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Ancora tanta sfortuna per Berrettini. Primi ottavi Slam per Arnaldi. I crampi e Zverev fermano Sinner (ottavi). Isner saluta il tour. Tre dei primi quattro del mondo in semifinale a New York: l’”intruso” è l’astro nascente Shelton. Nole si prende la rivincita su Medvedev e si riprende il trono mondiale. Laver Cup: bis del Resto del Mondo. Khachanov ritrova il sorriso a Zhuai. Zverev, che rimonta a Chengdu
di Tiziana Tricarico | 26 dicembre 2023
Sono sette gli azzurri in gara a New York dove si alza il sipario sull’ultimo Slam dell’anno, dotato di un montepremi record di 65 milioni di dollari, di scena sui campi in cemento dell’USTA Billie Jean King Center di Flushing Meadows, per la prima volta trasmesso in diretta ed in esclusiva da SuperTennis.
TEMPO DI US OPEN
Si ferma subito la corsa di Marco Cecchinato. Il 30enne palermitano, n.109 del ranking, perde 64 62 60 con il russo Roman Safiullin, n.60 ATP. “E’ stata una brutta partita. Nell’ultimo periodo sto facendo tanta fatica in campo, ho poca energia”, commenta il siciliano. Finisce al primo turno anche il torneo di Stefano Travaglia, n.233 ATP, promosso dalle qualificazioni, battuto come da pronostico dalla statunitense Tommy Paul, n.14 del ranking e del seeding (62 63 46 61 lo score). Travaglia inizia il match in grande affanno non riuscendo a leggere la traiettoria del servizio dello statunitense e commettendo molti errori gratuiti con i colpi a rimbalzo. Subito fuori anche un abbastanza irriconoscibile Lorenzo Musetti: il 21enne di Carrara, n.18 del ranking e del seeding, cede 63 06 67(5) 63 62 al qualificato francese Titouan Droguet, n.161.
IL SORRISO DI BERRETTINI DURA POCO
Sfoderando una prestazione più che convincente Matteo Berrettini stacca il pass per il secondo turno. Il 27enne romano, n.36 ATP, supera 64 62 62 il mancino francese Ugo Humbert, n.33 del ranking e 29 del seeding, assolutamente incapace di leggere le traiettorie del servizio dell’azzurro.“Era un match che presentava molte insidie perché ci conosciamo bene: sapevo di dover giocare una buona partita e ci sono riuscito. E sono contento”, le parole a caldo dell’azzurro.
Se la fortuna è cieca, la “sfiga” invece ci vede benissimo ma così si esagera davvero. Finisce nel peggiore dei modi l’avventura di Berrettini: Matteo, numero 36 ATP, cade e deve ritirarsi contro Arthur Rinderknech, numero 73 ATP, al secondo turno. Sul 64 5-3 per il francese, quest’ultimo spreca i primi tre set point, Matteo manca una palla per il contro-break, ma sulla quarta parità, in un recupero generosissimo cade rovinosamente sul campo con la caviglia destra che s’impunta e si gira, rimediando anche un taglio sul braccio destro sbattuto violentemente.
Momenti di paura: Berrettini resta steso sul campo stringendosi la caviglia e urlando per il dolore. Dopo un tempo davvero troppo lungo arriva il fisioterapista e Matteo faticosamente si rimette in piedi, dolorante. Entra in campo anche un altro fisioterapista e la faccia del romano non fa presagire nulla di buono: il malleolo è gonfio e la decisione non può che essere il ritiro. Tra le lacrime. La sfortuna di questo ragazzo è davvero troppa. Non resta che aspettare l'esito degli accertamenti: i risultati diranno di che grado sia la distorsione. Un verdetto decisivo per capire se Berrettini può proseguire la stagione, e se potrà disputare il girone di Coppa Davis a Bologna, in programma dal 12 al 17 settembre.
