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Slam

Medvedev-Rublev, amici contro: sono strani questi russi…

Daniil ed Andrey, tutti e due di Mosca, tutti e due cresciuti altrove, in Europa, così diversi nell’aspetto, nello stile di gioco e nel carattere, hanno in comune tante cose. A cominciare dall’ironia

di | 06 settembre 2023

Daniil Medvede e Andrey Rublev scherzano durante una premiazione

Shelton, il nuovo Bum Bum Becker, o il russo buono, Rublev, che magari poi inneggia all’Ucraina in mondovisione? Alla viglia delle sfide finali degli US Open è ancor più bello sognare l’epilogo più romantico e alternativo. Intanto il derby dei quarti fra i figli di Mosca Daniil Medvedev e Andrey Rublev è eccitante quanto quella fra il re bambino Alcaraz e l’ex erede annunciato Zverev. Perché i due russi, cresciuti insieme fra Francia e Spagna, sono due personaggi particolari, alternativi, entrambi con un pizzico di follia.

IL KRAKEN
“Siamo grandi amici, abbiamo un gran bel rapporto, anche se in campo siamo grandi combattenti, un match, una battaglia, niente potrà separarci nella vita vera. Dividiamo troppe cose, troppi interessi, e non è facile sul Tour: viaggi, viaggi, viaggi, avere un amico così è una gran cosa, anche se sul campo tutti e due vogliamo vincere. Perciò, per un paio di giorni non siamo amici”. Così la racconta il 27enne Daniil, braccia e gambe tentacolari, stile decisamente non ortodosso nel segno di varietà e imprevedibilità a ogni colpo, dal micidiale servizio-salvaguai all’infallibile forcing da fondocampo alla fulminea transizione difesa-attacco che, contro Andrey, il padrino della figlia - ”Non è il mio miglior amico in assoluto, ma è religioso, e questo è stato decisivo nella scelta” -, è favorito dalla superficie, dai 4 titoli stagionali, dai testa a testa (5-2), dal 6-1 nei quarti Slam, dall’unica finale Major vinta proprio a New York per impedire il Grande Slam a Djokovic (di cui è amico ed estimatore, ebbene sì).

Daniil Medvedev ringrazia il pubblico (foto Getty Images)

PUBBLICO
Medvedev, agli Us Open 2019, contro Feliciano Lopez, strappò rabbioso un asciugamani a un raccattapalle e mostrò il dito medio al pubblico che rumoreggiava. E, due ore dopo gli assordanti Bùuuuh di disapprovazione di tutto lo stadio, al microfono in campo attaccò, sprezzante: “Vi ringrazio perché grazie a voi… anzi, è per voi che ho vinto. Ero stanchissimo e senza di voi non ce l’avrei fatta. Più vi comporterete così con me, più io vincerò”.

Alla Djokovic. Perse solo in finale contro Nadal, rimontando da due set a zero ma poi stremato dalla prima vera corsa Slam e dalla guerra parallela contro il pubblico facinoroso e incontrollabile della città che non dorme mai. Oggi bleffa: “Da allora il nostro rapporto è cambiato, andiamo d’accordo. L’elettricità che trasmette il pubblico è fantastica, succede che ci siano 5/10 ragazzi che disturbano, ma in generale quello di New York è uno dei tornei ideali”. 

Il movimento di chiusura del diritto di Daniil Medvedev (foto Getty Images)

PROVOCATORE
Daniil lo scacchista gioca con la gente. La provoca, la usa. Figurarsi con gli avversari, immaginatevi con gli arbitri, coi quali ha avuto una paio di precedenti bollenti. “Io detesto le urla, gli incitamenti, le manifestazioni del pubblico mentre servo. Ci sono giocatori che fanno rimbalzare la pallina 15 volte, io lo faccio 2/3 volte e poi tiro, ma se mi devo fermare perché  mi disturbano il ritmo, mi fanno saltare tutto. C’è una regola, va rispettata, e se qualcuno del pubblico esagera, se non rispetta il gioco e fa casino fra la prima e la seconda di battuta, che lo sbattono fuori”.

