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Per garantire un miglioramento efficace e veloce, quanto deve durare un allenamento? E quale deve essere il grado eccitazione/attivazione giusto? Non per tutti è uguale, per esempio per un giocatore alla Nadal sarà diverso da quello di un atleta alla Federer
di Greg Lappin | 12 luglio 2019
La teoria che l’impegno durante un allenamento di durata sufficiente comporti miglioramenti significanti è in qualche modo mistica.
La ricerca moderna supporta invece la tesi che la qualità dell’allenamento è utile a prevenire stagnazioni e burnouts.
Gli scienziati Bryan e Harter hanno condotto uno studio tra esperti di trasmissioni Morse e hanno scoperto che non è possibile acquisire con successo capacità e migliorare continuamente, senza rafforzare queste capacità e senza cercare di ampliare la conoscenza della materia.
Come possono aiutarci queste conoscenze nel pianificare un allenamento tennistico? Come risulta chiaro nel diagramma a “U” capovolta creato da Yerkes e Dodson nel 1908, ogni giocatore ha bisogno di un grado individuale di eccitazione/attivazione, ottimale per richiamare la propria migliore performance.
Se un allenamento è ben strutturato e mirato i giocatori possono diventare più consapevoli delle proprie tendenze e attitudini, come il livello ottimale di eccitazione/attivazione e la capacità di restare costantemente concentrati. Nei prossimi appuntamenti, in questa rubrica, analizzeremo più approfonditamente alcuni concetti specifici, per comprendere come integrarli nei nostri programmi in modo da raggiungere i massimi progressi nel minor tempo possibile.
traduzione di Bruno Mohovich