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Nella sua prima uscita in Cina Jannik batte sia Alcaraz che Medvedev. Poker Mannarino ad Astana. Anche l’”Happy Slam” si allunga. Dopo quattro anni si torna a Shanghai. Sonego e Arnaldi sfiorano gli ottavi. Prima “semi” da 1000 per Korda ma il trofeo se lo giocano Hurkacz e Rublev, e lo vince il polacco. A Tokyo Shelton “rompe il ghiaccio”: eterno Monfils a Stoccolma, i missili di Bublik su Anversa. Basilea è sempre “Felix”…
di Tiziana Tricarico | 27 dicembre 2023
Si chiude al primo turno l’esperienza di Lorenzo Sonego nel “China Open” (Atp 500 - montepremi 3.633.975 dollari) sul cemento dell’Olympic Green Tennis Centre di Pechino. Il 28enne torinese, n.56 ATP, cede 75 36 60 al francese Humbert, n.36 del ranking, che interrompe una serie di cinque sconfitte consecutive contro giocatori italiani.
E' di Matteo Arnaldi la prima vittoria tricolore: il 22enne sanremese, n.48 ATP, domina 62 62 lo statunitense J.J.Wolf, n.51 del ranking, al quinto ko consecutivo. Poi al secondo turno fa sfoggio di doti difensive straordinarie obbligando il suo avversario a giocare ogni volta almeno due colpi in più. Ed arriva ad un punto dalla vittoria, ma contro Nicolas Jarry, n.23 ATP non basta. Il cileno - protagonista all’esordio dell’eliminazione di uno spento Stefanos Tsitsipas, n.5 del ranking e quarto favorito del seeding - si impone 67(4) 76(4) 63 con Matteo che non riesce a trasformare nessuno dei tre match-point consecutivi in risposta nel dodicesimo gioco del secondo set.
TROPPO ALCARAZ PER (QUESTO) MUSETTI
Non c’è niente di meglio di una vittoria convincente per cancellare una sconfitta bruciante. Ed è quello che fa Lorenzo Musetti, reduce dalla semifinale di Chengdu (stoppato da Safiullin), battendo in tre set il russo Khachanov, n.14 ATP, fresco vincitore a Zhuai. L’obiettivo dichiarato da Carlos Alcaraz, n.2 ATP e prima testa di serie, per questo swing in Estremo Oriente è riprendersi il trono mondiale. Per contrastarlo bisogna giocare al massimo, cosa che non riesce assolutamente al 21enne di Carrara, n.18 del ranking: al secondo turno il toscano perde 62 62 con lo spagnolo che firma la vittoria numero 60 in stagione.
JANNIK SI PRESENTA…
Per la sua “prima” in assoluto in Cina si presenta nella versione migliore - quella da “oohh” del pubblico su un colpo sì e l’altro pure tanto per intendersi - per quasi due set: poi si complica la vita che la metà basta prima di vincere dimostrando grandissimo carattere. Debutta con una vittoria sofferta Jannik Sinner che, al rientro nel tour dopo le tre settimane e mezza di pausa seguite alla sconfitta contro Zverev negli ottavi dello Us Open, batte 64 67(2) 63 il britannico Evans, n.33 ATP.
Al secondo turno decisamente con altro mood lascia appena due giochi al giapponese Nishioka, n.38 ATP, beneficiario di uno “special exempt” in quanto finalista a Zhuhai. Di nuovo una vittoria di cuore e sofferenza quella ottenuta nei quarti contro il bulgaro Dimitrov, n.19 ATP (64 36 62 lo score).