ED ECCO CHE SPUNTA ARNALDI
Parte bene Matteo Arnaldi. Il 22enne di Sanremo, n.61 ATP (“best” eguagliato), all’esordio assoluto a New York, supera l’australiano Kubler, n.87 del ranking, ritiratosi per infortunio all’inizio del secondo set dopo aver perso il primo. Poi batte in quattro set il giovane francese Fils, n.48 ATP, approdando per la prima volta al terzo turno di un Major. Non contento fa ancora meglio: elimina 63 64 63 il britannico Cameron Norrie, n.16 del ranking e del seeding (il ligure, al suo secondo successo in carriera contro un top 20, gioca una partita impeccabile, condotta fin dai primi scambi con la maturità di un veterano), e si regala un ottavo contro il numero uno del mondo, e campione in carica, Alcaraz.
Lo spagnolo, però, è ancora “troppo” per Matteo che cede 63 63 64. Alcaraz gioca senza mai abbassare l’asticella del suo fantastico tennis: Arnaldi fa quello che può e che deve, peccando qualche volta di ingenuità ma sempre con le idee lucide e chiare. Con un po’ d’esperienza in più questo match potrebbe diventare, già nel 2024, una partita strappa-applausi.
SINNER, CHE BEFFA!
C’è attesa per vedere Jannik in azione: nel 2022 è uscito di scena nei quarti dopo aver mancato un match-point contro Alcara, poi vincitore del torneo. E all’ultimo Wimbledon ha finalmente sfatato il tabù “semi” a livello Slam. Il 22enne di Sesto Pusteria, n.6 ATP e sesta testa di serie, inizia il suo torneo lasciando appena cinque giochi al tedesco Hanfmann, n.54 del ranking: quindi si aggiudica per 64 62 64 il derby azzurro contro Lorenzo Sonego, n.39 ATP (che all’esordio ha liquidato in tre set il qualificato statunitense De Alboran, n.131 del ranking), vincendo la decima sfida tricolore su dieci giocate. “Io e Lorenzo ci conosciamo abbastanza bene, è un bravissimo ragazzo e dietro ha un ottimo team - dice Jannik -. Credo che non sia stata una partita semplice per nessuno di noi due, c’era poco ritmo. Ho servito e risposto abbastanza bene, sono contento della mia prestazione. Mi dispiace per Lorenzo, ma questo è il nostro sport e quando giochi cerchi sempre di vincere”.
Non è sciolto come nei giorni migliori, ma di sicuro sa come si vince. Al terzo turno Sinner supera 63 26 64 6 l’elvetico Stan Wawrinka, n.49 del ranking (ex n.3), e un problema alla schiena nel secondo set. E raggiunge gli ottavi per l’ottava volta negli ultimi nove Slam disputati. L’altoatesino ne ha già giocato almeno uno, di ottavo, in tutti i Major: è il più giovane ad esserci riuscito dal 2007, quando completò il quartetto un ventenne Djokovic. A fermare Jannik negli ottavi sono i crampi ed un ottimo Alexander Zverev: il sogno dell’azzurro si chiude come nel 2022 con una battaglia fisicamente sfiancante, emotivamente prosciugante, finita a notte fonda. Il 22enne di Sesto Pusteria paga il 56% di prime palle in campo oltre alla tenuta atletica che, in una serata calda e particolarmente umida, ne limitano l’aggressività in risposta, e non gli permettono di essere propositivo quanto Zverev nel quinto set. Sinner cede 64 36 62 46 63 dopo quattro ore e 40 minuti al tedesco che raggiunge così i quarti per la terza volta allo US Open, dove ha centrato il suo miglior risultato Slam, la finale del 2020. Prossimo ostacolo lo spagnolo Alcaraz, numero uno del mondo e campione in carica.
“LONG JOHN” SALUTA IL TOUR
Il Grandstand di Flushing Meadows è il teatro dell’ultima partita della carriera di John Isner, n.157 ATP, battuto da Michael Mmoh, n.89 del ranking, in un secondo turno tra wild card di casa per 36 46 76(3) 64 76(7). "E' dura - dice - ma questa è la vita. Ho lavorato intensamente per tutta la mia carriera per poter giocare partite del genere in stadi come questo e in tornei che fanno la storia. Puoi anche perdere, come è stato oggi, ma giocare davanti a questo pubblico ed avere il supporto di tutti voi è stato davvero speciale".
