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L'angolo dell'insegnante

Il ruolo delle emozioni positive nell’allenamento giovanile (Parte 3)

Il ruolo dell’insegnante di tennis non è facile: deve sapersi interfacciare con caratteri e ambizioni diverse, trasmettendo positività. Non sempre il successo e la gratificazione di chi insegna passa dalle vittorie degli allievi. È importante creare un ambiente positivo.

03 gennaio 2020

SCORDARE ESPERIENZE NEGATIVE

“Devi avere una memoria a breve termine! Dimentica la sconfitta e continua per la tua strada!” è una frase molto usata da allenatori, genitori e addirittura tifosi, quando un giocatore esce dal campo a testa bassa, triste e/o frustrato.

Anziché analizzare gli aspetti negativi di una partita persa – le indicazioni di tutti gli errori tecnico/tattici compiuti durante il match – l’allenatore dovrebbe quindi aiutare il proprio giocatore ad accelerare la ripresa fisiologica e psicologica stimolando in lui emozioni positive.

Provare emozioni positive immediatamente dopo un evento che ha richiamato emozioni negative può correggere o addirittura cancellare le reazioni fisiologiche negative. Un incremento dell’attività cardiovascolare è una delle reazioni più frequenti del nostro corpo ad emozioni negative.

La Dr.ssa Friedrickson ha riscontrato che un veloce recupero dall’attivazione causata da queste emozioni negative è fondamentale per la salute cardiovascolare a lungo termine. La sua ricerca mostra che persone che hanno provato emozioni positive subito dopo averne provate di negative, hanno una ripresa cardiovascolare nettamente più veloce!

Buoni allenatori lo capiscono istintivamente e reagiscono in modo sottile, senza che il giocatore provi la sensazione di essere compatito. Un buon esempio lo si trova descritto da Nick Bollettieri nel suo libro “My Aces, My Faults”.

Ricorda un fatto accaduto agli inizi del carriera professionistica di Andre Agassi. Agassi aveva appena subito una cocente sconfitta al primo turno di un torneo ed era uscito in fretta dal campo. Dopo aver gettato via le sue racchette gridò al fratello: “Smetto di giocare a tennis!”.

Nick andò da lui e gli chiese cosa avesse. Alla risposta di Andre “Non ce la faccio più!”, Nick replicò “No! Ce la fai! Ce la farai! Mi vedi forse portare un orologio?” – Nick non portava l’orologio – “Sai perché non lo porto? Non c’è orologio per te! Io resterò al tuo fianco, noi combatteremo e ce la faremo!”

Energia per la resistenza psicologica

Allenatori e giocatori concordano nel sostenere che la forza mentale sia l’elemento decisivo che fa la differenza tra un buon giocatore e un campione. Ma, come il diritto, così anche la resistenza deve essere costruita, stimolata ed allenata.

L’atteggiamento positivo e la performance in circostanze difficili sono definitivamente caratteristiche di enorme importanza per un giocatore di tennis, ma lo sono anche nella vita quotidiana! Come allenatori abbiamo la responsabilità di trasmettere questa virtù personale ai nostri giovani atleti.

La Dr.ssa Friedrickson ritiene che l’acquisizione della resistenza psicologica sia da annoverare tra i vantaggi dell’esposizione a emozioni positive. Presenta dati che provano che l’esperienza di emozioni positive non conduce solamente a un livello più elevato di resistenza psicologica, ma che questo livello più elevato provoca anche una specie di circolo vantaggioso per effetti positivi a lungo termine.

Specialmente per bambini e giovani che non hanno ancora concluso il loro sviluppo psicologico, una continua richiesta di pretese elevate non è propriamente d’aiuto per lo sviluppo della forza mentale, come molti allenatori e genitori credono ancora.

Far sempre allenare i ragazzi con giocatori più forti di loro o iscriverli ai tornei giovanili in una categoria d’età più alta probabilmente non sortirà l’effetto desiderato, se ne derivano troppe sconfitte. Sono bambini! Non vogliono sentirsi scoraggiati e impotenti e, sentendosi dei perdenti, perderanno anche l’interesse per un’attività che provoca emozioni così negative.

LE CONCLUSIONI
C’è bisogno di un cambio di mentalità tra gli allenatori. Ma questa trasformazione culturale non può avvenire con successo, se allenatori con bagagli di esperienze differenti non comprendono quanto numerosi siano i vantaggi di un approccio positivo sullo sviluppo complessivo della nostra gioventù. E questo vale sia per la performance tennistica che per la crescita a livello personale.

Tuttavia i giocatori non potranno cogliere tutti i vantaggi di un approccio positivo degli allenatori, fino a quando loro stessi – e i loro genitori – continueranno a credere che un atteggiamento aggressivo, un abuso emotivo, punizioni o un linguaggio disprezzante possano rappresentare un allenamento buono ed efficace.

Come possiamo provocare un tale cambiamento culturale nell’allenamento tennistico? Quanto meglio educhiamo gli allenatori e facciamo comprendere loro le conseguenze dei vantaggi di un approccio positivo, tanto più questi saranno disposti ad integrare tali elementi nell’allenamento e nell’interazione con i propri giocatori. Se poi gli allenatori comprenderanno anche gli aspetti basilari di questo approccio complessivo e positivo e avranno fiducia nel fatto che proprio questo è il miglior comportamento da tenere per poter aiutare i loro giovani atleti ad esprimere tutto il loro potenziale, allora essi, supportati da queste prove e informazioni inconfutabili, saranno attrezzati meglio per educare anche i genitori sul comportamento migliore da tenere per supportare al meglio lo sviluppo dei propri figli in e fuori dal campo.

Sviluppo che non si basa solo su risultati e classifiche a breve termine, ma anche sui vantaggi a lungo termine di uno sviluppo psicologico positivo.

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Mira Radu ha conseguito ben tre Master, tra cui quello in Psicologia e lavora per SCORE Tennis & Fitness, dove si occupa di atleti di alto livello. Mira è una ex-giocatrice WTA, con un Best Ranking di numero 244. È PTR Professional in Tennis 11-17 e Performance.

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