Poi in semifinale il capolavoro: Jannik entra nella storia del tennis, italiano è non solo. E' il primo giocatore a battere quattro volte Alcaraz nel circuito ATP e sale al n.4 ATP, la seconda miglior posizione di sempre per un italiano nel tennis maschile. Sinner eguaglia infatti il best ranking raggiunto da Adriano Panatta nel 1976: davanti c’è solo Pietrangeli considerato il n.3 del mondo nel 1959 e 1960 (gli anni in cui vinse il Roland Garros) dal giornalista Lance Tingay che allora stilava i ranking. Il 22enne di Sesto Pusteria chiude 76(4) 61 dopo aver recuperato per due volte un break di svantaggio nel primo set: a parità di gratuiti, l’altoatesino mette a segno tre vincenti in più (19 a 16).
…E CONQUISTA SUBITO PECHINO
Nella sua dodicesima finale in carriera l’altoatesino ritrova quel Daniil Medvedev, n.3 del ranking e 2 del seeding, che in semifinale piega Alexander Zverev, n.10 ATP ed ottava testa di serie (64 63 lo score), reduce dal titolo di Chengdu, sconfitto per la quarta volta in cinque partite quest’anno. Per il 27enne moscovita, uno dei tre giocatori già qualificati per le Nitto ATP Finals di Torino, si tratta della 42esima vittoria sul duro in stagione (record nel circuito ATP) grazie alla quale raggiunge l’ottava finale del 2023, la 35esima in carriera (in caso di conquista del titolo sarebbe il 21esimo in altrettante città diverse).
Il russo ha sconfitto l’azzurro sei volte su sei, ma stavolta va in modo diverso: Jannik vince 76(2) 76(2), conquista il suo terzo titolo stagionale su cinque finali, il nono in carriera. Quello dell’altoatesino è l’84esimo trofeo ATP vinto da un giocatore italiano nell’Era Open. Già sicuro dopo il successo in semifinale di diventare n.4, Sinner offre una prova di forza che ne certifica l’evoluzione e che segna un punto di non ritorno nel suo cammino di perfezionamento tecnico.
ASTANA: MANNARINO FA POKER
Parla francese l’”Astana Open” (ATP 250 - montepremi 1.093.360 dollari) sul veloce indoor della capitale del Kazakhstan. In finale Adrian Mannarino, n.34 del ranking e sesto favorito del seeding, si impone in rimonta per 46 63 62 sullo statunitense Sebastian Korda, n. 28 ATP e quinta testa di serie, recuperando un set ed un break di svantaggio e diventando il primo francese dal 2020 a vincere più di un titolo ATP nella stessa stagione.
Il 35enne di Soisy-sous-Montmorency incornicia l'anno migliore della sua carriera con il successo in Kazakhstan che segue quello ottenuto a luglio sull’erba di Newport superando il 18enne statunitense Michelsen. Quarto titolo ATP in carriera per Mannarino, che era già stato finalista ad Astana nel 2020 (stoppato dall’australiano Millman): grazie a questo risultato Adrian sale al n.23 del ranking, ad un passo dal “best”.
ANCHE L’”HAPPY SLAM” SI ALLUNGA
I primi sono stati i francesi, poi sono arrivati i britannici. Adesso ecco gli australiani: la prossima edizione dell’Australian Open, in calendario per la seconda metà di gennaio del 2024, inizierà domenica 14 e si concluderà domenica 28. La ragione? Quella di facciata è che, con la casistica che dimostra come i match durino mediamente di più, allungare di un giorno il torneo diminuirebbe la pressione su tennisti e spettatori riducendo il numero degli incontri che rischierebbero di concludersi a notte fonda.
All’atto pratico, però, sembra come al solito essere quella economica la motivazione principale. L’anticipo alla domenica porterà il numero di sessioni dell’AO nelle tre arene da 47 a 52. La sessione diurna della “Rod Laver Arena” e della “Margaret Court Arena” offrirà un minimo di due partite, invece di tre: le sessioni notturne continueranno, però, a prevedere un minimo di due partite e anche il programma della “John Cain Arena” rimarrà lo stesso….