Nell'ultima recita della carriera, Isner è arrivato a un punto dalla vittoria sul 5-4 del quinto set, ma non è riuscito a mettere a segno quel “quindici” in più che gli avrebbe allungato la vita agonistica. Sull’ultimo tabellino di “Long John” finiscono 48 ace in 27 turni di battuta per un totale complessivo di 14.450. Resteranno famose le 11 ore e 5 minuti necessarie a Isner per battere, nel più lungo incontro della storia giocato al 1° turno di Wimbledon 2010, il francese Mahut per 70-68 al quinto. Arrivato al n.9 del ranking, in carriera Isner ha vinto 16 tornei, il più importante a Miami nel 2018.
CAPITOLO STRANIERI: NOLE METTE AL SICURO LO SCETTRO
Djokovic ottiene la vittoria che gli serve per essere sicuro di tornare numero uno del mondo dopo lo US Open: domina il francese Alexandre Muller, n.84 ATP, al quale lascia appena cinque giochi. Non si vedevano così tanti avvicendamenti al vertice dal 2018: il record restano i dieci cambi del 1983.
Se la vittoria di Djokovic appariva scontata, non si può dire lo stesso del successo di Roberto Carballes Baena, n.63 ATP, che elimina la quarta testa di serie, Holger Rune, n.4 ATP, peraltro annunciato in condizione tutt’altro che ottimale. Per lo spagnolo è la prima vittoria in 14 partite contro un top ten. Il danese mostra frustrazione crescente che ha di fatto accelera la sua sconfitta (63 46 63 62 lo score), la quarta di fila dall’eliminazione contro Alcaraz nei quarti a Wimbledon.
STRICKER FIRMA LA PRIMA SORPRESA
Si risolve in tre set rapidi l’atteso primo turno fra Stefanos Tsitsipas, n.7 del ranking e del seeding - seguito solo Mark Philippoussis e non da papà Apostolos -, ed il canadese Milos Raonic, n.337 ATP, in gara con il ranking protetto. Ma il greco non può proprio tirare il fiato in questa stagione. La più bella ed emozionante partita d’inizio torneo la regala l’elvetico Dominic Stricker, 21 anni, n.128 ATP, che ottiene la più importante vittoria della carriera battendo il 25enne di Atene 75 67(2) 67(5) 76(6) 63, con Tsitsipas che nel quarto set arriva a servire per il match avanti 5-3. "
Non so come sono riuscito a vincere, recuperando da una situazione molto difficile. Ma in qualche modo ce l'ha fatta e ho continuato a giocare ad altissimo livello per tutta la partita. Sono senza parole, è stata una giornata bellissima". Una partita spettacolare giocate a tutta da entrambi: 368 punti complessivi (187 a 181 per lo svizzero) con 150 colpi vincenti (79-71 per Stricker) e 82 errori gratuiti (42 per Stefanos e 40 per Dominic).
USA PROTAGONISTI, RUUD E’ UN…FANTASMA!
Gli Stati Uniti, che non raggiungono la finale in questo torneo dal 2006 (Roddick battuto da Federer), spediscono compatti 4 unità (Tiafoe, Fritz, Paul e Shelton) al terzo turno della parta bassa del tabellone. Invece il finalista uscente di New York, il norvegese Ruud, perde già al secondo turno dal primo cinese capace di superare un top five, Zhizhen Zhang, n.67 ATP.
Lo fa nel suo stile, in cinque set, cedendo a un avversario più alto e potente (60 vincenti di cui 18 ace), ma è comunque sorprendente trattandosi di un giocatore di grande continuità di rendimento che all’improvviso ha perso le sue sicurezze, ha smesso di progredire e teme di non saper arrestare la sua discesa.
RISCHIA NOLE
Alle 01:32 della notte newyorkese finisce la serata di paura di Djokovic che recupera due set di svantaggio al connazionale Djere, n.38 ATP, vincendo per 46 46 61 61 63 un match che vale l'accesso agli ottavi. Novak si complimenta con Laslo (“Mai visto giocare così”) e guarda avanti: “Potevo e dovevo fare meglio - dice -, ma una vittoria come questa manda un messaggio ai miei avversari”.
