Lo sport inventato dal diavolo sconvolge gli stereotipi comportamentali più radicati: da Ruud a Rune, ai coreani…
di Vincenzo Martucci | 28 settembre 2023
Il tennis dà alla testa. Il mental coach si affianca allo psicologo “tout court” e diventa parte integrante del team dei professionisti della racchetta. Non basta: le pressioni del Tour rovesciano gli stereotipi più consolidati. Abbiamo visto il norvegese Casper Ruud tirare le orecchie al danese Holger Rune che litiga con avversari e pubblico, si fa sculacciare pubblicamente dall’arbitro e non pago cancella i segni dei colpi nemici sul campo sfidando le regole base dello sport.
Abbiamo salutato all’improvviso, ad appena 24 anni, lo svedese Mikael Ymer che, sospeso per doping dopo aver saltato 3 controlli, ha detto improvvisamente basta - a meno di ripensamenti - all’ossessiva girandola di tornei e palline e viaggi. C’è appena stato il mancino rumeno naturalizzato svedese, Dragos Nicolae Madaras, che ha subito la sospensione pro tempore dal TACP (Tennis Anti Corruption Program). E ora addirittura un coreano, Kwon Soon-woo, ha spaccato la racchetta al suolo per la rabbia ed è uscito dal campo senza stringere la mano all’avversario.
FENOMENO O NO?
Lo sport inventato dal diavolo mette sotto pressione chiunque facendo bollire le idee più strane e spingendo ai comportamenti più inusuali. Così star e peones si ritrovano sempre più vicini, rendendo sempre più complicata la lettura dei risultati. Come giudicare infatti il fenomenale Madaras, protagonista di un’annata da record del circuito ITF, primo della storia a trionfare in 10 Futures nello stesso anno e addirittura in 7 mesi con 67 vittorie e solo 5 sconfitte? Partendo davvero dal basso, era arrivato a disputare gli Slam e a guadagnarsi un posto in coppa Davis a Bologna. Che però ha dovuto disertare: dal 17 agosto ha il divieto di partecipare ai tornei per aver dribblato una richiesta del programma anticorruzione, attentamente monitorato sulle scommesse dei giocatori soprattutto delle categorie inferiori.
PATRIOTTISMO
Nel caso di Kwon, bisogna invece scomodare la parola "patriottismo". I Giochi Asiatici sono infatti sentitissimi, al punto che i primi cinesi hanno saltato il parallelo appuntamento di Hangzhou e i coreani, vincendo l’oro, saltano la leva militare. Così, doppiamente sotto pressione, favorito nel secondo turno contro il tailandese Kasidit Samrej (lontano oltre 500 posti in classifica), una volta perso, Kwuon, che due anni fa con 2 titoli ATP, il terzo turno al Roland Garros e l’approdo al numero 52 del ranking, era fra i favoriti per l’oro, è stato preso da una crisi di rabbia talmente incontrollabile da fargli dimenticare di stringere la mano al vincitore. Poi, sotto le critiche dei media del suo paese, ha chiesto scusa direttamente a Samrej e ai suoi tifosi oltre che al pubblico tutto del match e degli Asian Games. E si è tuffato nella corsa al titolo in doppio.
IL PREMIO EDBERG
Pensando agli svedesi non si può sorvolare sul nome di Stefan Edberg, talmente corretto nei modi da farsi intitolare lo Sportsmanship Award ATP. E comunque fratello minore di quel Mats Wilander che, nella semifinale del Roland Garros 1982, fece rigiocare il match point contro Clerc, avvalorando la versione dell’argentino, in contrasto con l’arbitro che gli aveva già dato la vittoria.
Ma questo è un altro mondo e il tennis sempre più fisico azzera sempre più le differenze e fa saltare i nervi anche a chi tradizionalmente i nervi non li perdeva mai.