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Mamma Taylor, a tuo figlio mostra la lezione di Wilander. Non la tua “furbata”…

La Townsend tocca la palla prima che cada in terra e guadagna un “15” in modo scorretto contro la Bronzetti. Brutto esempio per un singolo delle ragazze afroamericane e per una mamma in uno sport che ha insegnato ben altre cose

di | 20 marzo 2024

I gesti bianchi?, la noble art, il premio Edberg poi targato Federer, quel giorno che Mats Wilander fece ripetere il famoso match point? In un attimo, a Miami, Taylor Townsend cancella ere illustri di class act nel tennis e svilisce uno sport intero. Semplicemente, sul 3-6 6-3 5-4 30-0, un lob dell’italiana Lucia Bronzetti colpisce la racchetta dell’afroamericana prima di toccare terra.

Il “15” dovrebbe essere assegnato automaticamente all’azzurra, ma né l’arbitro - pessimo - né la giocatrice statunitense - più peggiore ancora -, né la stessa Lucia - qualcuno del team doveva segnalarlo alla Bronzetti - segnalano il fattaccio. E quindi il punto premia chi bara e la promuove al match point e quindi al 6-4 definitivo. 

SIGNIFICATO

Certo, parliamo di un solo “15” in una partita che la statunitense di talento tecnico da sempre frenata da una condizione fisica non accurata, e quindi da una ridotta mobilità, ha meritato di vincere per propensione offensiva, qualità e potenza. Il problema non è il punto, in sé, importante, ma non decisivo, né in fondo la partita, che pur trattandosi di un primo turno in un super-torneo ha una grande importanza soprattutto per un rappresentante di casa e mette in palio ben 21.841 dollari.

Il problema è la filosofia dello sport, che si differenzia spesso dalla via per i suoi valori, per l’assenza delle odiate raccomandazioni, con l’aggravante per la Townsend del suo doppio ruolo.

Non solo paladina del popolo afroamericano, a cominciare dalle teenagers che cercano simboli positivi nei campioni dello sport, non solo personaggio contro corrente che pur di non sottostare alla ferrea dieta che le imponeva la Federtennis USA, ne aveva rifiutato il sostegno economico polemizzando pubblicamente con l’allora DT, Patrick McEnroe, non solo individualista che aveva voluto fortemente un figlio nel 2021, anche se nel pieno della attività agonistica e quindi contro il parere di tutti. Ma, appunto, soprattutto, mamma. E quindi ideale dispensatrice di valori e di principi al suo Adyn Aubrey.

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ESEMPIO MATS

Sperando che il ragazzo, quando potrà capire, non guardi il filmato di Miami e non rinfacci alla mamma qualche lezione morale che lei gli ha impartito. Intanto, le consigliamo di riguardarsi quello che fece Mats Wilander al Roland Garros 1982, non ancora 18enne, sulla strada del primo dei 7 Slam, nella semifinale contro José Luis Clerc. Dopo aver rischiato di farsi riprendere da 5-1 al quarto, sul match point sul 7-5 6-2 1-6 6-5, l’argentino tirò un dritto sotto gli occhi dell’arbitro, il ben noto Jacques Dorfman, anche direttore del torneo, che chiamò out il colpo anche se aveva chiaramente colpito la riga.

E decretò il punteggio finale e il vincitore al microfono malgrado le ripetute e veementi proteste di Clerc. Allora, il ragazzo svedese, sconvolgendo il mondo e conquistando tutti gli spettatori, anche quelli sudamericani, chiese con straordinaria correttezza e cavalleria la ripetizione del punto, ed entrò nella storia del tennis e dello sport dal portone principale. Premiato, immediatamente dopo, dal rovescio in rete dell’avversario e dal 7-5 decisivo. Così vinse due volte, forse anche tre. 

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