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Carlos spiega il trionfo: "È nel quinto che si vede un campione"

“Raggiungere i 24 Slam di Djokovic? So quanto sia difficile - dice Carlos - anche solo vincerne uno, dunque è complicato rispondere. Ma anche se adesso non ci penso, sarebbe un sogno riuscirci. Vedremo, facendo un passo alla volta”

di | 10 giugno 2024

“La prima volta? È sempre speciale, soprattutto in un torneo che sognavo da bambino, da quando avevo 5 o 6 anni e cominciavo a muovere i primi passi nel tennis. Un torneo che ha visto così tanti spagnoli alzare il trofeo”. Carlos Alcaraz porta il suo miglior sorriso alla conferenza stampa finale di un Roland Garros vinto in rincorsa, sia contro Jannik Sinner in semifinale, sia contro Alexander Zverev nell'ultimo atto. Un successo che prelude a un nuovo tatuaggio.

“Lo farò sicuramente, anche se non ho stabilito quando. Sarà sulla caviglia sinistra, magari con la Tour Eiffel e la data di oggi, vedremo”. Tre successi Slam, tre superfici diverse: qualcosa di decisamente poco comune: “Sono cresciuto sulla terra, ma la maggior parte del circuito si sviluppa sul duro. Così ho cercato di sviluppare un gioco aggressivo, che mi potesse consentire di far bene ovunque. Ho una buona palla corta, sì, ma gioco anche bene a rete e cerco di comandare sempre. E se sbaglio non importa, è sempre una migliore sensazione rispetto a stare sulla difensiva”.

La percentuale di vittorie al quinto, per Carlos, è impressionante: 11 su 12. “So che quando arrivi al quinto devi dare tutto. Devi dimostrare al tuo avversario che sei fresco come nel primo game dell'incontro. Ed è lì che i grandi del passato dimostravano il loro valore. Io voglio essere un grande e devo fare lo stesso”. Nemmeno i problemi fisici, proprio nel momento più delicato, hanno eroso la voglia di vincere di Alcaraz: “Se non avverti qualche problemino dopo una semifinale come quella con Sinner e una finale così dura, non sei umano. Ma ho cominciato senza dolore, poi a fine terzo set ne ho avvertito un po' e per precauzione ho chiamato il fisioterapista, ma non era nulla di grave. Stessa cosa per qualche accenno di crampi: sono riuscito a gestire bene la tensione”.

Alcaraz re del quinto

Un trofeo, quello di Parigi, di cui essere particolarmente orgogliosi: “Onestamente, lo sento come il più importante, quello di cui sono più orgoglioso, visto come era andata la fase di preparazione. Col mio team abbiamo lavorato e parlato molto, e alla fine partita dopo partita sono riuscito a crescere. Non sono il tipo di giocatore che ha bisogno di disputare tanti match per essere al cento per cento della forma, dunque sapevo che entrando nel torneo, a ogni partita sarei migliorato”. Uno sguardo al futuro, infine, che sta tra ambizione e cautela: “Raggiungere i 24 Slam di Djokovic? So quanto sia difficile anche solo vincerne uno, dunque è complicato rispondere. Ma anche se adesso non ci penso, sarebbe un sogno riuscirci. Vedremo, facendo un passo alla volta”.

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