialzarsi. Lavorare, migliorare, crescere. Il suo obbiettivo è che quest’anno Sinner giochi almeno 60 partite a questo livello: la posizione che raggiungerà in classifica gli interessa poco. L’esperienza di oggi aiuta a capire meglio il senso del suo discorso.

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Ora che tutti hanno acceso i riflettori sulla zazzera rossa di Jannik, non esiste più nemmeno l’effetto sorpresa: gli avversari lo rispettano, lo temono, si preparano ad affrontarlo. Come aveva fatto la settimana scorsa il francese Paire, 30 anni, n.21 del mondo, ad Auckland. L’aveva spuntata dopo tre set di lotta, il barbuto transalpino che poi era arrivato in finale. E’ in gran forma. Eppure è già fuori dal torneo anche lui, come Jannik. La sorte gli ha messo di fronte al secondo turno un certo Marin Cilic, di sicuro il più forte giocatore non compreso tra le 32 teste di serie, perché è ‘scivolato’ al n.39. Ma era n.3 e ha uno Slam nel palmares, gli Us Open 2014.

Il tennis è così. Ci vuole pioggia, vento e sangue nelle vene. E anche un po’ di buona sorte. Si gioca ogni settimana. Vince uno solo. Tutti gli altri perdono. E si va avanti. Jannik ha perso? Forza Jannik!

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