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Cinquant’anni fa a Parigi, quando Evert e Borg cambiarono il tennis prendendolo… a due mani!

Al Roland Garros 1974, la signora del tennis americana e l’orso svedese cominciarono la carrellata dei successi Slam, imponendo un nuovo stile di gioco, da fondo e col rovesci a due mani

di | 27 maggio 2024

Chris Evert e Bjorn Borg (con coach Lennart Bergelin) al Roland Garros 1974

Chris Evert e Bjorn Borg (con coach Lennart Bergelin) al Roland Garros 1974

Paula & Stefanos, Badosa & Tsitsipas, sono tornati assieme: il tennis e l’amore esultano, e noi con loro. Anche perché le altre coppie ufficiali e famose, Graf-Agassi, Svitolina-Monfils e Boutler-De Minaur o sono misteriose, o hanno già fatto il loro tempo o non accendono più di tanto la fantasia. Ma volete mettere i Bonnie & Clyde degli anni 70, Chris Evert & Jimmy Connors? Che storia di copertina fu quella, che contorni tradizionali di gelosie e di opposizioni raccontò da parte della terribile mamma Gloria, che chiusura senza lieto fine si regalò, e che retroscena, tanto tempo dopo, quando Jimbo svelò una nascita interrotta forzatamente?

La signora del tennis non ha mai dimenticato, e ha inseguito tanti altri atleti, anche di altri sport, alla ricerca del vero amore, ed ha appena vinto la battaglia più dura, contro il cancro, mentre il macho che non doveva chiedere mai, che cancellava i segni della palla dell’avversario sul campo e che mostrava - letteralmente - gli attributi al mondo, si è placato con l’ex coniglietta di Playboy. Nei giorni in cui parte un nuovo Roland Garros, salutiamo la grande campionessa Evert - figlia del super-coach Jim - che fra i 18 Slam di singolare si è aggiudicata 7 volte il torneo sulla sacra terra di Parigi (oltre a 5 edizioni degli Internazionali d’Italia). Perché, come ci ricorda il New York Times, 50 anni fa la ragazza della Florida e lo svedese Bjorn Borg (che firmò 6 volte i French Open) cambiarono il gioco imponendo proprio a Porte d’Auteuil, il rovescio a due mani che oggi impera.

Bjorn Borg (con coach Lennart Bergelin) al Roland Garros 1974 (foto Getty Images)

COME ERAVAMO
Borg aveva appena 17 anni quando perse contro Panatta all’esordio del 1973, al secondo Major dopo gli US Open del’ 72, la Evert, dopo le semifinali agli US Open del ’71 e di Wimbledon e US Open ’72, al primo Roland Garros del ’73, sfiorò subito il trionfo contro la testa di serie numero 1, Margaret Court, quand’era avanti 7-6 5-3 e arrivò a due punti dal match, prima di incassare il 7-6 6-4 definitivo.

Ma l’anno dopo, nel 1974, i due fenomeni del tennis erano pronti. Bjorn tremò al primo turno contro l’uomo di casa, Jean-François Caujolle, sotto 4-1 al set decisivo, ed ebbe bisogno di 5 set per domare Erik Van Dillen e Raul Ramirez, per soffrire ancor di più in finale contro Manuel Orantes quando rimontò 2-6 6-7  6-0 6-1 6-1.

“Prima del torneo non ero di certo il favorito, e mi sorpresi io stesso di giocare la mia prima finale Slam. Ero un po’ nervoso, ma penso che il mio avversario avvertì la tensione anche più di me. E, in più, si stancò, e più giocavamo più si stancava ed accusava la pressione”.

L’americana non ricorda praticamente nulla di quel primo urrà di 50 anni fa, battendo strada facendo Virginia Ruzici, che avrebbe poi vinto nel 1978, e avrebbe riperso con Chris nel 1980, e in finale l’amica e compagna di doppio Olga Morozova, per 6-1 6-2, concludendo la campagna di Francia ancora senza perdere un set. 

“Ero una persona completamente diversa, mi aiutò l’esperienza dell’anno prima, quando m’ero lasciata sfuggire la vittoria, senza chiuderla come avrei dovuto, ero mentalmente più forte e sapevo che se mi si fosse ripresentata l’occasione avrei dovuto prendermela”.

Fece il bis nel 1975 e poi saltò la prova per tre anni per disputare la lucrosa World Team Tennis, riconquistò Parigi nel 1979 e nel 1980, anche se la sua affermazione più importante fu quella del 1985,  quando superò la rivale di sempre, Martina Navratilova, 6-3 6-7 7-5  nella combattutissima finale che le riconsegnò il numero 1. Per poi replicare il successo nel 1986, che segnò il suo ultimo trionfo Slam. Mentre l’orso svedese si impose nel 1975,  e poi per 4 ani di fila, dal ’78 all’81.

Chris Evert al Roland Garros 1974 (foto Getty Images)

CHE TESTA!
Evert e Borg hanno avuto in comune la straordinaria capacità di sembrare imperturbabili, qualsiasi cosa succedesse sul campo. Insieme alla ancor più straordinaria capacità di tenuta, sia di concentrazione, che di gioco da fondo, che di fisico. Semplicemente, non sbagliavano mai, costringendo l’avversario a prendersi enormi rischi e a forzare. E questo basandosi soprattutto sul rovescio a due mani che eseguivano in modo perfetto, come fossero macchine e non esseri umani.

“Penso che abbiamo introdotto al mondo il modo in cui giocavamo, che all’epoca non era così comune”, racconta Ice Borg. Che riceve gli applausi di un giocatore di oggi, Francis Tiafoe: “Bjorn era un mostro, era irreale, record pazzeschi in così poco tempo, non diceva una parola, era un assassino silenzioso, si muoveva così bene, era sempre in forma, ha cambiato il gioco spingendo tutti a giocare di più a fondocampo. Eppoi era una vera rock star, il tipo che più mi piace”. Con Jessica Pegula che ha idealizzato la Evert a livello di una autentica leggenda: “Col suo rovescio a due mani ha cambiato il gioco, ha letteralmente influenzato la moda”. Anche se Chris va oltre: “La mia vera eredità è stata quella di coinvolgere le ragazze nel tennis. Bjorn e io siamo stati i primi adolescenti ad avere successo. E così abbiamo portato al gioco e allo sport tutto una nuova generazione di giovani”.

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