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Djokovic e la Davis: perché è il suo primo obiettivo

“Mi restano tre tornei a cui parteciperò - ha raccontato Nole - e il mio desiderio più grande è quello di vincere la Coppa Davis, spero che io e i miei compagni saremo sani e in perfetta forma”. La Serbia ha un'Insalatiera in bacheca, vinta proprio grazie a Djokovic

20 ottobre 2023

Mentre si avvicina la fine della stagione, i giocatori provano a fissare gli obiettivi da raggiungere prima delle agognate vacanze. Quelli del numero uno del mondo Novak Djokovic sono, come è giusto che sia, a dir poco ambiziosi: vincere almeno un altro titolo di singolare e mantenere la prima posizione del ranking a fine anno. Ma quello che può stupire è che al primo posto della lista delle “cose da fare”, il vincitore di 24 prove del Grande Slam abbia messo la Coppa Davis, competizione un tempo poco considerata dai top players.

Il 36enne serbo, che si sta attualmente godendo una meritata pausa dopo la sua brillante stagione sui campi in cemento nordamericani (ha vinto Cincinnati e US Open, chiudendo con un record di 12-0), dopo aver scelto di saltare lo swing asiatico - compreso il Masters 1000 di Shanghai -, tornerà protagonista a Parigi-Bercy prima, ovviamente, del gran galà delle Nitto ATP Finals di Torino.

Evidentemente però, i suoi pensieri vanno pure oltre e hanno già preso la forma della Penisola iberica. No, la minaccia di Carlos Alcaraz, che potrebbe sottrargli lo scettro di numero uno, non sembra spaventarlo più di tanto: “Mi restano tre tornei a cui parteciperò - ha raccontato Nole - e il mio desiderio più grande è quello di vincere la Coppa Davis, spero che io e i miei compagni saremo sani e in perfetta forma”.

La Serbia affronterà la Gran Bretagna nei quarti di finale a Malaga il 23 novembre e, in caso di vittoria, troverà proprio gli azzurri o l’Olanda per un posto in finale. Djokovic ha un record complessivo di 39 partite vinte e 7 perse nella massima competizione mondiale per squadre nazionali (43-14 contando i match di doppio) e la sua ultima sconfitta risale addirittura al 2011, un’era tennistica fa, quando perse in semifinale contro l'argentino Juan Martin del Potro per ritiro (sotto 6-7 0-3).

Il sogno di ripetere la favolosa impresa del 2010, quando la Serbia vinse il titolo a Belgrado contro la Francia, è ancora vivo. Così come la frustrazione per l’inaspettata finale persa contro la Repubblica Ceca, sempre nella sua città natale, nel 2013 (nonostante i due singolari vinti in tre rapidi set da Novak contro Stepanek e Berdych). La storia del fuoriclasse di Belgrado nella competizione nata nel 1899, per volere di quattro membri della squadra di tennis dell’Università di Harvard (tra cui Dwight Filley Davis che l’anno successivo ne progettò la formula), parte dal 2004, quando un ancora 16enne Djokovic face il suo esordio vincendo con un doppio 6-2 contro il lettone Janis Skroderis.

Quello che colpisce, con le sue 34 convocazioni, è che in questi 19 anni di Davis Nole non abbia preso parte alla competizione a squadre solo in tre occasioni (2012, 2014, 2022), dimostrando un innegabile attaccamento alla maglia. Non è da escludere che Djokovic voglia, nella sua missione per essere considerato da tutti - “oltre ogni ragionevole dubbio” come si direbbe in un tribunale - il più forte giocatore di tutti i tempi, superare le statistiche delle sue eterne nemesi Roger Federer e Rafa Nadal.

Nella classifica dei 100 tennisti che hanno terminato la carriera con più vittorie in Coppa Davis - ranking che vede in vetta l’inarrivabile Nicola Pietrangeli -, Roger Federer occupa il 58° posto con un record di 52-18 (40-8 in singolare e 12-10 in doppio). Dall’esordio del 1999 (successo in quattro set contro Davide Sanguinetti) fino al 2009, lo svizzero non ha mai fatto mancare il suo sostegno alla Nazionale. Ma, nel decennio successivo, le presenze dell’elvetico si sono diradate, avendo giocato solo in quattro occasioni (nel 2011, 2012, 2014 e 2015) per un totale di 27 convocazioni.

Federer ha vinto la coppa contro la Francia nel 2014. Il primo e unico confronto diretto con Djokovic è andato in scena in Svizzera il 24 settembre del 2006, sul veloce del Palexpo di Ginevra, con Roger che dominò l’incontro per 6-3 6-2 6-3. 

Un solo confronto in Davis, ad oggi, datato 8 marzo 2009, anche con Rafa Nadal, con il fuoriclasse di Manacor che, in Spagna sulla terra rossa, dominò il serbo per 6-4 6-4 6-1. Anche il 37enne mancino ha esordito nella competizione nel 2004 - appena 17enne - e fu un battesimo fortunato visto che la Spagna, anche grazie ai successi di Rafa, vinse quell’edizione della Davis in finale sugli Stati Uniti.

Successo bissato nel 2008 (ma Rafa non prese parte alla finale a Mar del Plata in Argentina a causa di una tendinite al ginocchio), poi ancora nel 2009 a Barcellona contro la Repubblica Ceca e di nuovo nel 2011 (a Siviglia contro l’Argentina), per finire con il quinto titolo, contro il Canada alla Caja Magica madrilena nel novembre del 2019. Nadal ha risposto alla convocazione della nazionale 23 volte e le sue statistiche parlano di un 29/1 in singolare e un più normale 8/4 in doppio (37/5 il totale).

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