Vero, infatti quando il secondo turno contro O’Connell s’allunga per colpa sua di un altro set e una spettatrice entra in tribuna con una birra in mano urlandogli “Vamos” mentre serve, lui le grida: “Potete stare zitti? Siete idioti o cosa?”. Senza paura della reazione della folla che usa le Night Session per lasciarsi andare alzando anche il gomito. Infatti, di rimando, la spettatrice, tutta contenta, gli ha spedito un bacino con la mano. La versione di Daniil? “C’era uno spettatore, magari ha una fidanzata o una moglie che non so come dormirà… Era particolarmente su di giri e trascorrerà la notte nel dire 'Vamos, vamos, vamos' senza mai fermarsi”.

TRASGRESSORE
Quando poi i media gli chiedono come faccia a guardare i match degli US Open che in America non va in chiaro - come in Italia su Supertennistv - risponde sornione: “Non so se sia legale o illegale, vado su Internet, su qualche sito web pirata, non ho altra scelta, devo proprio guardare certe partite. Ho guardato Djokovic-Djere fino alle 2.30 e poi sono dovuto andare a dormire. Se non giocano troppo tardi guarderò anche il derby Tiafoe-Shelton. A meno che Spectrum non trova un accordo e me lo posso vedere in tv in albergo”.

Il rovescio di Andrey Rublev (foto Getty Images)

DIAVOLETTO 
Prima che si spezzasse la schiena per tirare troppo forte quand’ancora non s‘era formato fisicamente, Andrey Rublev vinceva il Roland Garros 2014 ed era il numero 1 degli juniores, il candidato all’eredità dei Big Four, poi è arrivato comunque  fra i top ten dell’ATP, ma negli Slam ancora non ha sfatato il tabù semifinali: agli US Open è ai quarti numero 4, col terrificante bilancio di 0-9 nei Majors. In campo è un toro scatenato, condannato a tirare sempre e comunque fortissimo per compensare i limiti tecnici. E, rosso di capelli, per la rabbia e la frustrazione, s’infiamma amor di più, e si percuote violentemente le gambe, ferendosi pure. “Certe volte quando mi rivedo in video, mi chiedo: 'Ma che sto combinando?'. Non so come si gestisce la pressione, forse le persone ideali per rispondere sono Rafa e Djokovic, anche se io sono arrivato al 5 del mondo sono loro che quando c’è tensione non cedono. Io cerco sempre di essere positivo e professionale, ma poi perdo tempo ed energie in cose senza senso, ci ricasco sempre, e questo mi blocca e non mi fa salire al prossimo livello”. Slice e discese a rete lo salverebbero: “Ci provo, ma ancora non ho abbattuto questa barriera nella mia testa. Così come devo velocizzare la seconda di servizio, che sennò diventa attaccabilissima”.

Rublev e Medvedev in famiglia

FINTO DURO
Fuori dal campo, Andrey è timido e spiritoso, il tennista russo più dichiaratamente contrario all’invasione dell’Ucraina, come scrive anche sulle telecamere in campo e dichiara pubblicamente senza tema di ripercussioni per lui e i suoi cari. Il più dolce del Tour. “L’amicizia fra me e Daniil? E’ quasi una famiglia, visto che sono il padrino della figlia. Abbiamo costruito la nostra relazione per il tennis ma è diventata più grande del tennis. Ci conosciamo da quando abbiamo 6 anni, abbiamo un ottimo rapporto, super onesto, super rilassato. Comunicare con lui è super facile: è molto umile e insieme molto divertente, sempre”.

Divertente è anche la sua ironia: “Quasi sempre la gente mi confonde con qualche collega: Sinner, Zverev, Shapovalov, Tsitsipas. Quest’anno al Roland Garros sono stato circondato da un gruppo di tifosi italiani, convinti che fossi Sinner, e anche se io gli dicevo che si stavano confondendo, hanno insistito per farsi una foto assieme, allora gli ho mostrato il dito medio… Così Sinner li ha delusi”.

Dovreste vedere la faccia imbarazzo che fa quando gli chiedono della prossima uscita della linea d’abbigliamento personalizzata che per motivi burocratici è ancora ferma in magazzino, o quando enuncia i suoi gusti musicali e parla di Linkin Park e Green Day e rivela: ”Ho provato a lungo a vivere suonando la chitarra, adoro la musica sono anche finito in una cover. Con la band Summer Afternoon cantavamo Steal My Girl”.
La ragazza da rubare oggi si chiama quarti Slam.

La grinta di Andrey Rublev (foto Getty Images)


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