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Campioni next gen

Davidovich Fokina, il biondo spagnolo che incanta

Potenza, esuberanza e grande dedizione al lavoro, Alejandro è un cocktail di culture pronto a esplodere. Spagnolo di nascita, con madre russa e padre svedese, Alejandro deve tutto alla sua famiglia.

di | 18 settembre 2019

Alejandro Davidovich Fokina

A un passo dal primo grande obiettivo della carriera, ma con lo sguardo che mira alle stelle. Alejandro Davidovich Fokina, 20 anni compiuti a giugno, è ormai a ridosso della Top 100 e non intende fermarsi. Potenza, esuberanza e grande dedizione al lavoro, Davidovich è un cocktail di culture pronto a esplodere. Spagnolo di nascita, con madre russa e padre svedese, Alejandro deve tutto alla sua famiglia. “I miei genitori rappresentano il pilastro della mia vita e della mia crescita - ha raccontato -. Le loro diverse culture mi hanno dato tanto sotto tutti i punti di vista, anche se io sono spagnolo e mi sento profondamente spagnolo. Non a caso il mio idolo è David Ferrer: la sua capacità di stare in campo, lottare con correttezza e grinta, è un modello incomparabile”. A inizio 2019 veleggiava intorno al numero 250 del mondo e oggi, grazie al suo primo titolo challenger conquistato a Siviglia, è giunto alla piazza numero 108 del ranking Atp. A distanza di un rovescio lungolinea vincente (suo marchio di fabbrica) dal sogno. Un sogno pronto a divenire realtà nelle prossime settimane.

La racchetta del grande magazzino

Nato a Cala del Moral (Malaga) il 5 giugno 1999, Alejandro Davidovich Fokina è cresciuto a pane e tennis. “Credo di aver preso in mano la mia prima racchetta intorno ai due anni – racconta il giovane spagnolo – ed era più grande di me. Fu mio padre Eduard, ex pugile, a farmi provare. Non ha mai voluto, invece, che salissi sul ring, evitandomi di essere preso a pugni in faccia. Mio papà mi ha insegnato i rudimenti tennistici, ma il mio primo maestro è stato Gustavo Casero. Sino agli 11 anni mi sono allenato con Manolo Rubiales, mentre oggi il mio coach è Jorge Aguirre”. La famiglia Davidovich è di umili origini, tanto che da bambino il biondissimo Alejandro gioca i tornei con una racchetta da pochi euro acquistata in un grande magazzino.

L'oro di Wimbledon (juniores)

Nel marzo del 2015 disputa il suo primo evento Itf under 18 in un G2 spagnolo e, dopo essere partito dalle qualificazioni conquistando complessivamente 7 vittorie consecutive, si ferma in finale. Nell’aprile 2016 giunge la finale nel prestigioso Trofeo Juan Carlos Ferrero, una vera istituzione in Spagna, dove viene stoppato dal ‘gemello’ Nicola Kuhn (altro iberico, biondo, di origine straniera). Un anno dopo torna in finale nel medesimo evento, alzando stavolta le braccia al cielo. Davidovich si presenta nel 2017 all’All England Club e, senza perdere un set, domina il torneo di Wimbledon juniores dal primo all’ultimo turno battendo in finale l’argentino Axel Geller 7-6 6-3. Parola d’ordine: talento.

Maturità è continuità

Il 2019 di Alejandro Davidovich Fokina è stato ricco di brillanti vittorie, ma è la continuità ad alto livello a palesare un riconoscibile salto di qualità. In stagione vanta un record di 38 vittorie e 22 sconfitte. L’exploit che maggiormente si ricorda è quello dell’Atp 250 di Bastad, che ha visto il ventenne spagnolo spingersi sino alle semifinali dopo aver battuto Gael Monfils. Nei primissimi mesi di professionismo Alejandro era solito tirare tutto e si scioglieva alle prime difficoltà, mentre adesso è sempre pronto a imparare, a confrontarsi, a vivere il suo tennis in maniera matura e convinta. Parola d’ordine: consapevolezza.

Prima la persona, poi il tennista

Le Next Gen Atp Finals rappresentano un obiettivo importante per Davidovich, attualmente alla piazza numero 12 della ‘Race to Milano’ e sostanzialmente appaiato a Jannik Sinner (che ha ricevuto una wild card per l’evento). La rincorsa al 'Master' degli under 21 è tutt’altro che impossibile, anche considerando la capacità dell'iberico di poter conquistare punti pesanti su tutte le superfici. Un obiettivo, ma non un’ossessione, per un ragazzo intelligente e ricco di talento. “Voglio crescere prima di tutto come uomo, poi verrà il tennista”.
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