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Il nuovo Millennio si apre all'insegna di Agassi che vince in Australia ed è marchiato a fuoco da Pete Sampras, re di Wimbledon per la settima volta. A Flushing Meadows invece esplode la stella di Marat Safin.
di Luca Marianantoni | 01 novembre 2023
Il 13 febbraio il diciottenne Roger Federer gioca a Marsiglia la prima finale della carriera cedendo al tie-break del terzo set al connazionale Marc Rosset. Agassi tira il fiato, perde da Clavet a Scottsdale, da Arazi al primo turno di Indian Wells e da Kuerten in semifinale a Key Biscayne. Sampras ha un problema all'anca, salta la coppa Davis, si ritira da Scottsdale, perde da Enqvist nei quarti a Indian Wells, ma è in splendida forma a Miami che vince lottando come un leone contro l'ottimo Kuerten.
Il brasiliano, dopo l'imprevista sconfitta all'esordio di Monte Carlo contro Kucera, gioca una grande edizione degli Internazionali d'Italia eliminando i più forti di Spagna (Albert Costa e Alex Corretja): ma il giorno della finale il più in forma si dimostra Magnus Norman che vince in quattro set. Ad Amburgo Kuerten si vendica alla grande nei quarti lasciando allo svedese solo sei game, poi batte Pavel in semifinale e Safin in finale 7-6 al quinto. Al Roland Garros la pazienza di Kuerten è messa a dura prova, ma ogni volta si supera con intelligenza e con quella sana spavalderia che trapela dal radioso sorriso. Nei quarti è sotto due set a uno e 2-4 al quarto contro il pestifero Kafelnikov prima d'infilare 10 degli ultimi 12 game. In semifinale è ancora sotto due set a uno contro Juan Carlos Ferrero, ma domina alla distanza. In finale ritrova ancora l'indomito Magnus Norman: Kuerten arriva al match point sul 5-4 del quarto, ma la sfida dura altri 45 minuti nei quali lo svedese annulla in totale 10 match point: tre sul 4-5, quattro sul 5-6 e tre sul 6-3 del del tie-break. Sull'undicesimo Norman mette in corridoio il dritto e Kuerten abbraccia la coppa dei Moschettieri.
Il campione uscente Agassi lascia Parigi al secondo turno, battuto da Kucera, e si ritira per un problema alla schiena al secondo turno del Queen's concedendo una storica vittoria a Gianluca Pozzi. A Wimbledon Sampras va a caccia dei 7 titoli di William Renshaw con in cascina una modesta finale persa al Queen's contro Hewitt. A Church Road la musica è diversa. Dopo la vittoria in quattro set contro l'imprevedibile Kucera, Sampras accusa la solita tendinite alla caviglia e nel primo set della sfida di terzo turno contro Justin Gimelstob subisce addirittura due break, ma vince in quattro set. E in semifinale gli sono sufficienti 99 minuti per eliminare il qualificato bielorusso Vladimir Voltchkov (numero 237 del mondo).
E' un torneo frizzante con molte partite divertenti. Gli inglesi salutano Rusedski, superato 9-7 al quinto da Vincent Spadea, il quale arriva a Wimbledon con una serie di 21 sconfitte di fila: Rusedski serve per il match sul 7-6 ma si arrende a 15 doppi falli e a 17 palle break sprecate su 19. Al secondo turno Agassi salva due match point a Todd Martin sul 4-5 del quinto (dopo essere stato sotto 2-5) e chiude 10-8. Al terzo turno Philippoussis vince 20-18 al quinto set contro Schalken in 4 ore e 59 minuti nel più lungo match giocato in un solo giorno nella storia di Wimbledon. Philippoussis arriva stremato alla sfida dei quarti e soccombe ad Agassi. Se la semifinale tra Sampras e Voltchkov è impalpabile, quella tra Rafter e Agassi fa impazzire il Centre Court. I servizi e le volée di Rafter contro le risposte e i passanti di Agassi producono un match scintillante con l'ultima frazione vinta dall'australiano per 6-3.
La finale Sampras-Rafter non tradisce le attese: nel tie-break del primo set l'americano arriva al set point, ma commette due doppi falli e l'australiano vince 12-10. Tie-break anche nel secondo set con Rafter che va avanti 4-1, ma Sampras risorge, ringrazia per il doppio fallo di Rafter e conquista 6 dei successi 7 punti pareggiando il conto dei set. Sampras ha una valanga di palle break (14 in totale), ma ne converte solo tre che gli sono comunque sufficienti (sul 3-2 del terzo, sul 3-2 e 5-2 del quarto) per conquistare il settimo titolo. L'americano di palle break ne concede e cancella due. Dal primo set del terzo turno contro Gimelstob, nessuno gli strappa più la battuta.
Dopo Wimbledon Agassi è sempre il numero 1 con oltre 750 punti di vantaggio su Norman e Sampras, un migliaio abbondante su Kuerten e più di duemila su Safin. In estate Agassi e Sampras tirano il fiato, Kuerten invece vince Indianapolis su Safin che a sua volta sbanca l'Open del Canada. A Flushing Meadows Agassi e Kuerten escono subito (il brasiliano al primo turno contro Arthurs, il Kid al secondo contro Clement) lasciando tutto il palcoscenico a Sampras e Safin, un ragazzone russo di appena 20 anni dal fisico possente e dal gioco devastante. Pistol Pete ha un cammino esemplare, ma nei quarti sprofonda all'inferno quando l'olandese Richard Krajicek, vittorioso in quattro degli ultimi cinque confronti diretti, si porta avanti 6-2 nel tie-break del secondo set dopo aver vinto il primo per 6-4; svanito il quadruplo set point, Krajicek si spegne. E in semifinale Sampras ferma lo spavaldo Hewitt. Safin invece ha due maratone iniziali: contro Gianluca Pozzi (35 anni) al secondo turno (6-4 al quinto set) e al turno successivo contro Grosjean (7-6 al quinto). Poi il tennis di Safin si eleva così tanto che il giorno della finale è incontenibile: il russo annienta il rivale in tre set infliggendo a Sampras la più dolorosa sconfitta della carriera: "Ha risposto al mio servizio e mi ha "passato" come non ho mai visto fare a nessuno", sono le parole dell'americano.
Pistol Pete si consola tornando per l'ultima volta numero 1: ci resta fino al 19 novembre quando Safin, vincendo Bercy su Philippoussis al tie-break del quinto set, lo spodesta. Quando inizia la Tennis Masters Cup di Lisbona Safin ha 575 punti di vantaggio su Kuerten e 735 su Sampras. I tre, in corsa per la leadership, raggiungono le semifinali assieme ad Agassi. Ma quando Safin subisce un doppio 6-3 da Agassi, Kuerten può balzare al comando a patto di battere Sampras in semifinale e Agassi in finale. Incredibilmente, su una superficie a lui non troppo congeniale, il brasiliano centra l'accoppiata e si issa in cima al mondo.