DOPO 4 ANNI SI TORNA A SHANGHAI
Fabio Fognini saluta subito il “Rolex Shanghai Masters”, penultimo ATP Masters 1000 della stagione (montepremi 8.800.000 dollari) sul cemento del Qi Zhong Stadium della metropoli sulla costa centrale della Cina. Il torneo, che ha saltato tre edizioni (2020, 2021 e 2022 per questioni legate alla pandemia da Covid-19), si ripresenta con un long-format - come da quest'anno anche gli Internazionali BNL d'Italia - spalmato su 12 giorni.
Il 36enne di Arma di Taggia, attualmente n.128 del ranking, in tabellone grazie ad una wild card, perde 62 64 con l’australiano Kokkinakis, n.69 ATP, che mette a segno il quarto successo in altrettanti confronti con il ligure.
Stefano Napolitano, n.252 del ranking, alla terza partecipazione in un main draw “1000” (dopo Roma 2017 e 2023), manca la chance di conquistare la prima vittoria: cede infatti 75 75 al kazako Zhukayev, n.302 ATP, in una sfida tutta tra qualificati in cui perde il servizio nell'ultimo game di entrambi i set. Che non sia il miglior momento di Lorenzo Musetti è abbastanza chiaro da diversi tornei. Il 21enne di Carrara, n.18 del ranking e 17 del seeding, entrato in gara direttamente al secondo turno è sconfitto 63 64 dal qualificato Yu Hsiou Hsu di Taipei, n.184 del ranking. L’azzurro si fa un po’ sorprendere dall’estrema rapidità dell’avversario e paga cara la scelta di cercare di colpire di diritto più del necessario lasciando troppo campo aperto.
SONEGO ED ARNALDI SFIORANO GLI OTTAVI
In una giornata top al servizio Lorenzo Sonego, n.59 ATP, lascia cinque giochi soltanto all’australiano Sekulic, n.298 ATP, promosso dalle qualificazioni: poi si ripete al secondo turbo contro lo statunitense Tiafoe, n.13 del ranking e 10 del seeding, in un match giocato su due giorni e chiuso 26 62 63 (con il piemontese avanti 2-1 senza break nel set decisivo al momento dell’interruzione). Il 28enne torinese si ferma però al terzo turno, battuto 76(4) 62 dal cileno Jarry, n.22 del ranking e del seeding.
Inizia con una vittoria in rimonta sull'australiano Popyrin, n.43 del ranking, il torneo di Matteo Arnaldi. Il 22enne sanremese, n.42 ATP (ma ha iniziato la stagione da n.134), conferma i progressi compiuti e batte in tre set anche il tedesco Struff, n.27 del ranking e 21 del seeding. Ma sfumano di un soffio i primi ottavi da “1000”, davvero per pochi centimetri, quelli mancati sui due diritti che decidono il tie-break del terzo set contro lo statunitense J.J.Wolff, n.51 ATP.
SINNER PRENOTA PER TORINO
Obiettivo centrato. Alle Nitto ATP Finals ci sarà anche lui: giusta conclusione di una stagione da favola. La matematica certezza Sinner la ottiene approdando al terzo turno a Shanghai. Il 22enne di Sesto Pusteria, n. 4 del ranking - “best ranking” storico dopo il nono titolo ATP vinto in carriera al “500” di Pechino - e sesto favorito del seeding, entra in gara direttamente al secondo turno superando per 76(7) 62 (salvando 4 set-point nel tie-break) lo statunitense Giron, n.80 ATP, centrando la vittoria numero 50 in stagione (meglio di lui nella storia del tennis tricolore Barazzutti con 54 nel 1978 e Panatta con 53 nel 1975), quella che gli assicura un posto a Torino. Sinner è il quarto qualificato dopo Alcaraz, Djokovic e Medvedev.
Ma Jannik fa anche 51 grazie al successo, sempre in tre set, sull’argentino Baez, n.29 ATP e 25esima testa di serie. A stoppare l’altoatesino negli ottavi è Ben Shelton, n.20 del ranking e 19 del seeding che s’impone 26 63 76(5). Sinner salva otto palle break nel terzo set, rimonta da 0-4 a 5-4 nel tie-break decisivo ma non basta. Il neo 21enne statunitense, cresciuto con servizio e risposta dopo il primo set, conferma di essere giocatore vero.