L’aveva già fatto altre volte, e in tre delle ultime cinque la vittima era stata un azzurro (Sinner a Wimbledon 2022, Musetti a Parigi 2021, Seppi sempre al Roland Garros 2012), ma allo Us Open era capitato una sola volta che Nole recuperasse uno svantaggio di due set a zero: era accaduto 12 anni prima nella semifinale contro Federer, ribaltata da una risposta che rimane una delle perle della carriera del serbo.
SHELTON BRUCIA LE TAPPE
Ben, n.47 ATP, supera 64 63 46 64 Tommy Paul, n.14 del ranking e del seeding, che l’aveva battuto all’Australian Open nel suo primo quarto Slam in carriera e diventa il più giovane statunitense ai quarti dello US Open dai tempi di Roddick nel 2002. Con il sorriso dei ragazzi fortunati a cui hanno regalato un sogno, e una serie di servizi veloci quanto pesanti, Shelton conferma la sua promessa di un posto al sole, lui che da Melbourne non aveva più vinto due partite di fila in uno stesso torneo.
Poi fa ancora meglio e vince 62 36 76(7) 62 un altro derby contro Tiafoe, n.10 ATP e decima testa di serie, qualificandosi per la prima semifinale Slam, e della carriera. L’incoscienza dei 20 anni prevale sulla maturità dell’incompiuto Frances. “Ringrazio tutto il pubblico, mi sento davvero bene, è stata una grande battaglia, l'atmosfera è stata pazzesca, grazie per avermi spinto così tanto da riuscire a vincere. Nel terzo set mi sono detto stai zitto e tira, non ti preoccupare di tutti questi break. Mio papà Brian mi aiuta a mantenere il controllo, il mio è un box fantastico", le parole di uno Shelton entusiasta, proiettato in top 20.
PRIME VOLTE A STELLE E STRISCE
Non solo Shelton. Anche Fritz, n.9 del ranking e del seeding, batte Stricker e centra per la prima volta i quarti nel Major di casa. “Sono davvero felice - dice -, credo di aver giocato per tutta la settimana un ottimo tennis. Dal secondo set in poi il mio servizio ha iniziato a funzionare come dovrebbe. Ho la sensazione che tutto stia andando per il verso giusto". Taylor è l'unico a non aver ancora perso un set, e con questo biglietto da visita si presenta all’appuntamento con Djokovic, contro il quale ha sempre perso nelle sette sfide precedenti.
47 E NON SENTIRLE…
Per l’ottava volta Djokovic supera Fritz (61 64 64 lo score) e raggiunge la sua 47esima semifinale Slam in carriera: staccato Federer nella classifica all-time. Il serbo è il primo in quest’edizione ad approdare al penultimo atto: Nole è pronto a giocare la 13esima semifinale a New York dove ha ormai raggiunto quota 85 vittorie in carriera. Meglio di lui solo Connors (98) e Federer (89).
MEDVEDEV NON LE MANDA A DIRE
"Un giorno un giocatore morirà e allora vedranno". Rivolto alla telecamera, Daniil il russo, n.3 del ranking e del seeding, lascia capire il suo pensiero senza alcuna possibilità di essere frainteso. Medvedev sconfigge 64 63 64 l’amico Rublev, n.8 ATP ed ottava testa di serie, battuto per la nona volta in nove quarti di finale Slam.
Un match duro, brutale per le condizioni estreme in cui si gioca: sia nel primo che nel secondo set è Rublev ad andare in vantaggio ma poi, visibilmente provato ai limiti dello sfinimento, sbaglia sempre di più mentre Medvedev riesce a rimanere paziente e a tessere la sua tela avvolgente dalla quale è impossibile liberarsi.
ANCHE ALCARAZ PUNTUALE IN “SEMI”
Il tavolo dei semifinalisti è completo. Dopo Djokovic, Shelton e Medvedev, anche il numero uno del mondo Alcaraz tiene fede all’appuntamento, superando 63 62 64 Zverev, con il tedesco che non recupera dalla maratona con Sinner del turno precedente.
"Mi sento sempre molto a mio agio a giocare su questo campo qui a New York - dice lo spagnolo -. Sto mostrando il mio miglior tennis e di questo sono molto fiero. Nel 2022 il percorso è stato molto più duro con i cinque set necessari per battere Sinner e poi Tiafoe. Quest'anno ho giocato una sola partita in quattro set. Mi sento benissimo e sono pronto a disputare una grande battaglia contro Medvedev in semifinale".
