Il tedesco gioca una partita impeccabile dal punto di vista tattico, sbagliando poco e provocando i numerosi errori dello spagnolo, incapace di rimodulare il suo gioco e consegnatosi così alla sconfitta. Il 19° confronto contro Medvedev deciderà chi andrà in finale
di Ronald Giammò | 24 gennaio 2024
All'1:20 della notte di Melbourne, Alexander Zverev si aggiudica il quarto di finale contro Carlos Alcaraz qualificandosi per la sua seconda semifinale a Melbourne Park. Ci è riuscito al termine di una partita impeccabile vinta in quattro set col punteggio di 61 63 67(2) 64 e a molti è parso di vedere le lancette dell'orologio tornare indietro nel tempo al quarto di finale vinto sempre dal tedesco nel 2022 contro lo spagnolo al Roland Garros prima che un infortunio in semifinale ne spezzasse i sogni di leadership del ranking.
"Quello fu un momento molto difficile, ero al Roland Garros contro Rafa che ha vinto quel torneo 14 milioni di volte, sapere che mi bastava vincere una partita nei successivi tre mesi per diventare n.1 del mondo è stata la cosa più dolorosa da accettare. Ho dovuto ricominciare da capo, e sono felice di essere di nuovo in top 10 e di giocare una semifinale in un Grand Slam", ha dichiarato Sascha a caldo a fine match.
Freddo e intelligente, il tedesco. Una vittoria clinica, la sua. Costruita grazie a un piano di gioco che ha finito col rivelarsi azzeccato e che ha impedito ad Alcaraz di entrare in "temperatura", mitigandone gli assalti, scoraggiandone le scorribande, non dando mai lui modo di trovare il ritmo giusto che gli avrebbe permesso di esaltarsi.
Variazioni dal fondo, spin, effetti imprevedibili così come le traiettorie del suo servizio, l'abilità di attaccare la rete controtempo. Tutto fatto alla perfezione da Zverev. Ma al suo successo molto ha anche contribuito la scarsa vena del murciano, la sua testardaggine unita alla voglia ossessiva di provare a entrare nel gioco del tedesco nell'unico modo che a lui sembrava congeniale: scardinandolo. E invece sarebbe occorsa più pazienza, più maturità nel leggere le situazioni di gioco che la partita andava presentando e più attenzione nei riguardi di alcuni indizi che il match andava seminando, fra tutti i tre gratuiti con da lui concessi con cui si è aperto il primo game della contesa.
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Saranno 45 alla fine gli errori di Alcaraz a fronte dei 39 vincenti da lui messi a segno, a conferma di un tennis "tutto o niente" rivelatosi però insufficiente per aggiudicarsi il match. L'unico lampo Alcaraz lo ha lanciato nel terzo set, sotto 5-2 e spalle al muro, quando il match per lui era ormai diventato una questione di sopravvivenza. Solo allora è riuscito a strappare il servizio a Zverev forzando un tie break vinto in un susseguirsi di colpi champagne e a effetto, utili a far andare in visibilio la folla, ma non a far saltare il piano del tedesco.
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Smaltito un medical time out in apertura di quarto parziale, Zverev ha ripreso il filo del suo discorso dopo uno scambio di break in avvio, trovando come risposta gli stessi errori e la stessa precipitazione incontrati in Alcaraz nei primi due set. "Affrontavo uno dei giocatori più forti del mondo, specialmente nelle ultime due stagioni: quando sei 61 63 52 inizi a pensare, siamo tutti esseri umani - ha ancora aggiunto il n.6 del seeding a fine match - E' un onore affrontare avversari così, il cervello inizia a pensare il che non è sempre utile ma sono felice alla fine di avercela fatta, ho recuperato nel quarto set e sono fiero di come ho chiuso la partita".