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Sinner: "Non mi interessa la celebrità, voglio spingere i bambini a giocare a tennis"

L'Equipe ha pubblicato una lunga intervista a Jannik Sinner. Ecco le sue risposte sul rapporto con la celebrità e la passione per la competizione

di | 29 giugno 2024

Un primo piano di Jannik Sinner (Getty Images)

Un primo piano di Jannik Sinner (Getty Images)

"In allenamento cerco il più eseguire di eseguire colpi che prodicano un bel suono. Per me parte tutto da lì. Serve che il suono sia pieno, non mi piace quando la palla gratta. Poi in partita serve scegliere il colpo giusto al momento giusto, ma in allenamento l'obiettivo è avere buone sensazioni. E per me le buone sensazioni cominciano dal suono". Parola di Jannik Sinner, che ha concesso al magazine dell'Equipe, uno dei più autorevoli quotidiani sportivi europei, una lunga intervista realizzata durante il torneo di Indian Wells e pubblicata solo oggi.

Due aspetti sono particolarmente interessanti: il suo rapporto con la popolarità e il gusto per la competizione, non solo sul campo da tennis. Sinner conferma di non guardare troppo i social network, perché "lì non c'è la vita vera". Li usa solo come strumento di lavoro, fanno parte del suo essere professionista che richiede anche, ad esempio, obblighi verso gli sponsor. Essere celebre, dice, "non mi interessa. Che io abbia decine o milioni di follower, avrò sempre vicino la mia famiglia e le persone che mi vogliono bene, i miei amici che mi conoscono da quando ero bambino. A loro sarò fedele sempre. Di tutto il resto si può fare anche a meno". 

Non c'è dubbio, però, che la sua dimensione oggi sia quella di una star in Italia e non solo. Lo dimostra uno dei tanti episodi che ha avuto modo di vivere, che ricorda nell'intervista. E non può essere l'evento organizzato da Gucci a Wimbledon in cui ha incontrato le stelle di Hollywood Salma Hayek e Ryan Gosling, premio Oscar per il ruolo di Ken nel film "Barbie".

"L'anno scorso dopo la vittoria in Coppa Davis sono andato a San Siro a vedere una partita del Milan. I tifosi della Curva Sud sapevano che sarei andato allo stadio e hanno scritto il mio nome. Non me l'aspettavo proprio. Sentire 70 mila persone che cantano il tuo nome è incredibile: per me poi in quel momento ancora di più, essendo tifoso del Milan" ha detto.

"Spero che la gente non mi veda solo attraverso i miei risultati sportivi, ma anche attraverso quello che trasmetto come persona - ha sottolineato -. Anzi questo aspetto è ancora più importante. Essere conosciuto solo per essere conosciuto non mi interessa. Mi piace essere una fonte di ispirazione, spingere sempre più bambini a prendere in mano una racchetta e giocare. Più bambini giocano, meglio sarà per il futuro del tennis italiano".

Indubbiamente, da sempre, Sinner trasmette un evidente amore per la competizione, insieme a un assoluto rispetto per il gioco. E' l'amore che lo spingeva a migliorare giorno dopo giorno sugli sci, e che adesso alimenta anche le sue gare sui kart con gli amici. "Mi piace l'adrenalina, il controllo che hai sul kart, la gestione delle traiettorie. Tutto dipende da te - ha detto -. Poi adoro la competizione, andare in pista con gli amici e provare ad essere più veloce di loro è piacere puro".

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Eppure in campo è tutt'altro che un giocatore adrenalinico. Trasmette l'idea di una forza tranquilla, di un controllo dei colpi e delle emozioni sempre più sviluppato. "Quando ho cominciato a conoscermi meglio, a capire come funzionava il mio cervello, ho iniziato anche a sentirmi meglio ion campo - ha detto -. Naturalmente ci sono sempre momenti difficili da affrontare ma non devi mai dimenticare una cos: di fronte hai un avversario che ti osserva. Se gli dai delle informazioni, possono aiutarlo ad alzare il suo livello di giooco. Cerco di mostrare una "faccia da poker", ma questo non mi impedisce di incoraggiarmi, di alzare il pugno, di urlare dopo uno scambio vinto, di chiamare il pubblico che è lì anche per vedere uno spettacolo".

Tutti segni di una maturità personale e tecnica, di un percorso lineare e consapevole di evoluzione. "Uno dei miei principali miglioramenti - ha concluso - sta nella capacità di andare a rete, nel come riuscire a finire più spesso il punto con una volée. Questo ha fatto una differenza enorme nel mio gioco e nella mia convinzione. Per quanto tu possa lavorarci in allenamento, alla fine è tutta una questione di coraggio in campo. Per questo, in partita, mi forzo ad andare a rete anche quando non mi sento proprio convinto. Però mi dico: mi aiuterà in futuro. E se lo vedi come qualcosa che un domani ti servirà, è più facile essere 'coraggiosi'. Se invece ti concentri solo sul risultato immediato, allora osare diventa molto più difficile".

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