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Verso Torino: Sinner decolla, i "nuovi" Fab3 no. Alcaraz e Rune ora frenano

Un futuro a tre che stenta a delinearsi, in una rivalità in cui a un mese dall'inizio delle Atp Finals, l'italiano può vantare qualche certezza. Per gli altri è diventata una corsa a ostacoli

di | 19 ottobre 2023

La stretta di mano tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz dopo la semifinale del China Open di Pechino (Getty Images)

La stretta di mano tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz dopo la semifinale del China Open di Pechino (Getty Images)

La fortuna è stata qualificarsi presto, per queste Atp Finals. Nessuna rincorsa disperata come accaduto l'anno scorso, nessun rush finale. Il pass staccato da Jannik Sinner il Masters Finals di fine stagione con oltre un mese d'anticipo, oggi, alla luce dei risultati e della condizione degli altri aspiranti a un posto, racconta di un risultato tutt'altro che scontato, tanto in chiave individuale quanto nella prospettiva di una rivalità a tre con coloro che tutti hanno desginato come i dominatori della prossima decade del circuito: Carlos Alcaraz e Holger Rune.

Lo spagnolo, che un anno fa di questi tempi aveva appena festeggiato a New York il suo primo Grand Slam in carriera, dopo il bis offerto la scorsa estate a Wimbledon è andato incontro a un'estate priva di squilli, scandita da piccoli acciacchi ed eccitata dalle prime, inattese, sconfitte. L'ultimo suo forfait dall'Atp500 di Basilea per un problema alla pianta del piede e un'infiammazione al muscolo del gluteo, non è stato il solo campanello d'allarme di un 2023 in cui il murciano ha cominciato a fare i conti con un fisico la cui fibra pareva indistruttibile. Ranking e risultati restano comunque eccellenti, così come lo status di n.2 del mondo.

Ma con Novak Djokovic fermo ai box, lo swing cinese per Carlitos avrebbe potuto coincidere con un nuovo assalto allla leadership del ranking, tenendo accesa una sfida il cui apice si sarebbe vissuto tra Bercy e Torino. La sconfitta a Pechino contro Sinner - la quarta in sette scontri diretti - e quella a sorpresa patita da Grigor Dimitrov a Shanghai, hanno invece tinto d'amaro l'esordio di Alcaraz in Cina raffreddando le sue ambizioni, ora rivestite da nuove riflessioni e nuova consapevolezza.

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Più severo il bilancio di Holger Rune. Inaugurato il 2023 da top10, per il danese questa stagione avrebbe dovuto essere quella della consacrazione. Del consolidamento nell'elite del tennis e, perché no, quella in cui provare un colpaccio più volte annunciato a parole e dichiarato imminente. Per il figlio di mamma Aneke, fatale invece è stata la primavera, portatrice di un infortunio trascurato e cronicizzatosi poi in una protrusione discale della quinta vertebra lombare. Dopo il quarto di finale perso a Wimbledon contro Casper Ruud, la stagione del danese ha assunto i contorni di una mappa costellata di premature sconfitte: Toronto, Cincinnati, Us Open, Pechino, passando dalla debacle in Davis contro Thiago Monteiro per concludersi a Shanghai e infine a Stoccolma.

L'innesto di Boris Becker nel suo team è una scelta la cui bontà solo il tempo potrà chiarire. Resta invece l'approssimazione con cui ci si è approcciati a un problema che se preso per tempo avrebbe lui evitato quel calvario di sconfite che se da un lato non ne ha pregiudicato il ranking, dall'altro lo espone ora al rischio di veder compromessa la sua qualificazione alle Atp Finals, nella cui Race al momento occupa l'ottavo e ultimo posto disponibile.

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Per Rune, al contrario di Amleto, la fortuna è però stata sin qui tutt'altro che "oltraggiosa". Anzi. Se gli altri candidati in corsa per un posto per le Finals - Hurkacz, Ruud, Fritz - non fossero incappati in quel di Tokyo in quei passi falsi che ne hanno compromesso l'accesso ai quarti, il giovane danese già dal prossimo lunedi avrebbe rischiato di venir scalzato fuori dai top8. Invece, dopo il debutto shock di Alexander Zverev, la concorrenza non è riuscita a sfruttare il suo passo falso con Hurkacz, Rudd e Fritz tutti usciti prematuramente dal torneo, accomunati oggi da speranze più flebili di quelle che tengono incollate le foglie d'autunno ai rami presto spogli. Questione di tempo, quindi, Vienna, Basilea e poi Bercy per definire il campo dei partecpanti di quest'anno. Con Jannik Sinner, forte dell'esperienza maturata dodici mesi fa, quest'anno nella doppia veste di spettatore interessato e arbitro della contesa.

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