PRIMA “SEMI” MASTERS 1000 PER KORDA
Shelton, però non va molto più avanti: Sebastian Korda, n.26 ATP e 26esima testa di serie, vince il primo quarto tutto "made in USA" in un Masters 1000 dal 2017 - 67(10) 62 76(6) lo score - nonostante i 17 ace di Ben. Il “figlio d’arte” manca 5 match-point di fila dal 6 a 1 nel tie-break del terzo set ma alla fine riesce a festeggiare la sua prima semifinale torneo di questa categoria.
RUBLEV CI PROVA MA IL TROFEO E’ DI HURKACZ
Andrey il russo, n.7 del ranking e 5 del seeding, continua il suo percorso netto nel torneo, batte 76(7) 63 il bulgaro Dimitrov, n.19 ATP e 18esima testa di serie, e centra la finale dove trova Hubert il polacco, n.17 del ranking e 16 del seeding, che sconfigge 63 64 Korda. Entrambi puntano al secondo titolo Masters 1000 in carriera. And the winner is Hurkacz! Il polacco doma il russo, arrivato a un punto dal successo, e conquista il suo secondo trofeo da “1000” (dopo Miami 2021, superando Sinner in finale). Il 26enne di Wroclaw chiude 63 36 76(8) e firma la seconda vittoria in stagione contro un top ten forte di 21 ace, di cui quattro nel tie-break decisivo, e dell'81% di punti vinti con la prima di servizio. Per Hurkacz è il settimo titolo complessivo in carriera.
RUNE SCEGLIE BECKER
Dopo la settimana trascorsa con tutto il suo team a Monte-Carlo, Boris Becker conferma che sarà il prossimo allenatore di Holger Rune. Il tedesco, ex numero uno del mondo e più giovane campione di Wimbledon, torna dunque ad assumere un incarico al fianco di un giocatore dopo essere stato rilasciato ed estradato dalla Gran Bretagna lo scorso dicembre.
Becker avrebbe dovuto scontare una condanna a due anni e mezzo di carcere emessa ad aprile 2022 per bancarotta fraudolenta, ma sta trascorrendo la parte finale della pena in libertà vigilata in Germania. Il tedesco, oggi 55enne, ha già allenato Djokovic che, con lui nel team, ha vinto sei titoli Slam tra il 2013 e il 2016.
SHELTON “ROMPE IL GHIACCIO” A TOKYO
La prima volta di Ben Shelton arriva in Giappone, a Tokyo, sul cemento, superficie a lui più congeniale che quest’anno gli ha regalato le soddisfazioni maggiori. Nella finale del “Japan Open Tennis Championships” (ATP 500 - montepremi 2.022.700 dollari) il 21enne di Atlanta, n.19 del ranking, batte 75 61 il russo Aslan Karatsev, n.50 ATP, conquistando il suo primo titolo in carriera.
Tanto concentrato l'americano nel primo parziale, quando si è trattato di restare ancorati al servizio e non concedere facili occasioni, quanto dilagante nel secondo, una volta conquistato il break in avvio. "Significa moltissimo per me - dice - di recente avevo disputato qualche bel torneo, i campioni però non si limitano ad arrivare in finale, ma vincono titoli, e riescono a mantenere lo stesso livello per tutta la settimana. Non dico di essere arrivato a quel punto, ma esserci riuscito per una volta, aver vinto cinque match consecutivi qui è davvero qualcosa di speciale".
STOCCOLMA: ETERNO “LA MONF”
Lorenzo Sonego sorride bene, perché sorride ultimo. Al “BNP Paribas Nordic Open” (ATP 250 - montepremi 750.950 euro) sul veloce indoor Kungliga Tennishallen di Stoccolma, il 28enne torinese, n.55 ATP, sconfigge in rimonta il serbo Lajovic, n.51 del ranking. L’avventura del piemontese finisce con più di qualche rimpianto perché a fermarlo (64 75) è il qualificato russo Kotov, n.109 del ranking, giocatore assolutamente alla portata dell’azzurro pur se in settimana di grazia visto che si spinge fino alla sfida per il titolo.
