

L'americana vincitrice in estate del suo primo Slam a New York, torna a riflettere sulla sua stagione: dal primo titolo vinto a Auckland alle difficiltà durante lo swing sulla terra battuta, fino al trionfo degli Us Open: "Il segreto è stata la mentalità"
02 dicembre 2023
Se dovesse scegliere una parola per descrivere la sua stagione Coco Gauff non ha dubbi: "Tenacia. Userei questa parola. E’ stata una grande annata anche se non sono mancati gli alti e bassi", ha dichiarato ala Wta la n.3 del mondo. E il suo avvio di stagione è in linea con il bilancio da lei appena stilato: vittoria ad Auckland ed eliminazione nella seconda settimana degli Australian Open.
"Lo swing sulla terra battuta è stato duro perché ho cambiato diversi coach andando in cerca di quello giusto. La stagione sull’erba invece è stata molto rapida e per me si è chiusa con una sconfitta al primo turno", ha ancora raccontato Gauff, ricordando l'assenza di risultati che contraddistinse la sua prima metà di stagione. "La seconda metà dell’anno mi sono detta: hai già perso al primo turno, quindi non potrai più perdere più rapidamente di così. Quando si è così in basso si può solo risalire. Da allora ogni partita fu una vittoria e questo aiuta a costruire un po’ di fiducia".
A far scattare il click decisivo fu il torneo di Washington, da lei vinto in finale contro Maria Sakkari: "Forse quello di Washington è stato il torneo che ho giocato meglio dal punto di vista della comprensione del gioco, tanto che anche dopo la vittoria agli Us Open sentivo di non aver giocato così bene come fatto lì". Ma altrettanto decisivo per il conseguimento dei suoi successivi risultati, è stato per Gauff l'inserimento nel suo team di coach Brad Gilbert: "Brad ha giocato un ruolo enorme, i risultati sono cominciati ad arrivare da quando lui è entrato in squadra. Ha allenato Agassi e tanti altri grandi e avere una testa come la sua nel mio angolo ha davvero giovato tanto al mio gioco".
Sistemati le caselle del "chi" e del "dove", restava da capire "quando" sarebbero sbocciati i frutti del lavoro e delle scelte fatte dalla teenager durante la sua annata. Ma una certezza Gauff sentiva già di averla raggiunta: "La strada verso il titolo di Washington è stata dura ma la sensazione ricavata da quel titolo fu grandiosa anche se credo che quello vinto a Cincinnati sia quello che mi abbia dato più fiducia in vista dello Slam. Se avessi vinto solo il primo non so se sarei riuscita a ricavarne altrettanta. Stavo giocando un ottimo tennis, ma non penso che sarei riuscita a ripetermi. Poi a Cincinnati ho battuto Iga e Karolina ed è questo che mi ha convinto a credere che se ero riuscita a vincere un Wta1000 pur non giocando al meglio allora avrei avuto la chance di vincere uno Slam. E’ stato quello il vero punto di svolta".
Una svolta interiore, più che tecnica, che la giovane Gauff ha saputo intercettare e sulla quale ha saputo continuare a costruire, fidandosi del suo istinto e delle persone di cui si era circondata. Un cambiamento, che ancor prima che in partita, si è innescato durante gli allenamenti e che da lì è servito ad aiutare Coco ad abbracciare sino in fondo una nuova pressione: "Credo che la mentalità sia la ragione per cui sono riuscita a fare così bene quest’anno. Il mio tennis non è poi cambiato così tanto, ma avere un approccio positivo può fare un’enorme differenza - ha raccontato Gauff alla Wta - E’ un aspetto che ho abbracciato a Washington dove mi sono detta di restare positiva dopo ogni punto, vinto o perso che fosse, e da lì ho iniziato a vincere. Chiaro che dirlo è più facile che farlo. Ma credo che il cambiamento più evidente sia stato l’essere meno negativa in allenamento, lasciare andare quelle sensazioni e non pensarci affatto durante il match. Il che è strano perché la maggior parte dei coach ti dice di restare positiva durante gli allenamenti e riversare poi quell’atteggiamento in campo. Per me credo che le cose funzionino in modo diverso. Non so, ma è come se io in allenamento debba abbandonare la mia parte negativa".
Un percorso culminato a New York col trionfo degli Us Open, un successo che Gauff ha confidato esserle stato pronosticato con largo anticipo: "Dopo aver perso la finale del Roland Garros, Stacey (Allaster, Ndr), la direttrice degli Us Open mi disse 'va bene, vorrà dire che il primo lo vincerai a New York', ma poi invece persi ai quarti. Quindi dentro di me speravo che il primo fosse proprio Parigi perché lì avevo fatto bene e invece persi ancora ai quarti. Alla fine mi dimenticai di quello che lei mi aveva detto e ora posso dirlo, forse aveva ragione perché in segreto mi stavo preparando a vincere gli Us Open".
E fu proprio così. "Vincere in casa non è una cosa che accade spesso - ha ricordato ancora Gauff - Sono davvero contenta di aver vinto lì il mio primo Slam e spero di poterne vincere acnora altri perché New York per me è davvero una città speciale. Averne scoperto il sapore ti fa venir voglia di vincerne ancora. E spero davvero di poterla riassaporare ancora molte volte quella sensazione, quella che ho avvertito su quel match point".
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