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Uomini di cemento: gli specialisti degli “hardcourt” all’aperto

Negli ultimi anni i Masters 1000 di Indian Wells e Miami hanno incoronato tanti giocatori diversi, anche perché il cemento all’aperto offre delle condizioni a metà in grado di far contenti un po’ tutti. Ma ci sono comunque giocatori che sul duro outdoor risultano molto più pericolosi che altrove

09 marzo 2024

Per vedere in azione i big bisognerà aspettare ancora un paio di giorni, ma i primi incontri del main draw del Masters 1000 di Indian Wells (da mercoledì) aprono ufficialmente il mese di tornei sul cemento all’aperto negli Stati Uniti, spalmato fra la California e il successivo appuntamento di Miami. Due tornei che nelle ultime stagioni si sono rivelati decisamente aperti, proponendo più di una sorpresa. Basti pensare che negli ultimi sei anni (nel 2020 i tornei non si sono giocati causa Covid-19) solamente Carlos Alcaraz è riuscito ad alzare al cielo uno dei due trofei per due volte, imponendosi nel 2022 a Miami e lo scorso anno a Palm Springs.

Per il resto, gli altri otto tornei hanno incoronato altrettanti giocatori diversi: Thiem, Del Potro, Norrie e Fritz in California; Isner, Federer, Hurkacz e Medvedev fra Key Biscayne (il primo, nel 2018) e l’Hard Rock Stadium (gli altri tre). Una statistica curiosa: in un tennis dominato da pochi nomi, nelle ultime stagioni i primi due Masters 1000 della stagione hanno invece distribuito gloria a tanti. Va detto che le assenze di Novak Djokovic – di ritorno quest’anno – hanno certamente inciso, ma non solo l’unica ragione.

Una chiave di lettura può essere anche il fatto che il cemento outdoor, specialmente quello moderno non sempre rapidissimo, si può considerare una sorta di superficie a metà fra le condizioni più lente (terra battuta) e quelle più rapide (erba, veloce indoor). Dunque permette agli specialisti dei campi rapidi di trovare pane per i loro denti, ma aiuta anche chi predilige la terra battuta a ridurre il gap rispetto ai picchiatori, allargando la rosa dei pretendenti ai troni più prestigiosi.

Come accennato, quest’anno in California torna finalmente Djokovic, assente nelle ultime tre edizioni in quanto non vaccinato, il che non gli permetteva di entrare negli Stati Uniti. Grazie a un servizio cresciuto anno dopo anno e alla miglior risposta del Tour, il serbo è il più grande specialista del cemento all’aperto in circolazione: ci ha vinto 14 titoli Slam (10 a Melbourne, 4 a New York) e 22 Masters 1000, la gran parte proprio fra Indian Wells (5) e Miami (6). Addirittura, fra 2014 e 2016 il campione di Belgrado ha completato per tre volte di fila il cosiddetto “sunshine double”, vincendo uno via l’altro entrambi i tornei, come riuscito solamente a sette giocatori nella storia. Tuttavia, da quando otto anni fa alzò al cielo il trofeo di Miami dopo aver rifilato un doppio 6-3 in finale a Kei Nishikori, “Nole” non  è più riuscito a entrare nell’albo d’oro.

Djokovic ci riproverà quest’anno, da favorito dei bookmakers davanti al nostro Jannik Sinner, altro specialista del cemento all’aperto. Jannik ci ha vinto cinque dei suoi dodici titoli in carriera, fra i quali però ci sono i due di maggior prestigio: ovviamente l’Australian Open 2024 e il Masters 1000 del Canada dello scorso anno. In passato, l’altoatesino ha mostrato un grande feeling con i primi due 1000 dell’anno, in particolare con quello di Miami dove ha già disputato due finali: la prima nel 2021 quando era ancora un po’ acerbo per certi livelli e la seconda nella passata stagione. Sempre nel 2023 Sinner ha giocato anche una semifinale a Indian Wells: traguardi che ha tutte le carte in regola per ripetere e perché no migliorare.

Indian Wells, le foto simbolo

Storicamente, il cemento americano strizza l’occhio a quei giocatori che su determinati campi ci sono cresciuti, come di recente ha dimostrato Taylor Fritz conquistando a Indian Wells il risultato più importante della sua carriera, ma giocando anche un’altra semifinale e due quarti fra l’uno e l’altro evento. Lo statunitense gioca in casa e può essere uno dei più pericolosi, anche in virtù di un avvio di stagione incoraggiante.

Un altro che sul cemento outdoor gioca il suo miglior tennis è Daniil Medvedev: allergico alla terra battuta e più vulnerabile sull’erba, ha vinto sugli hardcourts all’aperto la metà dei suoi 20 titoli nel Tour maggiore, compreso l’unico Slam (Us Open) e quattro dei 6 Masters 1000. Nella scorsa stagione fra Miami e Indian Wells è stato il migliore di tutti, arrivando in finale nel primo appuntamento e vincendo il secondo. Le condizioni di gioco lo aiutano, perché riesce a essere incisivo sia quando opta per un tennis più aggressivo, sia quando decide di posizionarsi più lontano dalla linea di fondo.

Da tenere d’occhio anche Hubert Hurkacz, campione a Miami nel 2021 e semifinalista l’anno successivo. Nelle ultime 4 edizioni il polacco ha giocato anche due quarti di finale a Indian Wells, su una superficie che gli permette di essere molto incisivo col servizio (nel 2023 è stato il migliore di tutti secondo le statistiche raccolte dall’ATP) ma anche di avere tempo per organizzare il suo tennis. Infine, un potenziale outsider: Sebastian Korda. Il figlio d’arte statunitense ha chiuso il 2023 alla 24esima posizione della classifica mondiale, ma è stato il settimo nel rapporto fra match giocati e match vinti sul cemento (indoor compreso). Tuttavia, in cinque apparizioni fra Indian Wells e Miami ha raggiunto un solo quarto di finale.

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