A 37 anni, “La Monf” sa ancora stupire. A quasi due anni dall'ultimo successo (Adelaide, a gennaio 2022), Gael Monfils festeggia il dodicesimo titolo in carriera nel circuito maggiore. In finale il francese, n.140 ATP, in gara con il ranking protetto, batte 46 76(6) 63 il qualificato Kotov: il 25enne moscovita, alla prima finale ATP in carriera, sul 5-5 0-40 del secondo set manca tre palle-break che avrebbero potuto portarlo a servire per il match. Monfils, capace di giocare almeno una finale per 19 stagioni di fila come solo Nadal è riuscito a fare, è il più anziano vincitore di Stoccolma. Ed è solo il quarto giocatore dal 1990, da quando l'ATP Tour ha assunto la forma che conosciamo, a conquistare un titolo dopo aver compiuto 37 anni.
BUBLIK “ON FIRE” AD ANVERSA
Luca Nardi, n.133 del ranking, arriva per due volte a due punti dalla vittoria contro l’austriaco Thiem, n.86 ATP nell’”European Open” (ATP 250 - montepremi 690.135 euro) sul veloce indoor di Anversa, in Belgio. Poi però, nonostante un set ed un break di vantaggio ed il fatto di essere stato per due volte a due punti dalla vittoria nel tie-break, finisce per arrendersi 36 76(7) 62 all’ex n.3 del mondo.
Una pioggia di missili regala ad Alexander Bublik il terzo titolo Atp della carriera. In finale il kazako, n.36 del ranking e 3 del seeding, supera 64 64 il giovane francese Arthur Fils, n.38 ATP e quarta testa di serie. Una partita a senso unico, nonostante due soli break, dominata dai turni di battuta del kazako che chiude con il 97% dei punti ottenuti con la prima: Fils invece non ripete la prestazione offerta in “semi” contro Tsitsipas. Per Bublik è il terzo titolo in carriera dopo Montpellier 2022 ed Halle 2003.
TANTO AZZURRO IN AUSTRIA
Lorenzo Musetti ancora non riesce a trasformare le ispirazioni momentanee in un disegno di vittoria. Al primo turno dell’“Erste Bank Open” (ATP 500 - montepremi 2.559.790) sul veloce indoor della “Wiener Stadthalle” di Vienna. Il 21enne di Carrara, n.22 ATP, perde 63 64 con Dimitrov, n.17 del ranking. Mancano i punti diretti con il servizio, che invece il bulgaro ottiene con maggiore frequenza pure nei momenti decisivi.
Due tie-break per il primo sorriso italiano, con Matteo Arnaldi, n.46 ATP, che supera il mancino spagnolo Ramos-Vinolas, n.93 del ranking. Al secondo turno, però, la voglia di Rublev, n.5 del ranking e 3 del seeding, di assicurarsi un posto per Torino ha la meglio: il russo vince 75 63 e centra la quarta qualificazione di fila alle Finals.
Quello di Vienna è un torneo che evoca bei ricordi a “Sonny”: qui nel 2020, da lucky loser, raggiunse la finale fermandosi solo contro Rublev ma dopo aver eliminato strada facendo anche il numero uno del mondo Djokovic. Si complica la vita che la metà basta, ma al momento giusto ritrova fiducia e concretezza, sfruttando al meglio il calo del suo avversario, già abbastanza fortunato nel ritrovarsi al set decisivo. Prosegue l’avventura di Lorenzo Sonego: il 28enne torinese, n.52 del ranking, ripescato in tabellone come lucky loser, batte in tre set l’argentino Francisco Cerundolo, n.21 ATP. E si prepara per il derby con Jannik.
