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Per il quinto anno di fila i Fab Four occupano le prime 4 posizioni del ranking mondiale: Djokovic è il re di Melbourne, Nadal di Parigi, Federer di Wimbledon e Murray dell'Open degli Stati Uniti.
di Luca Marianantoni | 16 novembre 2023
Semifinali e finale sono autentiche maratone. La più corta è quella tra Federer e Nadal, 3 ore e 42 minuti. Match asfissiante, Roger le prova tutte, con ogni tattica possibile, ma Rafa è un demonio. A decidere è il tie-break del terzo set finito allo spagnolo e con un Federer ballerino con la prima di servizio e troppo fragile di rovescio. L'altra semifinale invece dura 4 ore e 50 minuti, ed è la partita dalle 50 palle break: 9 quelle sfruttate da Nole, 7 da Murray. Lo scozzese conquista svariate battaglie, ma alla fine la guerra e del serbo 7-5 al quinto.
Di energie, i due finalisti, ne hanno talmente tante che la finale diventa la più lunga della storia: 5 ore e 53 minuti con una serie infinita di emozioni. Rafa, come sempre, parte forte, Nole invece va del suo passo e quando entra in carburazione sono dolori. Sul 4-3 del quarto Nole ha tre palle break per andare a servire per il match, ma Rafa non si piega, spinge ancora con più veemenza uscendo dalla palude e facendo suo il tie-break per 7 punti a 5. Il testa a testa dura fino al 5 pari del quinto, Nadal mette in rete un debolissimo rovescio slice e Nole può servire per il match. Con il rovescio Nole annulla una palla break, con un nastro fortunoso arriva al match point, con il dritto firma l'impresa da supereroe. Dopo l'abbraccio con Rafa, Nole si strappa di dosso la maglietta. E' ancora lui l'uomo più forte del mondo.
Sfumata la vittoria a Indian Wells (battuto in semifinale da Isner), Nole si conferma a Miami su Murray, ma l'uomo più in palla del momento torna Roger Federer che vince in successione Rotterdam, Dubai e Indian Wells (batte Rafa in semifinale e Isner in finale), prima dello scivolone di Miami contro Andy Roddick.
Rafa, a digiuno di vittorie da Parigi, ritrova il sorriso nel feudo porta fortuna: l'ottavo titolo a Monte Carlo è una questione di game, 6-3 6-1 la finale monstre su Djokovic, battuto nuovamente dal maiorchino dopo sette dolorose sconfitte. Nadal passa a raccogliere il trofeo anche a Barcellona, preparando l'assalto al doppio forziere di Madrid e Roma. Alla Caja Magica però non trova la solita terra rossa, ma quella blu voluta provocatoriamente da Ion Tiriac. Sembra di giocare sul ghiaccio, si scivola molto. L'unico che riesce ad addomesticarla è Roger Federer: Nadal esce al secondo turno con Verdasco, Djokovic ai quarti con Tipsarevic, Roger vince un match duro all'esordio con Raonic (7-6 al tie-break) e una finale in rimonta sull'ottimo Berdych (3-6 7-5 7-5). Il rosso vero restaura l'impero di Rafa che vince per la sesta volta al Foro su Djokovic.
Al Roland Garros il maiorchino fa terra bruciata e in semifinale distrugge il povero David Ferrer, il quale esce dal campo asfissiato e con appena cinque game all'attivo. Dall'altra parte del tabellone si duella all'ultimo sangue: Federer va sotto due set nei quarti prima che furia di Juan Martin Del Potro si plachi, Nole invece è più volte con un piede nella fossa: agli ottavi recupera due set all'italiano Andreas Seppi, ai quarti annulla quattro match point (2 sul 4-5 e 2 sul 5-6 nel quarto set) a Tsonga. Quando Djokovic trita Federer in semifinale, la quarta finale Slam di fila tra il serbo e lo spagnolo è realtà.