A NEW YORK VA IN SCENA LA RIVINCITA DEL 2021
Per la decima volta in carriera Djokovic raggiunge la finale all’Open degli Stati Uniti eguagliando il record di Tilden che durava da quasi un secolo. La partita numero 100 del serbo nel torneo si risolve come da pronostico: batte Shelton 63 62 76(4) al secondo match-point dopo averne mancato uno sul 6-5, ma soprattutto dopo aver annullato un set point allo statunitense sul 5-4 del terzo per allungare la partita. E' la terza volta che Nole raggiunge la finale in tutti i quattro Slam della stagione: questa folle impresa gli era riuscita anche nel 2015 e nel 2021.
Novak gioca la sua 36esima finale Slam contro Medvedev, che si impone 76(3) 61 36 63 su Alcaraz. "Avevo detto che, su una scala da 0 a 10, mi sarebbe servita una partita da 11. A parte il terzo set, ho giocato da 12. E' l'unico modo per batterlo Alcaraz", commenta così Daniil il successo sullo spagnolo che a causa della sconfitta perde lo scettro mondiale a favore di Djokovic. Per Medvedev è la terza finale a New York dopo quella persa contro Nadal nel 2019 e quella vinta nel 2021 contro Nole, fermato ad una vittoria dal completare il Grande Slam. "Lui ha vinto 23 Slam e io uno solo - dice Medvedev -. Quando l'ho battuto nel 2021 ho giocato al di sopra dei miei standard e per ripetermi dovrò farlo di nuovo. Non c'è un altro modo".
MA STAVOLTA VINCE NOLE
La vendetta è un piatto che va servito freddo, meglio ancora se in modo lento. E così a due anni dalla sconfitta più dolorosa della carriera, quella che gli costò il completamento del Grande Slam 2021, Djokovic batte Medvedev nella finale dell’Open degli Stati Uniti - 63 76(5) 63 lo score - conquistando per la quarta volta il titolo a Flushing Meadows e per la 24esima volta in carriera un torneo dello Slam. Le lacrime di Nole bagnano una vittoria ottenuta con una condotta di gara ineccepibile: una finale interpretata senza la minima sbavatura, intensa, con un secondo set semplicemente pazzesco giocato ad altissimo livello da entrambi. A Medvedev sono mancati punti facili con il servizio e soprattutto il set-point non trasformato sul 6-5 del secondo parziale.
Djokovic è il primo che riescec a vincere 3 Slam in una stagione per almeno 4 volte (2011, 2015, 2021 e 2023). A 36 anni e 3 mesi il serbo diventa il più anziano campione dell’Era Open a Flushing Meadows. Per la cerimonia di premiazione Nole sceglie una t-shirt speciale: si tratta di un omaggio a un amico, il compianto Kobe Bryant, che proprio con la maglia numero 24 ha giocato gran parte della carriera.
Il serbo, tornato sul trono, si appresta ad iniziare la sua 390esima settimana in vetta, un record da quando esiste il ranking computerizzato (23 agosto 1973).
DAVIS CUP: L’ITALIA PRENOTA PER MALAGA
Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Quelle di una settimana iniziata malissimo per gli azzurri e finita con il biglietto in tasca: destinazione Spagna. All’Unipol Arena di Bologna Matteo Arnaldi vince il primo match della sfida contro la Svezia e l’Italia conquista così matematicamente il secondo posto del Gruppo A utile per qualificarsi alle Finals di novembre a Malaga. Nel primo singolare, quello tra i numeri due dei rispettivi team, il 22enne sanremese, n.47 ATP, batte 64 63 Leo Borg, n.334 del ranking.“È stata una bella settimana, una grande esperienza - dice il 22enne sanremese, esordiente in azzurro -. Parto sempre un po’ a rilento, è una mia caratteristica, ma ho imparato ad accettarla. Dedico questa vittoria a tutti gli italiani”.A Malaga nei quarti (23 novembre) l’Italia affronta per sorteggio l’Olanda (che ha chiuso al primo posto nel Gruppo D, giocato a Spalato).