A VIENNA E’ UN SINNER DA PAURA
La rivincita è servita. Jannik Sinner, n.4 del ranking e 2 del seeding, riscatta la sconfitta degli ottavi a Shanghai. All’esordio piega 76(2) 75 lo statunitense Ben Shelton, n.15 ATP, con una prestazione da applausi al servizio (perde in tutto 9 punti con la prima e serve 8 ace, due dei quali per cancellare la metà delle quattro palle break concesse). Poi resta imbattuto nei derby tricolore nel circuito ATP: diventano 11 su 11 grazie al 62 64 che rifila a Sonego. Nei quarti altra piccola “vendetta” per l’altoatesino che supera 63 64 Frances Tiafoe, n.14 ATP e settima testa di serie: lo statunitense lo aveva battuto nelle semifinali dell’edizione del 2021 con tanto di coda polemica per gli eccessi da showman del 25enne di Hyattsville.
Jannik diventa il giocatore italiano con più partite vinte in una singola stagione nell'Era Open nel circuito ATP. Il “55” che supera il precedente record (54, firmato da Barazzutti nel 1978) arriva grazie al successo per 75 76(5) su Rublev in semifinale. Il 22enne di Sesto Pusteria si gioca il trofeo viennese con Daniil Medvedev, n.3 ATP e prima testa di serie nonché campione in carica, che supera 64 76(6) il greco Stefanos Tsitsipas, n.7 del ranking e 4 del seeding.
Con una prima vincente Sinner va in doppia cifra con i titoli in carriera (10) e batte per la seconda volta di fila il 27enne moscovita. Al termine di un duello che spinge entrambi al limite, Jannik si impone 76(7) 46 63 su Medvedev, centra la 56esima vittoria stagionale e soprattutto dimostra di essere consapevole di quanto vale. E’l’85esimo trofeo tricolore dell’Era Open.
BASILEA E’ SEMPRE “FELIX”
Il trofeo di Basilea finisce per il secondo anno consecutivo nelle mani di Felix Auger-Aliassime. Nella finale degli “Swiss Indoor” (ATP 500 - montepremi 2.345.955 euro) il canadese, n.19 del ranking e 6 del seeding, s’impone 76(3) 76(5) su Hubert Hurkacz, n.11 ATP e quarta testa di serie. Nessuno dei due contendenti cede la battuta, ma la vittoria del 23enne di Montreal non è mai in discussione: il canadese non concede palle-break (5 su 5 invece quelle cancellate dal polacco) e prevale in tutte le statistiche più importanti.
Per Felix è il quinto titolo complessivo dopo i quattro centri del 2022 (Rotterdam, Firenze, Anversa e Basilea). Per Hurkacz invece la seconda finale persa in carriera (dopo quella all’Open del Canada 2022) sulle nove disputate.
BERRETTINI DA’ APPUNTAMENTO AL 2024
Era stata ipotizzata una possibile partecipazione a Sofia, la seconda settimana di novembre, ed invece Matteo Berrettini - fermo dal ritiro per infortunio alla caviglia destra nel secondo turno dello Us Open contro il francese Rinderknech - decie di chiudere un 2023 dai contorni da incubo e di rientrare nel tour direttamente per l’inizio del 2024.
"Nonostante mi sia allenato ad alto livello nelle ultime settimane, il mio staff medico mi ha avvertito che poteva essere un rischio troppo alto competere negli ultimi tornei della stagione - posta su Instagram il 27enne romano -. E' stata una decisione molto difficile da accettare ma devo fare ciò che è meglio in vista della prossima stagione e per la mia carriera a lungo termine. Sfrutterò questa opportunità per resettare, ricostruire e iniziare il prossimo anno preparato al meglio e in salute".
Qualche giorno dopo arriva la notizia della separazione dal coach storico Vincenzo Santopadre, chiudendo il messaggio con “Senza di te ci sarebbe stato Matteo Berrettini, ma non ci sarebbe stato The Hammer”.