Dopo la maratona di Melbourne, il clan serbo è autorizzato a pensare sempre più in grande. La terra di Parigi però ha un debole per Rafa che ha una sola tattica: scoraggiare il serbo fin dal primo "15". Rafa gioca per due ore da favola fino all'arrivo della pioggia sul 6-4 6-3 2-0. Alla ripresa il serbo cambia registro, piazza otto game filati e si porta un break avanti al quarto (2-1) prima di un nuovo rinvio. Lunedì Rafa apre con il contro break e chiude 7-5 firmando il settimo sigillo e il 50° titolo della carriera.
Ad Halle Federer scivola in finale contro l'amico Tommy Haas, a Eastbourne Roddick batte in finale Seppi e al Queen's Nalbandian viene squalificato in finale contro Cilic per un calcio a un cartellone pubblicitario che sbatte violentemente sulle gambe di un giudice di linea ferendolo.
A Wimbledon Rafa vive l'inizio di un lungo calvario che lo tiene lontano dai campi per sette mesi: la sua avventura finisce già al secondo turno contro il ceco Lukas Rosol autore di 3 ace nell'ultimo game. Torneo in salita anche per Roger Federer, per sei volte a due punti dalla sconfitta contro Julien Benneteau. Al turno successivo Federer è costretto al medical time out per risolvere un problema alla schiena durante la sfida con Malisse, vinta comunque in quattro set. In semifinale Roger distrugge Djokovic e in finale trova Murray, il primo britannico a un passo dal titolo da Bunny Austin, battuto nella finale del 1938 da Don Budge.
I presupposti per eguagliare Fred Perry, campione nel 1936, ci sono tutti. Murray parte fortissimo, vince il primo set e sul 4 pari del secondo si procura 2 palle break che Federer cancella prima di pareggiare il conto dei set. Sull'1-1 del terzo incomincia a piovere, il tetto viene chiuso e la partita cambia padrone. Il break nel sesto gioco lancia lo svizzero avanti due set a uno, poi a inizio di quarto set Federer salva una palla break volando verso il settimo sigillo a Wimbledon e il 17° Slam. Il successo gli vale anche la prima posizione mondiale e l'aggancio alle 286 settimane record di Pete Sampras in testa alla classifica Atp.
Il 22 luglio Roddick vince l'ultimo torneo della carriera battendo Gilles Muller in finale ad Atlanta e la settimana successiva il circuito torna a Wimbledon, vestito a festa per i Giochi Olimpici di Londra. Senza Rafa, il posto del quarto incomodo lo prende Juan Martin Del Potro che arriva sparato alle semifinali: contro Federer, l'argentino gioca nuovamente la partita della vita, un match di 4 ore e 26 minuti (il più lungo di sempre al meglio dei tre set) che però perde 19-17 al terzo. Roger è prosciugato e in finale concede la rivincita a Murray che, dopo aver fatto fuori Djokovic con un doppio 7-5, passa agile sullo svizzero per 6-2 6-1 6-4.
Djokovic e Federer vanno a segno nei due Masters 1000 estivi: Nole vince l'Open del Canada su Gasquet e Roger trionfa a Cincinnati su Djokovic. A Flushing Meadows l'unico che sorride è Andy Murray che con merito va a colmare un vuoto secolare. Lo scozzese batte Bogomolov, Dodig, Lopez (in quattro set e tre tie-break), Raonic, Cilic, Berdych e Djokovic in finale. Una maratona di 4 ore e 54 minuti che riporta un britannico sul più alto gradino di uno Slam 76 anni dopo la vittoria di Fred Perry a Forest Hills 1936.
Federer regge in testa al ranking fino al 4 novembre portando il record a 302 settimane, ma la sconfitta in semifinale a Shanghai con Murray e quella in finale a Basilea con Del Potro gli impediscono di lottare con Djokovic per il titolo di numero 1 dell'anno che va a al serbo grazie ai successi di Pechino, Shanghai e alle Atp World Tour Finals (il Masters) in finale su un buon Federer.