Dopo il punto decisivo conquistato da Arnaldi, quello che garantisce il successo nel tie porta la firma di Lorenzo Sonego, bravo ad imporsi 64 64 su Elias Ymer, n.175 ATP. La vittoria ottenuta dalla Svezia nel doppio - 46 76(4) 10-8 lo score - non cambia l'esito della sfida ed è utile solo agli scandinavi per cancellare lo zero dalla casella delle vittorie con cui mandare in archivio la loro fase a gironi.
Ci sono voluti sudore, fatica e tanta grinta per raggiungere l’obiettivo prefissato, ma forse così è ancora più bello. “Il giudizio su questa settimana è ‘strepitosa’ - dice Filippo Volandri -. C’era chi ci aveva già fatto il funerale ed invece questo gruppo meraviglioso ha saputo reagire e questo grazie alla disponibilità di tutti. Ci siamo parlati tantissimo ci siamo fidati, ci siamo confidati. La sconfitta ci ha aiutato a compattarci, a creare un senso di appartenenza in uno sport che è prettamente individuale. Ha fatto gruppo anche chi non è sceso in campo come Jannik (Sinner; ndr) che ha mandato messaggi tutti i giorni, o come Matteo (Berrettini; ndr) che ha trovato lo spazio durante la riabilitazione per venire a sostenerci”. Chissà se il capitano azzurro immagina soltanto come tutta questa storia andrà a finire.
EPPURE NON ERA INIZIATA PROPRIO BENISSIMO…
Nicola Pietrangeli si emoziona durante la cerimonia con cui prima di Italia-Canada di Coppa Davis vengono celebrati i suoi novant'anni. In campo, però, c’è poco di che gioire con la squadra azzurra sconfitta 3-0 da “Canada 2”, con Alexis Galarneau, n.200 del ranking, che fa il fenomeno vincendo singolo e doppio. Dopo 48 ore arriva il riscatto contro il Cile: un 3-0, con il debutto vincente in nazionale di Arnaldi, che permette agli azzurri di riprendere in mano il proprio destino (complice anche il risultato di Canada-Svezia). Altri due giorni dopo c’è la vittoria per 2-1 contro la Svezia, in una sfida già decisa dopo il primo singolare.
Così nei quarti: Canada-Finlandia, Repubblica Ceca-Francia, Italia-Olanda e Serbia-Gran Bretagna. Da segnalare la mancanza tra le migliori otto di Spagna e Stati Uniti.
HAGGERTY RIELETTO PRESIDENTE ITF
Con il 72,94% dei voti David Haggerty è rieletto presidente dell'ITF dall'Assemblea generale annuale dell'International Tennis Federation a Cancun, in Messico. Statunitense, 66 anni, al terzo mandato, resterà in carica per altri quattro anni, dal 2023 al 2027. Sono 436 voti i voti espressi (219 voti la maggioranza richiesta di 219 voti): Haggerty ne ha riceve 318.
“Vorrei ringraziare i membri dell’ITF per aver riposto la loro fiducia in me per un ulteriore mandato - dichiara -. La nostra strategia di crescita sostenibile a lungo termine, ‘ITF 2024’, ha portato i finanziamenti dell’ITF per lo sviluppo del tennis quasi a raddoppiare in pochi anni dalla sua introduzione".
LAVER CUP: IL RESTO DEL MONDO SI CONFERMA
L’assenza dei primi 5 del ranking, tutti del Vecchio Continente, falsa i reali valori del tennis, rilanciando l’immagine degli yankee, con tutti i migliori presenti, invece, in massa. Dopo il roboante 4-0 del day 1, il Team World continua a dominare la Laver Cup 2023 di Vancouver e alla conclusione del day 2, in cui i punti per ogni vittoria valgono il doppio, i rossi capitanati da John McEnroe sono avanti 10-2 sul Team Europa di Bjorn Borg. Team World vince il primo e il terzo singolare con Fritz (62 76 su Rublev) e Tiafoe (75 63 su Hurkacz) e il doppio con Auger-Aliassime/Shelton (75 64 su Hurkacz/Monfils). Il punto della bandiera per il Team Europa lo porta Ruud che nel secondo singolare batte 76 62 Paul.
