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C'è chi in alto ci è già arrivato, ma poi è sceso un po'. C'è chi ha un talento speciale ancora non del tutto sfruttato. C'è chi ha appena vinto le Finals Next Gen ed è il 'protetto' di Novak Djokovic. E c'è un italiano. Per le possibili sorprese del 2024, occhio a questi 5 nomi
29 dicembre 2023
MATTEO ARNALDI
Come si può non partire da lui. Matteo Arnaldi è già stato una (piacevolissima) sorpresa nel corso del 2023, ma il 2024 potrebbe vederlo ancora più in alto di così. L'obiettivo suo e del suo staff, giustamente, è una conferma fra i top 50, perché mantenersi al vertice è sempre più complicato rispetto ad arrivarci. Però Matteo ha dato segnali importanti, in merito al suo futuro. Intanto ha dimostrato che non teme eccessivamente la pressione, o meglio che sa come gestirla. Agli Us Open, alle prese con le sfide più prestigiose di una carriera ancora agli esordi, non si è fatto travolgere, e al contrario è stato lui a mantenere la lucidità di fronte a rivali più esperti.
Poi, in Davis, ha compiuto il suo piccolo grande capolavoro, sopportando una giornata no e battendo Popyrin sul piano nervoso. Ma attenzione, perché Matteo tecnicamente è uno che sa fare tutto. Può tenere un bel ritmo da fondo e accelerare con entrambi i fondamentali. Può difendere e può attaccare. Ha un servizio incisivo, per quanto ulteriormente migliorabile. E ha dimostrato di non temere le variazioni, con una palla corta padroneggiata (Davis a parte, ma quello è un altro discorso) piuttosto agevolmente. Vederlo fare un altro step, magari tra i top 30, sarebbe già importante, ma Matteo sembra destinato a sorprendere ancora.
5 sorprese Atp per il 2024
JACK DRAPER
A fine 2022 era già nei top 50, predestinato a grandi traguardi per rinverdire le ambizioni britanniche, in vista dell'ormai imminente pensione di Andy Murray. Poi Jack Draper si è un po' trascinato, è arrivato a best ranking (38) ma è pure caduto in basso, recuperando terreno proprio a fine stagione. Oggi è numero 61 Atp, ma è chiaro che debba guardare molto, molto più in alto. Con un tennis che sul veloce in particolare può davvero essere pericoloso per chiunque, Draper cercherà di stare lontano dagli acciacchi e di trovare quella continuità finora mai davvero raggiunta. Ha bisogno di curare fisico e testa, Jack, ma il tennis può portarlo lontano. Lo dovessimo ritrovare fra i top 20 a fine stagione, sarebbe quasi la normalità per uno col suo talento.
HAMAD MEDJEDOVIC
Fino a Jeddah non era fra i più gettonati, nemmeno fra i giovani. Eppure Novak Djokovic, sul connazionale Hamad Medjedovic, ha scommesso forte da tempo, e francamente è difficile pensare che Nole si sbagli in modo così clamoroso su un collega che conosce molto bene. Dopo aver vinto il titolo delle Next Gen Atp Finals, il serbo ha recuperato il terreno perduto rispetto ai coetanei, tornando a essere una possibile stellina del futuro. In fondo le qualità non gli mancano e la voglia di emergere nemmeno. Non ha paura, Hamad, come non ne aveva Djokovic quando si stava affacciando nel circuito maggiore. Non è possibile – ovviamente – fare paragoni, ma Medjedovic potrebbe trovare la sua strada più in fretta di quanto ci si attendesse fino a poche settimane fa.
ZACHARY SVAJDA
Voliamo oltreoceano. Zachary Svajda non è uno che dà nell'occhio. Al contrario, notarlo in un gruppo di talenti sarebbe abbastanza difficile. Eppure vince, con costanza e regolarità, al punto che ad appena 21 anni non è lontano dai top 100. Già nel 2019, al primo turno di Flushing Meadows, volò avanti per due set a zero contro il nostro Paolo Lorenzi, che poi recuperò e vinse al quinto. Ma 'Zach' fece capire, a modo suo, di avere classe. Alle prese con il circuito maggiore non ha fatto sfracelli, ma gli ultimi mesi lo hanno proiettato in una nuova dimensione. E qui parliamo di un giocatore che se dovesse arrivare a un certo livello, ci potrebbe restare a lungo. Perché la prima qualità di Svajda (origini ceche, che si vedono pure nel suo tennis) è proprio la testa. Così come la capacità di restare umile, lavorando ogni giorno per inseguire il suo sogno.
EMILIO NAVA
Restiamo in America, ma qui parliamo di un giocatore totalmente diverso da Svajda. Emilio Nava è un vulcano, sempre proiettato al rischio massimo e alla ricerca del punto. Da teen-ager si prese due finali Slam Under 18, entrambe perse (in Australia da Musetti, a New York da Forejtek). Passato al circuito Itf, ha fatto progressi ma non tali da farlo entrare fra i più attesi da pubblico e stampa. Ma il pubblico che lo conosce bene già lo adora, considerato che il suo tennis si basa sullo spettacolo. Lui dimostra di divertirsi, cercando di prendere spunto dal cugino Ernesto Escobedo, il cui padre è fratello della madre di Nava. Oggi il nativo di Los Angeles è fuori dai primi 400 del mondo, ma molti lo ricorderanno fare ottime cose una manciata d’anni fa, quando armato di colpi pesanti salì fino al numero 67 della classifica Atp. Nava, ad ogni modo, è di un'altra categoria. A patto che comprenda la necessità di avere un piano B pronto all'occorrenza, se le accelerazioni a duecento all'ora non trovano le righe.