Al rientro dopo oltre un anno e mezzo, Simona Halep si arrende in tre set a Paula Badosa ma mostra subito un buon tennis. “Questa è una giornata speciale – dice –, e ho sempre creduto che il bene avrebbe prevalso. Non mi sono mai dopata, non ho barato. Giusta la decisione di venire a Miami: ho ritrovato l’amore per il gioco”
20 marzo 2024
Nel tennis un bel set non basta per vincere una partita, ma può essere più che sufficiente per restituire il sorriso. Lo sa bene Simona Halep, tornata a competere a Miami a oltre un anno e mezzo dal suo ultimo match, a causa della sospensione comminatale per aver fallito un controllo antidoping nell’estate del 2022. Lo stop doveva essere di quattro anni e mettere probabilmente fine alla sua carriera, poi un paio di settimane fa il CAS di Losanna ha ribaltato la sentenza e le ha permesso di rientrare in campo con effetto immediato.
La rumena non ha perso tempo: ha chiesto e ottenuto una wild card per il Miami Open, ha preso un volo per la Florida e ci ha provato. Contro Paula Badosa ha giocato bene per un’ora o poco più, poi ha faticato a tenere il ritmo ed è calata pagando la carenza di competizione, fino ad arrendersi per 1-6 6-4 6-3. Ma la notizia è che la vincitrice di Roland Garros e Wimbledon è tornata e sa ancora essere competitiva, in un tennis che nell’ultimo anno e mezzo si è velocizzato ma ha ancora posto per una campionessa capace di guidare la classifica mondiale per 64 settimane fra 2017 e 2019.
“In campo – ha detto la rumena in conferenza stampa – mi sono sentita bene, e sentire il supporto del pubblico mi ha dato grande energia. Ho giocato a un livello superiore alle aspettative, visto che negli ultimi mesi, pur andando in palestra ogni giorno per tenermi in forma, non ho giocato molto a tennis. Ero un po’ stanca mentalmente. Dunque sono felice del mio primo match e di questa giornata in generale. Dopo ciò che ho passato lo considero un giorno speciale: ho provato grandi emozioni, in campo e fuori”.
Come accennato, la sentenza di primo grado del tribunale antidoping prevedeva una sospensione di quattro anni a causa della positività a una sostanza proibita (Roxadustat) in un controllo sostenuto nell’estate del 2022. Ma poi il CAS ha sposato la tesi della contaminazione accidentale (tanto che Simona ha chiesto 10 milioni di dollari di risarcimento all’azienda produttrice del lotto di integratori contaminato) e la sospensione è stata ridotta a nove mesi. Avendone già scontati 17, Simona ha ricevuto l’immediato via libera. “Credo che uno stop di quattro anni – ha detto ancora – avrebbe segnato la fine della mia carriera. Ma non è stato così e sono davvero felice di essere rientrata nel Tour. I miei genitori mi hanno sempre insegnato che prima o poi il bene prevale. Fin dal primo giorno ho creduto al cento per cento nella giustizia, sperando che la verità sarebbe venuta a galla. Sapevo di essere pulita, di non aver fatto nulla di male”.
Rimasta senza classifica, almeno inizialmente Simona per disputare i grandi tornei dovrà affidarsi alle wild card, aspetto spinoso che ha già sollevato qualche polemica. “Non credo che un’atleta al rientro dopo una sospensione per doping dovrebbe beneficiare di una wild card”, ha detto Caroline Wozniacki, ma sul merito è difficile darle ragione. Una volta che la sanzione è stata scontata, la legge (del tennis) è uguale per tutti. “Una sola persona negativa nei miei confronti – ha risposto Simona alla collega – non mi interessa, perché ho ricevuto centinaia di prove di affetto. Non ho fatto nulla di male. Non mi sono dopata, non ho barato e la sentenza prova che la positività è dovuta a una contaminazione”.

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Un tema, quello della possibile contaminazione accidentale, che nel tennis torna ciclicamente. E mette tutti in guardia. “Sono sempre stata molto chiara nel sostenere la correttezza e l’importanza di uno sport pulito – ha detto ancora Halep –, e continuerò a farlo. Ogni giocatore deve stare attentissimo a tutto ciò che mangia e beve. Quanto capitato a me può succedere a chiunque, e dobbiamo solo sperare che non capiti ad altre persone. Ho attraversato un periodo terribile e davvero stressante dal punto di vista mentale. Il consiglio che posso dare è di controllare tutto e tenere sempre gli occhi aperti”.
Per sua fortuna, visto che la sentenza del CAS è sostanzialmente inappellabile (se non per questioni di forma, ma non di merito), l’incubo è finito e Simona può tornare a vivere la sua vita di sempre, con la racchetta in mano inseguendo i risultati di un tempo. Nell’anno dei 33 non è più giovanissima e la statistica non le sorride, visto che solo tre giocatrici nella storia hanno saputo conquistare un titolo Slam dopo i 33: Serena Williams, Martina Navratilova e la nostra Flavia Pennetta. Ma il desiderio di riprendersi ciò che le è stato ingiustamente tolto potrebbe spingerla a fare miracoli.
"Adesso è davvero molto presto per fissare degli obiettivi – ha detto la giocatrice nativa di Costanza –, perché non sapevo affatto cosa attendermi dalla decisione del CAS, quindi non ho programmato nulla per i prossimi mesi. Sono venuta a Miami solamente perché spinta dall’entusiasmo, e sono davvero contenta di averlo fatto, a così pochi giorni dalla sentenza. Qui ho sentito di nuovo l’amore per il tennis. Ora rientrerò a casa e pianificherò i prossimi passaggi. Di certo dovrò allenarmi molto duramente perché il livello è davvero alto”. Vero, ma in fondo ciò che conta è esserci ancora. Non era per niente scontato.