La sesta edizione finisce, come da pronostico, con il trionfo del Team World. Basta infatti il primo incontro del day 3 per permettere alla formazione capitanata da McEnroe di arrivare al fatidico 13esimo punto. A firmare il trionfo la coppia Shelton/Tiafoe che supera con due tie-break Hurkacz/Rublev. Per il Team World è la seconda vittoria consecutiva nella competizione dopo le prime quattro vinte dal Team Europa. La Laver Cup per l'edizione del 2024 sarà a Berlino.
KHACHANOV SORRIDE A ZHUHAI
Due set molto incoraggianti, poi il calo nel terzo. Matteo Arnaldi, n.48 ATP, si ferma subito all’”Huafa Properties Zhuhai Championships” (ATP 250 - montepremi 1.000.630) sul cemento di Zhuhai, in Cina. Con il rimpianto di aver servito per il match sul 5-4 nel secondo set: a vincere infatti - 67(5) 76(5) 62 lo score - è il russo Karatsev, n.63 del ranking.
Una frattura da stress alla schiena lo tiene fermo dal Roland Garros (battuto nei quarti da Djokovic in quattro set). Prova a rientrare allo Us Open ma va a sbattere subito contro Mmho.
Ma a Zhuhai tutto cambia per Karen Khachanov. Il russo, numero 15 del ranking e primo favorito del seeding, mette in fila il qualificato australiano Bolt, n.323 ATP, gli statunitensi McDonald, n.39 ATP, e Korda, n.33 ATP e quarta testa di serie, approdando all’ultimo atto. Per Khachanov è la settima finale in carriera (la prima a venti mesi di distanza da Adelaide 2022): Karen non vince un titolo da Parigi-Bercy 2018 (quarto trofeo del suo palmares).
La sfida per il titolo non è un derby di Russia perché il giapponese Yoshihito Nishioka, n.46 ATP, stoppa 64 64 Karatsev, e raggiunge la sua quinta finale in carriera. Il trofeo, però, se lo porta a casa Khachanov che supera 76(2) 61 Nishioka. Per il russo si tratta del quinto titolo in carriera, che gli varrà anche un passo avanti nel ranking ATP.
IN CINA TERZA “SEMI” PER MUSETTI
Non convince del tutto, brillando solo a sprazzi, ma ce la fa Lorenzo Musetti a centrare la sua terza semifinale stagionale (dopo Barcellona, battuto da Tsitsipas, e Bastad, stoppato da Ruud). Accade al “Chengdu Open” (ATP 250 - montepremi 1.152.805 dollari) sul cemento cinese. Il 21enne di Carrara, n.18 ATP e seconda testa di serie, impiega tre set per superare il qualificato australiano Sekulic, n.325 del ranking, all’esordio assoluto nel circuito ATP, ma gioca molto meglio nei quarti contro il francese Rinderknech, n.67 ATP, superato con un periodico 6-3.
Poi però in “semi” va a sbattere contro Roman Safiullin, n.55 ATP: il russo vince 63 64 e centra così la sua prima finale in carriera. Per Roman a referto 30 vincenti contro un solo errore gratuito (20 contro 6 il bilancio di Musetti).
ZVEREV, CHE RIMONTA A CHENGDU!
Safiullin si gioca il suo primo titolo con Alexander Zverev, n.10 del ranking e primo favorito del seeding, che si impone 63 76(2) sul bulgaro Grigor Dimitrov, n. 20 ATP e terza testa di serie. Per “Sascha” è la finale numero 32 in carriera, la seconda in stagione dopo quella vinta a luglio sulla terra di Amburgo. Nell’ultimo atto del torneo che si disputa nel capoluogo della provincia di Sichuan il 26enne di Amburgo batte in rimonta 67(2) 76(5) 63, dopo una battaglia di quasi tre ore, Safiullin. Il 26enne di Podolsk va davvero vicinissimo a vincere il suo primo trofeo: ha la chance del 3-0 nel secondo set dopo aver vinto il primo, e nel tie-break sempre del secondo parziale arriva a due punti dal successo. Poi la tensione gli gioca un brutto scherzo sotto forma di un doppio fallo sul set-point per Zverev…e poi la partita per il tedesco diventa in discesa. Il servizio l’arma in più per il tedesco di origini russe che firma il 21esimo titolo.