

Anche se l’impronta del WTA Tour è yankee, anche se il fisico sta prendendo il sopravvento, anche se l’erba non conta la realtà del movimento è confusa. E guarda a Cina ed Arabia Saudita!
di Vincenzo Martucci | 09 luglio 2023
Il tennis maschile è più globale che mai, anche se di forte impronta europea, almeno fra i top 10. Quello femminile vive, in tutto e per tutto, le sue contraddizioni. Anche in questo Wimbledon, scorrendo dell’alto il tabellone degli ottavi, salta subito all’occhio la forte connotazione dell’Est Europa, pur in un circuito fortemente caratterizzato dalla matrice USA - la sede della WTA che gestisce il circuito è a St Petersbourg, in Florida, e il management è prevalentemente yankee -, con una evidente incidenza delle giocatrici alte e potenti, cui fanno da contraltare la tennista più amata ed apprezzata, la funambola Ons Jabeur e la grande promessa, Mirra Andreeva, che si esalta nella ricerca del timing, da novella Martina Hingis.
SQUADRONE DELL' EST - Scorriamo il tabellone donne degli ottavi. La numero 1 del mondo, Iga Swiatek è polacca Doc, fiera figlia del suo paese, senza incidenze straniere, con una forte influenza semmai della pioniera Aga Rawdwanska. Belinda Bencic, è nata in Svizzera da genitori cechi fuggiti nel 1968; Vika Azarenka è bielorussa, ma s’è inserita nel filone russo delle transfughe bambine da Anna Kournikova a Maria Sharapova; Elina Svitolina - che non le stringerà la mano dopo il loro duello - è la bandiera della martoriata Ucraina. Jessica Pegula è figlia del papà Usa, miliardario, e dell’università; Lesia Tsurenko è anche lei ucraina, a riprova di una motivazione extra che viene da quella tragica guerra.
Marketa Vondrousova e Marie Bouzkova sono le ennesime rappresentanti della scuola ceca (orfana peraltro dell’ancora infortunata Krejicikova), Ons Jabeur è la paladina del tennis arabo, Petra Kvitova è sempre la numero 1 ceca ancor di più ora che la cometa Pliskova si sta eclissando, Beatriz Haddad Maia è brasiliana con ascendenza libanese, Elena Rybakina è russa (travestita kazaka), Madison Keys è americana dell’Illinois. Sia Anastasia Potapova che Mirra Andreeva sono russe - impegnate nel delicatissimo derby anche generazionale -, come Ekaterina Alexandrova e la numero 2 del tabellone, Aryna Sabalenka è bielorussa.
ILLUSIONE USA - Naomi Osaka, giapponese allevata negli USA forse torna forse no dopo la vacanza matrimoniale, baby Coco Gauff ci sta impiegando più tempo del previsto a crescere almeno nella dimensione che lo show business vorrebbe, Sloane Stephens è troppo distratta dalla vita, Alycia Parks gioca troppo da una botta e via, chissà che Madison Keys non si rilanci davvero proprio a Wimbledon dopo tante promesse inevase, ma nell’immaginario americano è sempre meglio di Jessica Pegula, che fa il suo bravo compitino ma, anche come personaggio, non eccita davvero le folle.
Senza più le sorellone Williams, non ci sono primattrici a stelle e strisce, né il circuito naviga finanziariamente in acque straordinariamente felici, tanto che la governance ritorna in Cina - malgrado il caso Peng Shuai non sia risolto - e strizza l’occhio all’Arabia Saudita. Eppure gli Usa comandano il circuito donne in tutto e per tutto.
SCENARI - Ancor più dei colleghi uomini, le tennista hanno tagliato l’erba di Wimbledon e ci giocano come un torneo qualsiasi della stagione. Così, Swiatek sta imponendo anche sul verde la sua micidiale regolarità: ci riuscirà contro le improvvise accelerazioni di Bencic? Azarenka non ha mai deragliato dai colpi diretti ed efficaci alla ricerca subito dl punto, anche se la battaglia di resistenza e di nervi contro Svitolina sarà molto impegnativa. Così come quella di Pegula su Tsurenko dalle mille pensate, che sembra sempre vinta ma si esalta proprio contro chi picchia forte.
E al di là dei nomi che non esaltano, promette tanto il derby ceco Vondrousoiva-Bouzkova, guadagnato grazie ai colpi contro Kudermetova e Garcia. Anche se, nel tennis un po’ monocorde del corri e tira, la fantasia della piccola tunisina Jabeur si fa preferire proprio sul verde, coi suoi tagli vivaci e la palla che arriva troppo rasente al suolo per le wonder women di oggi: sarà questa la sua arma contro i 182 centimetri e la troppa potenza della Kvitova. Mentre Haddad Maia (1.85) e Rybakina (1.84) faranno a chi picchia più duro fra servizio, risposta e una spallata da fondo nel segno di un tennis sempre più fisico. Keys cercherà di fare altrettanto contro la sua avversaria russa degli ottavi, così come Sabalenka cercherà di sradicare la resilienza di Alexandrova.
Già, ma tornando alla domanda iniziale: qual è la vera anima del tennis donne? Vuoi vedere che è proprio questo il suo fascino?
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