La spagnola, arrivata ad occupare la seconda posizione del ranking mondiale a fine aprile del 2022, da oltre un anno sta lottando con continui problemi fisici. L’ultimo in ordine di tempo rimediato nella sfida degli ottavi di Stoccarda contro la sua grande amica Sabalenka
di Tiziana Tricarico | 22 aprile 2024
E’ una corsa contro il tempo quella di Paula Badosa, per recuperare il problema all’adduttore della gamba sinistra - rimediato nella sfida degli ottavi di Stoccarda contro Sabalenka (“Un’amica vera, una persona davvero speciale”) - e poter partecipare al “Mutua Madrid Open”, dov’è stata sorteggiata al primo turno contro una giocatrice proveniente dalle qualificazioni. Stavolta la schiena non c’entra, e questa è già una buona notizia per la giocatrice che il 25 aprile del 2022 firmava il “best ranking”, n.2 WTA, e che a due anni esatti fatica a restare in top 109 (attualmente è n.101 WA).
Dell’infortunio - frattura da stress ad una vertebra - che potrebbe mettere a rischio addirittura la sua carriera, Paula ha parlato in un podcast sul sito web della WTA. Dove ha raccontato la difficoltà di dover ricominciare ogni volta daccapo e soprattutto ha rivelato la diagnosi decisamente poco incoraggiante dei medici a proposito della possibilità di continuare a giocare a tennis ad alto livello.
“Credo che ciò che mi spinge a combattere ogni giorno sia l’amore che provo per questo sport ed il fatto di avere sempre avuto l’obiettivo di essere una delle migliori al mondo, di vincere tornei e di affrontare le giocatrici più forti - ha raccontato Badosa -. Questi sono i motivi per cui sono qui. Ma c’è anche una parte di me che non è che si sente vecchia, ma a volte un po’ esausta per i continui ostacoli da affrontare sì. È come superare uno scoglio ma poi ne arriva un altro, quindi è stata, ed è molto dura mentalmente, durante quest’ultimo anno e soprattutto ora che ho ricominciato. Vedermi in una posizione dove non mi sarei mai aspettata di essere e che non desidero, non mi piace per niente. Così come realizzare che il mio livello non è più quello e che il mio fisico non è più lo stesso”.
“La testa c’è: ho sempre creduto di essere un combattente dentro e fuori dal campo, ma la fiducia ancora no. Ho bisogno di partite, ma allo stesso tempo affronto tenniste contro le quali devo giocare in modo quasi perfetto se voglio batterle. Ci penso ogni giorno e non è facile”, ha aggiunto la spagnola.
Paula vorrebbe giocare ancora tre o quattro anni ma non sa se questo sarà possibile: “Mi viene la pelle d’oca quando penso che ad Indian Wells i medici mi avevano detto che sarebbe stato molto difficile continuare la mia carriera. In quel momento ho pensato 'okay, ho bisogno di una soluzione, di qualcosa'. Quindi abbiamo provato queste iniezioni di cortisone dopo che mi hanno detto che era l’unica opzione che potevano darmi. Mi hanno detto: 'forse dovrai continuare a farlo se vuoi giocare ancora per qualche anno.' Ma io ho solo 26 anni, quindi per me è stato molto difficile accettare che avrei dovuto allenarmi di meno, giocare meno tornei e tutto il resto. Per me che amo competere, è stata davvero una pessima notizia”.
Nel podcast WTA è stata la prima volta che Badosa ha parlato esplicitamente della sua situazione: “Nessuno lo sapeva, è la prima volta che mi apro. Sono ancora piuttosto spaventata perché i medici hanno anche detto: ‘ok, potrebbe funzionare per qualche mese, ma potrebbe essere necessaria un’ulteriore verifica’. Quindi ho paura di dovermi fermare di nuovo. È come continuare ad inseguire: ti svegli ogni mattina e il dolore è sempre lì. Ci sono momenti in cui non riesco nemmeno a sopportarlo. Adesso posso, quindi almeno questo è il lato positivo. Ora sono molto felice che per il momento sto bene e mi sto curando ogni giorno (questo prima dell’infortunio a Stoccarda, seppure di natura diversa; ndr). Poter giocare, non so, tre o quattro anni in più sarebbe incredibile. E naturalmente sarebbe fantastico quest’anno giocarsela completamente e avere la classifica più alta possibile. Non voglio parlare di numeri, ma mi piacerebbe essere tra le prime 30 e poi di nuovo tra le prime 10. Sarebbe incredibile, ma penso obiettivamente che essere in top ten a fine stagione è un po’ troppo. Forse tra un anno o un anno e mezzo, ma mi piacerebbe essere di nuovo lì”.
Badosa è stata un talento fin da giovanissima, quando 17enne ha vinto il titolo junior femminile al Roland Garros nel 2015. Le ci sono però poi voluti quattro anni per entrare finalmente in top 100, cosa che le è riuscita nel 2019, ma dopo ha bruciato le tappe. Ha vinto il titolo più importante della sua carriera a Indian Wells nel 2021 e si è qualificata per le sue prime finali WTA quello stesso anno. E poi nei sei mesi successivi si è arrampicata fino alla seconda poltrona mondiale. “Ho vissuto così tante esperienze, anche dal punto di vista mentale - ha raccontato riferendosi alla sua battaglia contro la depressione all'inizio della carriera -. Ora un infortunio che non mi sarei mai aspettata, un problema grave così lungo. Arrivare in alto, poi scendere di nuovo in basso, cercando di risalire. È un’esperienza intensa”.
Paula non sa cosa riserverà il futuro alla sua carriera tennistica. Sa come si sente il suo corpo: è difficile ignorare il dolore costante alla schiena. Sa cosa pensano i medici: dopo aver esaminato le ecografie a marzo le avevano espresso tutte le perplessità sul continuare a competere. Ma sa anche cosa sente nel suo cuore: “Certo è dura: quando sei arrivata in alto, ricominciare daccapo è difficile. Ci sono giornate complicate da affrontare ma cerco comunque di apprezzare ogni momento”.