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Il crollo di Tennys Sandgren e (forse) l'ultimo tentativo

L'uomo col destino scritto sul passaporto non è mai stato particolarmente popolare, nemmeno quando vinceva. Adesso che è sprofondato fuori dai top 200 e non riesce a risalire, sono in pochi a credere ancora di rivederlo tra i 100

12 agosto 2023

Dal 2008 (quando è entrato per la prima volta nella classifica Atp) al 2016 lo conoscevano in pochi, giusto quelli che non si perdono un Challenger nemmeno se è dall'altra parte del mondo. Poi Tennys Sandgren ha cambiato marcia: nel 2017 a Parigi ha giocato il suo primo torneo dello Slam, poi è entrato nei top 100 e il gennaio successivo era fra i protagonisti dell'Australian Open: un quarto di finale – con vittorie su Stan Wawrinka e Dominic Thiem – che sarebbe poi stato ripetuto due anni più tardi, nel 2020: la volta dei sette match-point mancati di fronte a Roger Federer. Un personaggio divisivo, Tennys, con quel nome così particolare e ingombrante, soprattutto se sei un tennista.

L'uomo col destino scritto sul passaporto non è mai stato particolarmente popolare, nemmeno quando vinceva. Nel senso che a tifare davvero per lui erano in pochi. Un po' perché non faceva nulla per farsi voler bene, con un atteggiamento spesso sopra le righe e un tennis strappato che non aveva molto a che fare con l'eleganza. Un po' per il suo essere dichiaratamente scorretto politicamente. Gli hanno detto di tutto, dopo che era diventato famoso: di essere razzista, omofobo, suprematista bianco. Lui ha sempre rimandato al mittente qualsiasi accusa e non ha mai avuto timore di esporsi anche per altri (che magari non ne avevano nemmeno bisogno): per esempio, in favore di Novak Djokovic nella vicenda del vaccino.

Come in fretta era arrivato, quando già aveva 26 anni e non si pensava potesse avere un gran futuro nel mondo del tennis di alto livello, così (abbastanza) in fretta è tornato a galleggiare nel circuito minore, dopo quattro anni di resistenza nei top 100 e un best ranking di numero 41 ottenuto nel gennaio del 2019. A fargli perdere terreno, in parte, sono stati degli acciacchi fisici, residui di infortuni più seri giunti negli anni precedenti (su tutti, quello all'anca nel 2014). In parte è stata la sensazione di dover fare troppa fatica per riacchiappare quel mondo dorato che aveva fatto in tempo a gustare, ma che poi aveva perso. Senza che nessuno dei colleghi si disperasse per questo.

“Il fatto è – ha spiegato l'americano del Tennessee – che fino a che non provi ad andare in campo per un match vero non sai mai come può reagire il tuo fisico. Ognuno di noi ha una linea rossa che non può superare, ma per capire dove sta quella linea bisogna avere molta esperienza. Mi è capitato di andare in campo quasi solo per dovere, e poi accorgermi che piano piano miglioravo, al punto da vincere il torneo. E mi è capitato che il dolore mi tarpasse le ali fin da subito. Allora ti chiedi chi te lo fa fare, ma vai avanti comunque, anche se è dura”.

Sull'onda della pandemia Tennys (per nulla d'accordo – per inciso – con le politiche del suo governo) ha scoperto, o meglio riscoperto, la sua passione per la musica: insieme al danese Mikael Torpegaard si è messo a produrre brani rock e metal, cover e musiche originali. Tanto da arrivare a licenziare, a inizio 2022, un album dal titolo 'Dystopian Melancholy'. Titolo che è tutto un programma. Nel mentre, la sua corsa nel tennis non si è fermata, anche se il ritorno nei top 50 appare quasi un'impresa disperata.

Negli ultimi mesi un paio di semifinali Challenger negli States, a Lexington e prima ancora a Bloomfield Hills, gli hanno ridato un po' di ossigeno, ma parliamo pur sempre di un ranking che ancora resta tristemente fermo a quota 201. Agli Us Open – a meno di wild card, a oggi improbabili – partirà dalle qualificazioni e non sarà un avversario facile per nessuno, in quella fascia. Ma il problema per Tennys è soprattutto se stesso: a 32 anni riuscirà ad accettare di non essere più quello che faceva tremare Re Roger, tirando vincenti da ogni posizione? E dunque avrà l'umiltà necessaria per fare tutta la fatica che serve per rientrare nel giro che conta? 

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