Piegati ma non spezzati, Cobolli e Zeppieri ripartono già da grandi sconfitte, insieme a Darderi e agli altri giovanissimi italiani che si arrendono con orgoglio e con stile. Portando avanti un nuovo modo di essere tennisti che promette tanto, al di là dei tre super ancora in gara: Sinner, Musetti ed Arnaldi
di Vincenzo Martucci | 31 maggio 2024
Fin dal via del Rinascimento italiano, aperto da Marco Cecchinato con la sua formidabile corsa al Roland Garros 2018, terzo italiano di sempre semifinalista in uno Slam, peraltro battendo Novak Djokovic, e poi lanciata inesorabilmente dalla finale di Wimbledon e dai successi di Matteo Berrettini, ci siamo chiesti se esistesse una via nuova del tennis in chiave azzurra. La domanda è tornata e torna ciclicamente a ogni nuovo segnale importante del sistema che sforna buon notizie a ritmo continuo, agonistiche e organizzative.
Se lo chiedono anche all’estero: non solo se esistono uno o più segreti del bum di un movimento rivoluzionato così clamorosamente e così positivamente, ma anche se si può parlare di una scuola, uno stile. Ebbene, dopo le ultime prove di Parigi, sulla, scia del nuovo record di italiano al secondo turno nel secondo Slam della stagione, possiamo affermare che questa “griffe” esiste ed è significativa come quelle più famose del “Made in Italy”, dall’arte, al cibo alla moda. Si fonda sul lavoro, è caratterizzata dal sorriso, ed è contrassegnata dalla lotta. Dal provarci fino in fondo, dal darsi, dal misurarsi con se stessi, dal sentirsi comunque fieri del tentativo. Per poter ripartire alla grande il giorno dopo, orgogliosi più che mai, e ripartire di slancio verso nuovi obiettivi e con rinnovata forza e lena. Senza rabbia e reazioni scomposte, perché fieri e convinti di non aver rimorsi.

Così, invece di raccontare dei vincitori di giornata , Sinner, Musetti ed Arnaldi, guardiamo fiduciosi e sereni, ai sconfitti, ai guerrieri Flavio Cobolli, Giulio Zeppieri e Luciano Darderi, piegati ma non spezzati da Rune, Kokkinakis e Griekspoor. Potevano vincere? Certo. Pagano errori di gioco, pagano cali psico-fisici, pagano inesperienza in match così importanti e al meglio dei 5 set, ma perdono a testa alta e promettono così ulteriori passi avanti. Forti anche della giovane età, di mezzi importanti, di idee chiare e di staff seri che li sostengono. Soprattutto, non fanno sceneggiate, non devono vergognarsi di nulla, escono di scena fra gli applausi del pubblico e dell’avversario. Possono guardarsi serenamente allo specchio e rimettersi al lavoro ancor più alacremente, forti di quest’ultima verifica, sapendo con perfezione assoluta da dove ripartire.
Come ci può essere vergogna in battaglie di 5 set così serrate, così vissute, così intimamente volute, come può autoflaggellarsi il guerriero Darderi dopo la sua incredibile cavalcata dagli inferi della classifica alla prima fila ATP dopo aver ceduto a uno dei guastafeste più in forma del circuito? Cobbo, Zeppo e Luli hanno dato tutto sfiorando il primo terzo turno in uno Slam, dopo aver toccato con mano il loro sogno: Flavio sul 4-4 dell’ultimo set e sul 6-2 del tie-break decisivo, Giulio quand’ha servito per il match sul 5-4 del quarto parziale, Luciano dopo il primo set equilibratissimo che, complice le interruzioni per pioggia, e quindi spegnere e riavviare di continuo un motore che faceva le bizze da giorni, gli ha succhiato le ultime gocce di benzina dal serbatoio.
Forza, ragazzi, rimane ancora tanto azzurro, con Sinner, Musetti ed Arnaldi, non a caso i primi tre nella classifica mondiale. Cui si sono aggregati anche Luca Nardi, Francesco Passaro e Mattia Bellucci, e tanti altri ancora che bussano alla porta del “Made in Italy” tennistico di cui andar fieri.
