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Campioni next gen

Per il dopo Nole? C’è Kecmanovic

Djokovic ha detto di sperare di diventare longevo come Federer, ma quando dirà basta chi potrà raccoglierne il testimone? Il migliore serbo della Next Gen risponde al nome di Miomir Kecmanovic, classe ’99, top-70 ATP. Cresciuto da Bollettieri e già fenomeno junior, toccherà a lui mantenere la bandiera serba nel tennis di vertice.

di | 17 luglio 2019

Miomir Kecmanovic

“Roger ha anni 37 ed è un esempio per tutti. Spero di poter diventare anche io così longevo”. Sono passate poche ore dall’incredibile finale di Wimbledon, ma ancora riecheggiano le parole dei due protagonisti. Djokovic si è complimentato così con Federer per la capacità, a 37 anni suonati, di tenere dal punto di visto fisico un match di tale portata, sperando di poter fare lo stesso in futuro. Ma la domanda è: Novak giocherà davvero per altri 6 anni? In attesa di scoprire se in futuro avrà le giuste motivazioni per continuare così a lungo, in Serbia ci si chiede chi potrà prenderne il testimone, pesantissimo perché in mano all’attuale dominatore del circuito. Al momento nella classifica mondiale Atp c’è un solo giocatore della Next Gen proveniente dalla Serbia: il suo nome è Miomir Kecmanovic, e potrebbe essere l’uomo giusto. Classe 1999, finalista poche settimane fa ad Antalya (sconfitto dal nostro Lorenzo Sonego), è stato in vetta al ranking junior under 18 ed è già, a 19 anni, tra i primi 70 della classifica mondiale.

Da Belgrado alla Florida

Miomir nasce a Belgrado il 31 agosto 1999 da Dragutin e Maja, entrambi medici chirurghi. Il tennis entra nella sua vita all’età di 6 anni quando, profondamente annoiato durante una vacanza in famiglia sul monte Zlatibor, viene portato per la prima volta in campo dai nonni. Un vero e proprio colpo di fulmine con il tennis cambia la vita del piccolo Miomir, che già da giovanissimo inizia a vincere tornei in tutta la Serbia. Nel 2013 l’agente Alexei Nikolaev nota Kecmanovic in un torneo in Russia, e se ne innamora tennisticamente. “La sua tecnica era già di alto livello - racconta Nikolaev - ma ciò che mi impressionò fu la sua capacità di vincere il torneo malgrado nei primi giorni avesse sofferto di un infortunio abbastanza serio. Miomir ha grandissima motivazione e non ha paura di nulla”. Pochi mesi dopo Kecmanovic si trasferisce in Florida, alla IMG Academy, agli ordini di coach Josè Lambert. “Non credo che i miei genitori fossero felici della mia partenza – avrebbe raccontato - ma hanno capito subito che era la mia grande occasione per diventare un tennista professionista”.

Fenomeno junior

L’esordio under 18 a livello internazionale giunge nell’ottobre del 2013 quando Kecmanovic, appena quattordicenne, si presenta al via nel torneo di Grado 4 di Boca Raton, nel quale viene sconfitto da Daniel Maese. L’esordio negativo non traumatizza il serbo, che vince le successive 26 partite conquistando quattro titoli e una finale. Il primo grande trionfo giovanile giunge all’Orange Bowl del 2015, quando supera uno dopo l’altro tre grandi talenti ‘Next Gen’ quali De Minaur, Blanch e Tsitsipas. A livello Slam il miglior risultato è la finale raggiunta a New York nel 2016, sconfitto dall’enfant prodige canadese Felix Auger-Aliassime. Il serbo, dopo sette titoli a livello under 18, raggiunge l’inevitabile vetta del ranking junior il 21 novembre 2016 a 17 anni appena compiuti. L’anno successivo si qualifica per la sua prima finale Futures, a Orange Park, dove viene sconfitto da Shapovalov. Il 2017 è la stagione del primo titolo da professionista, conquistato a Sunrise perdendo un solo set. Il resto è storia: quarti di finale a Indian Wells da lucky loser e finale ad Antalya.

“Ho ammirato Novak Djokovic per anni – ha spiegato –, e recentemente mi sono potuto confrontare con lui. I suoi consigli e il modo in cui mi ha spronato a lavorare ogni giorno nel migliore dei modi, sono stati fondamentali per la mia crescita. Non posso che ringraziarlo. Novak è una persona straordinaria, confrontarmi con lui è un privilegio”. Da idolo inarrivabile a punto di riferimento, la figura di Djokovic è cambiata agli occhi del giovane Miomir. Negli anni sono stati tanti i tennisti serbi che hanno provato a farsi valere nel circuito, da Dusan Lajovic a Filip Krajinovic, passando per Laslo Djere e Nikola Milojevic, ma nessuno ha palesato realmente le stimmate del predestinato. Il percorso verso la gloria di Kecmanovic è ricco di insidie, ma finché Djokovic sarà in campo l’attenzione sarà per lui e le pressioni – per gli altri – saranno ridotte al minimo, permettendo al giovane serbo di migliorare senza eccessiva fretta. A Wimbledon, al secondo turno, è stato costretto al ritiro per un problema alla caviglia contro Benoit Paire e non è ancora rientrato nel circuito. Ma sta bene: sta partecipando negli Stati Uniti al World Team Tennis, campionato statunitense a squadre che lo vede impegnato coi Lasers di Springfield, campioni in carica. Le prossime settimane, invece, dovrebbero vederlo aprire la tournée nordamericana, ad Atlanta e Washington. Un passo per volta, con il mirino rivolto al gotha. Ripercorrere le orme di Djokovic sarà impossibile, ma la Serbia potrebbe aver finalmente trovato un potenziale Top-10 del futuro.

Ho ammirato Djokovic per anni, e recentemente mi sono potuto confrontare con lui. I suoi consigli, e il modo in cui mi ha spronato a lavorare ogni giorno al massimo, sono stati fondamentali per la mia crescita.
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