10 stelle d'oriente: l'Asia porta bene

Dominic Thiem e Novak Djokovic di nuovo ad altissimi livelli dopo un periodo così così, ma anche un ritrovato Tsitsipas, un Murray che regala segnali davvero incoraggianti e tanto altro. Le prime due settimane di tennis in Asia hanno rilanciato alcuni giocatori che non si vedevano da un po'. A loro l'approdo in Oriente ha portato decisamente bene.

L'Asia ha risvegliato Dominic Thiem. Dopo un periodo decisamente anonimo l'austriaco ha ritrovato un titolo ATP, peraltro sul cemento (meno amico della terra) e battendo degli ottimi giocatori fra quarti, semifinali e finale. Una vittoria che gli ha anche garantito il posto alle ATP Finals, per il quarto anno consecutivo.

L'Asia ha portato bene anche ad Alex De Minaur, che nel nuovo torneo ATP di Zhuhai si è regalato il terzo titolo di una stagione che pare destinata a portarlo fra i primi 20 del mondo.

Dopo il ritiro allo Us Open avevano iniziato a circolare voci tutt'altro che positive sul suo conto e sullo stato della sua spalla, invece Novak Djokovic ha messo a tacere tutti alla prima occasione utile. Per l'inizio della tournée asiatica ha scelto a sorpresa Tokyo e non Pechino, ma la sostanza non è cambiata. Ha vinto lui, dominando tutti gli avversari.

La prima semifinale nel circuito ATP, da lucky loser a Chengdu, e una bella vittoria all'esordio a Tokyo, al tie-break del terzo set contro un De Minaur reduce dal successo a Zhuhai. Lloyd Harris può essere felice della sua trasferta asiatica, che ha riportato il 22enne sudafricano a un passo dai primi 100 della classifica ATP.

Dalle qualificazioni alla finale? Basta chiedere a John Millman. L'australiano, che peraltro aveva iniziato la sua tournée in Asia vincendo a Kaohsiung (Corea) uno dei Challenger più ricchi del calendario, si è regalato a Tokyo la prima finale in carriera in un ATP 500, sfruttando un tabellone piuttosto favorevole dopo la caduta all'esordio di tutte le 4 teste di serie della parte bassa.

Il primo titolo è ancora work in progress, ma nel frattempo l'Asia ha consegnato la seconda finale in carriera (e del 2019) al kazako Alexander Bublik, protagonista a Chengdu, dove ha ottenuto due ottime vittorie contro Taylor Fritz e Grigor Dimitrov. Per il successo è solo questione di tempo.

A negare la prima gioia in carriera a Bublik ci ha pensato Pablo Carreno Busta, che in finale nella città dei panda l'ha spuntata per 7-3 al tie-break del terzo set. Dopo aver agguantato la top-10 un paio d'anni fa lo spagnolo ha gradualmente perso terreno: il quarto titolo in carriera può rilanciarlo?

(Quasi) tutti pensano che il giocatore più alto del circuito ATP sia John Isner, e... sbagliano! Reilly Opelka vanta un centimetro in più, e un servizio che punta a diventare ugualmente devastante. A Tokyo l'ha aiutato ad arrivare in semifinale, con vittorie sul suo caro amico Fritz (al quale ha fatto da testimone di nozze) e su Gilles Simon.

L'ultima partita vinta in un torneo? A Washington, prima dei Masters 1000 sul cemento americano e dello Us Open. Stefanos Tsitsipas aveva decisamente bisogno di una scossa che ha trovato con l'arrivo dell'Asian Swing. Non era andata bene a Zhuhai, col ritiro all'esordio, ma a Pechino ha fatto decisamente meglio, battendo il campione uscente Basilashvili e poi anche Isner e Zverev. Un ottimo Thiem gli ha negato il titolo, ma poco importa. Stefanos si sta ritrovando.

Fra i protagonisti delle prime due settimane asiatiche anche Andy Murray. A Zhuhai è tornato a vincere un incontro nel Tour dopo 10 mesi, battendo Tennys Sandgren, e a Pechino ha fatto ancora meglio superando prima Berrettini con due tie-break e poi il connazionale Norrie. L'ha fermato Thiem ai quarti di finale, ma i segnali di ripresa dello scozzese sono finalmente convincenti.