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Campioni next gen

Caro Jannik, ora addio 'effetto sorpresa'…

Tre giorni fa era la mina vagante del tennis mondiale, ora lo conoscono tutti, avversari e pubblico. I primi non si fanno sorprendere, il secondo, che ha riempito i 5000 posti dell’Allianz Cloud, si aspetta meraviglie ad ogni colpo. Anche quando gioca con gente più forte ed esperta

di | 08 novembre 2019

jannik Sinner ingresso in campo

Adesso non è più una sorpresa, né per gli avversari né per il pubblico. Adesso il gioco si fa davvero duro. Sono bastate tre partite alle Next Gen Atp Finals per cambiare tutte le prospettive di Jannik Sinner.

L’Allianz Cloud di Milano, stracolmo, era lì per vedere l’ennesima prova di straordinarietà del 18enne di Sesto Pusteria. Era lui, nella testa di tutti, il favorito della semifinale contro il serbo Miomir Kecmanovic, 20 anni (due più di Jannik), e n. 60 del mondo (35 posti più avanti dell’azzurrino). Uno che ha raggiunto i quarti di finale al Masters 1000 di Indian Wells, la finale nell’Atp 250 di Antalya (battuto poi da Lorenzo Sonego) e ha messo sotto l’allora n.6 del mondo Alexander Zverev al Masters 1000 di Cincinnati.

Insomma una grande promessa ma anche già un giocatore molto tosto che, giunto alle semifinali qui a Milano eliminando due top 100 come il norvegese Ruud e lo spagnolo Davidovich Fokina, di certo non avrebbe preso sottogamba l’esordiente Sinner. Specie dopo aver visto le due super prestazioni di Jannik dei giorni scorsi contro Tiafoe e Ymer.

Tant’è: quando diventi un’idolo sono, come gli diceva nelle cuffie il coach Riccardo Piatti, “c***i tuoi”. E se l’ambizione è quella di diventare n.1 del mondo ci sono tante prove da superare, tra cui quella di provare a sovvertire i pronostici tutti i giorni.

 

 

 

Il compito contro Kecmanovic si è presentato particolarmente ostico. Il serbo è giocatore di personalità, tira forte e con poca rotazione come Sinner e non ha mostrato timori reverenziali nei confronti di un pubblico corretto ma comunque schierato in blocco dalla parte del giocatore di casa. Ha cominciato disinnescando bene la battuta di Sinner con risposte bloccate, gesti brevi ma efficaci a parare la palla, dandole profondità senza grande spinta. Una soluzione che ha disturbato efficacemente l’attitudine dell’altoatesino ad aggredire subito con forza, aggiungendo spinta alle veloci risposte avversarie.

Poi ha apertamente sfidato Jannik nel braccio di ferro dalla riga di fondo, spuntandola in più di un’occasione. La magia del novizio era bella che finita: cominciava la battaglia vera, quella che Sinner dovrà affrontare torneo dopo torneo , anno dopo anno in un circuito popolato da vecchi fenomeni (i Federer, Nadal, Djokovic, Murray, Wawrinka…) e giovani leoni all Kecmanovic, gente più inesperta ma a sua volta talentosa e piena di energia, pronta a esplodere.

La prova di oggi è stata un tassello di esperienza importante. Se i “vecchi” possono temerlo (o essere sorpresi) per la sua freschezza, i coetanei (o poco più) non avranno quel tipo di timori. Dovrà metterli sotto. Punto. O essere messo sotto. Con Kecmanovic ha stretto i denti all’inizio poi ha tirato fuori i soliti colpi-coniglio dal cappellino magico. E i milanesi hanno fatto “ooh”.

Di certo ha impressionato la sua capacità di reggere sin da subito il ruolo della star: ha assorbito energia dai 5000 dell’Allianz Cloud quando lo incitavano e digerito i fragori di delusione quando sbagliava il colpo. Perché gli idoli non devono sbagliare mai. Si è messo tutti sulle spalle e ha fatto la sua partita. Per uno che potrebbe ancora giocare nei tornei juniores, un’incredibile prova di maturità

Alla fine ha avuto perfino la grazia e la lucidità di dedicare la vittoria al suo coach, Riccardo Piatti, che ha compiuto oggi 61 anni, lì nel suo angolo. Un gran bel modo di dire "tanti auguri". 

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