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Campioni next gen

New York lancia Alexei, obiettivo numero 1

L'australiano (di origini russe) Popyrin dimostra di essere uno dei Next Gen più interessanti del momento. Ottimo mix di culture e scuole tennistiche, ha tutto per sfondare ad alto livello. In Italia si è pure allenato per un periodo, e agli Us Open ha messo paura a Berrettini...

di | 07 settembre 2019

Alexei Popyrin

Cittadino del mondo, ad appena vent’anni. Nato a Sydney da genitori russi, Alexei Popyrin (qui una gallery) è l’esempio perfetto di modernità e globalizzazione. Dall’Australia a Dubai, passando per Alicante, Bordighera e Nizza. Un mix effervescente di culture e tradizioni da assorbire, giorno dopo giorno, per crescere e imparare. Dopo una brillante carriera da Junior, impreziosita dal successo al Roland Garros nel 2017, il giovane australiano si è lanciato nel tennis “dei grandi”, dove negli ultimi due anni ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per poter dire la sua.

Idolo Del Potro

Sabato 31 agosto 2019, US Open. Sul Campo n. 17 del Flushing Meadows – Corona Park di New York, Matteo Berrettini ha appena impiegato tre ore e quaranta minuti per avere la meglio in quattro set di questo ragazzone australiano che scaglia servizi e dritti in grado di ricordare quelli del suo idolo Juan Martin Del Potro. In realtà, però, quelle fra Popyrin e l’Italia del tennis non sono più presentazioni ufficiali, già archiviate tempo addietro. Ma andiamo per gradi.

Alexei e l'Italia

È il 5 agosto del 1999 quando a Sydney nasce il piccolo Alexei. Papà Alex e mamma Elena, russi emigrati in Australia dopo lo smantellamento dell’Unione Sovietica, sono già pronti a fare le valige. Dopo aver iniziato a giocare a tennis all’età di 5 anni sui campi della Kim Warwick Tennis Academy, la famiglia si trasferisce a Dubai, dove Alexei continua ad allenarsi con l’indiano Zeeshan Ali. Due anni da ball boy nel torneo Atp degli Emirati Arabi gli consentono di palleggiare con l’ex numero 1 del mondo Jim Courier in un centrale colmo all’inverosimile, respirando l’aria profumata dei grandi eventi. Il viaggio, però, è appena cominciato. Prima la Img Academy di Nick Bollettieri, poi il trasferimento ad Alicante (con un vicino di casa come il connazionale Alex De Minaur), quindi l’approdo a Bordighera per un’esperienza biennale con coach Riccardo Piatti. Una sinergia immediata e vincente, testimoniata dalla finale raggiunta negli Internazionali BNL d’Italia under 12 e i successi a Porto San Giorgio e Padova a livello Tennis Europe.
Di statura notevole (196 centimetri per il sito ufficiale dell’Atp), potente e con un dritto fulminante, la carriera di Alexei Popyrin prosegue a Nizza sotto lo sguardo attento di Patrick Mouratoglou. Il 2017 è la stagione del grande salto. Ben 22 i successi consecutivi collezionati fra Casablanca, Trofeo Bonfiglio, Roland Garros Junior e Mragowo, dove arriva il primo titolo da professionista. Un risultato, quello conseguito sulla terra rossa polacca, che gli consente di affacciarsi tra i primi 1000 del mondo, chiudendo l’anno da numero 622 del ranking. Un passo dopo l’altro la scalata continua. Arrivano il primo match a livello Atp (nella sua Sydney), l’esordio in uno Slam (grazie alla wild card per gli Australian Open) e la vittoria del Challenger di Jinan. Varcata la soglia della top 200, è il momento per togliersi una nuova, grande soddisfazione. Sul cemento indoor di Basilea, Popyrin batte in due set Matthew Ebden, facendo registrare il suo primo successo nel circuito maggiore.

Presente e futuro

Coronato il sogno di una vittoria in Coppa Davis (a febbraio, nel successo per 4-0 ad Adelaide sulla Bosnia) e l’ingresso in top 100 (con un best di numero 87 raggiunto a luglio grazie ai quarti di finale nell’Atp 250 di Atlanta), il 2019 di Popyrin prosegue a vele spiegate. Un percorso, il suo, già così vario e affascinante nonostante la giovane età. Grande tifoso dell’Everton e dei Portland Trail Blazers, Alexei adora rilassarsi mangiando Sushi e ascoltando Ed Sheeran, il suo cantante preferito. Divertente e timido allo stesso tempo, la testa e i colpi sono quelli di un “Next Gen” dal futuro radioso e dalla mentalità vincente. “Giro il mondo da una vita – ha dichiarato in diverse occasioni – e mi piace tantissimo. Adoro conoscere nuove lingue e nuove culture. Conosco i miei limiti e ho imparato ad accettarli. Non esiste una superficie preferita, se voglio essere il numero uno devo imparare a giocare al meglio ovunque”.
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